sabato 26 marzo 2022

Neanche stavolta l'Italia andrà al Mondiale.

 

Ritengo che Mancini in questi anni abbia fatto un buon lavoro, l'Europeo è stata la ciliegina sulla torta, ma ha anche rappresentato una piacevole eccezione, io un po' come tanti, c’eravamo illusi che il calcio almeno a livello di nazionale, avesse superato la crisi che si trascina oramai dal 2006, con la vittoria dell’ultimo mondiale, l’Italia calcistica è precipitata in una crisi da cui non riusciamo ad uscire, perché chi deve trovare le soluzioni non ha fatto altro che rinviarle.

La nazionale è purtroppo lo specchio della mediocrità del nostro campionato, dopo il trionfo ai mondiali tedeschi del 2006, è cominciata una crisi che sembra stia diventando irreversibile, due eliminazioni al primo turno delle fasi finali del 2010 e del 2014 e due mancate qualificazioni nel 2018 e nel 2022, a distanza di 4 anni, oggi si sentono le stesse cose di quattro anni fa, perché in questo lasso di tempo non si è fatto nulla.

Del resto non aveva fatto niente Tavecchio ed è stato portato alle dimissioni, non ha fatto niente Gravina e se proprio non vuole dimettersi, non parli di cose da fare, ma faccia le cose di cui ha parlato, senza pescare l’alibi nelle società di serie A che odiano la nazionale o meglio a cui la nazionale gli dà fastidio e anche se così fosse, non si tratterebbe di una mancanza d’amore, ma sarebbe il caso di farsi una domanda: Perché?

Alcuni perché non sono stati mai nemmeno trattati, altri rinviati e altri ancora giustificati, sino ad arrivare all’epilogo, il calcio italiano non può più essere gestito in maniera così attendista, il flop con la Macedonia del Nord, pone gli stessi interrogativi di 4 anni fa e che erano stati sempre rinviati e definitivamente dimenticati, per grazia ricevuta dagli Europei.

La nazionale è la mediocrità di tutto il movimento, non è una questione di format, come vuole farci intendere Gravina, ma di regole e di riforme sempre più urgenti, pressanti e mai affrontate, sono troppi gli stranieri nel calcio italiano e a maggior ragione in Serie A, è una questione annosa che non è stata mai affrontata, è una storia vecchia, quella del tesseramento di calciatori non italiani, una questione che si ripropone ad ogni flop e che il giorno dopo viene dimenticata.

Sappiamo tutti che non è solamente questo il punto, ma è l'occasione per fermarsi a riflettere per ricostruire, partendo magari anche da questo, la Serie A è il campionato con più stranieri tesserati o quasi, è di poco inferiore all’Inghilterra e si parla del 62 per cento del totale, sarebbero numeri accettabili quelli della Ligue 1, dove si ragiona sull’ordine del 40 per centro, nelle nostre formazioni 8 giocatori su 11 sono stranieri e anche qui siamo ai vertici, all'Udinese l'88 per cento dei minuti di una partita è giocato da giocatori stranieri.

Si continuiamo a comprare giocatori stranieri in tutte le categorie, compreso per i settori giovanili, perché costano meno e hanno un regime fiscale migliore, questa non è la strada giusta per risolvere il problema tecnico ed economico, non può essere sempre colpa dell’allenatore, se non abbiamo uno straccio di attaccante italiano che può sostituire Immobile, è una disfatta che ha molti responsabili.

Sono responsabili tutto il calcio italiano, che retrocede e regredisce di anno in anno, che scivola sempre più pericolosamente verso la mediocrità assoluta, è l’ora di fare sul serio le riforme tanto attese, per programmare un futuro più idoneo alla tradizione del nostro calcio ed è inutile fare delle scelte “tampone” per continuare a vivacchiare, questo campionato definito “avvincente”, è un campionato di quart’ordine.

Vogliamo farla pagare a Mancini? Bene! Avanti con il riciclaggio di Cannavaro e Lippi, o di tutte quelle soluzioni che ho visto un minuto dopo l’eliminazione e chiudiamo ancora gli occhi sulle plusvalenze, sul decreto crescita, sui tecnici messi in panchina dagli sponsor, sulle commissioni dei procuratori e così via, se tutto andrà bene staremo 12 anni senza mondiali, questo, deve essere il punto da dove ripartire per il calcio italiano, una volta e per tutte.

Così come accaduto nel 2017, si è riaperto il dibattito sui pochi calciatori italiani impiegati in serie A, oltre alla difficoltà sempre più evidente dell'inserimento dei giovani azzurri, non sono le dimissioni di un paio dei vertici del calcio che risolveranno il problema, non credo che cambierebbe nulla e anche se ci fermassimo a questa cosa qui, resterebbero un’infinità di problemi da risolvere.

Il problema è più profondo, molto più profondo, ci sono delle cose che vanno fatte inderogabilmente e che darebbero i frutti fra un po' di anni, bisogna mettersi tutti insieme e attuare tutte quelle misure che ci permettono di crescere, perché siamo fermi rispetto a gli altri paesi, dobbiamo trovare una regola, qualcosa per avere un numero minimo di italiani in organico, chiaramente un’ipotesi che sia percorribile, almeno nei settori giovanili.

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