Dopo
esserci fatto un giro per i dintorni veronesi e tra la storia della
mia dinastia, torniamo ad uno dei più vecchi ed affascinanti mezzi
di locomozione, che risponde al nome di "treno".
Se
dovessi scegliere un mezzo, uno e uno solo di questi quattro, tra il
treno, l'auto, la nave e l'aereo, io sceglierei sempre il caro e
vecchio treno, a parte che adesso con l'alta velocità è tutta un
altra cosa.
Volete
sapere se ho già preso l'alta velocità ? ancora no .... ma il treno
lo sceglierei sempre lo stesso, anche quello lento e fumoso di una
volta, escluso chiaramente quello con le carrozze di legno tipo "ma
vuje a' tenite a fame".
Perchè
il treno ? .... e poteva essere che non mi facevate le domande prima
ancora di farmi finire, allora: l'areo è il più comodo e il più
veloce, ma proprio per questo è poco comunicativo, stai per qualche
ora gomito a gomito con altre due persone senza scambiare mai una
parola e poi il paesaggio non è che sia gran chè, sempre zucchero
filato.
L'auto
non è comodissima, ti offre un paesaggio apprezzabile ma è
stancante, opprimente perchè non ti puoi muovere peggio dell'areo,
anche se ha quel leggero retro gusto della libertà, basta non
prendere i sensi vietati, le zone pedonali e l'autostrada contromano
e sei libero di andare dove vuoi.
La
nave è già più avanti come senso di libertà, una libertà quasi
totale, aria salubre e iodata, puoi fare di tutto: camminare,
dormire, stare seduti, mangiare, ma il paesaggio è monotono sempre e
solo mare e poi i viaggi sono lunghi, mentre in treno puoi fare tutto
quello che fai nella nave, incontrare i più bei paesaggi come
succede in auto e fai conversazione alla grande con quelli che ti
guardano in faccia.
Cosa
c'è ? non vi vedo totalmente convinti, comunque tanto il treno lo
pago io e decido io .... il treno ha un fascino indescrivibile,
quando avevo 4/5 anni al tempo di "pani e alivi", mio padre
ogni tanto rientrava a casa con un vagone del trenino elettrico e
siccome eravamo poveri, forse questo ve l'ho detto, per giustificarsi
della spesa inopportuna con mia madre, diceva sempre che lo aveva
comprato per me.
Me
lo faceva vedere da lontano e poi mi diceva: tu sei ancora piccolo,
papà ora lo conserva e poi quando ha tempo ci giochiamo, questa
storia durò 40 anni, lui negli anni si è costruito un treno
megagalattico, ma io non ci ho mai giocato, anzi, non mi sono mai
potuto manco avvicinare.
Per
darvi un'idea, in una casa di villeggiatura a Terrasini, ha creato
una porta nel muro di una gebbia in disuso accanto alla casa, una
verandina sull'altro lato di un muro, l'ha coperta con l'eternit, gli
ha portato la luce e l'ha fatta diventare il palazzo delle ferrovie o
meglio "la gebbia delle ferrovie", li dentro c'era un
plastico con 5 o 6 treni che andavano su e giù.
Forse
sarà stato per questo desiderio represso o per la paura che mi
metteva la locomotiva a vapore che sbuffava, quando passava imperiosa
per il passaggio a livello del Corso Olivuzza o magari l'odore acre
del carbone che lasciava al suo passare, ma sé non lo avete capito,
io ho un debole per il treno.
Il
treno ha scandito molti momenti della mia vita, i miei 14 anni per
esempio, quando abitavo a Piazza Lolli e in estate (allora non c'era
l'aria condizionata) lasciavamo le imposte aperte per fare entrare un
pò di frescura, la locomotiva arrivava verso le dieci di sera e
restava in pressione tutta la notte prima di ripartire la mattina
successiva e il suo (cif-ciuf-cif-ciuf) nel silenzio della notte e
con quel caldo era un incubo.
A
Piazza Lolli è legato anche il ricordo del terremoto del Belice e
invece alla "gebbia delle ferrovie" quello del Friuli, al
treno lego anche i ricordi del mio periodo calcistico a Terrasini,
non avevo né l'età e né la patente e andavo agli allenamenti con
il treno, se non c'era una ragazza con cui attaccare bottone, mi
addormentavo e mi svegliavano al deposito.
Al
treno lego il ricordo del viaggio a Torino nel natale dell'87 e a
tanti altri piccoli episodi della mia vita, ma sopratutto lo lego al
servizio militare.
Con
il treno andavo a Torino a trovare la nonna Flora, la zia Anna e la
sua famiglia un paio di volte al mese con i permessi di 48 ore,
viaggi praticamente interminabili, ancora, ancora all'andata partivo
nel tardi pomeriggio ed arrivavo a sera inoltrata, ma quando dovevo
tornare a Brescia in caserma, partivo da Torino attorno alle 22 e 30
e arrivavo a Brescia attorno alle 2 di notte.
Spesso,
ma molto spesso, finivo per addormentarmi cullato dall'ondeggiare del
treno sui binari, ma al contrario di quanto mi succedeva quando
tornavo dagli allenamenti a Terrasini, non mi svegliava al deposito
l'addetto alle pulizie, ero io che mi svegliavo di botto una volta a
Peschiera, un'altra volta a Desenzano o peggio ancora a Castelnuovo.
Mi
catapultavo giù dal treno e in piena notte, in un posto quasi
sperduto, spesso tra la nebbia e con un sonno che se avessi potuto
venderlo mi sarei arricchito, aspettando un treno di "ritorno"
di cui non conoscevo la possibile esistenza, per arrivare in caserma
entro le 7 del mattino.
Ma
il meglio di me lo davo quando dovevo tornare a Palermo, da quella
ragazza con i capelli lunghi e neri, intanto mi ero comprato un 2/3
"orari dei treni" e la sera invece di guardare la
televisione allo spaccio, quando non giocavo a scopone al circolo
ufficiali, programmavo i miei viaggi, cosa che faccio ancora adesso.
Io
andavo in licenza appena finto il turno attorno alle 17,00, ma avevo
il treno per Palermo a mezzanotte e siccome non volevo buttare via 7
ore della mia vita, mi portavo avanti con i treni regionali, facendo
tratte impensabili che però mi davano modo di arrivare a mezzanotte
già dalle parti di Roma, dove prendevo magari il Torino -Palermo e
arrivavo 4/5 ore prima.
Capite
e non c'è bisogno che vi racconto, la difficoltà di beccare tutte
queste coincidenze, saltare da un treno all'altro magari mentre il
tuo arrivava e l'altro cominciava a partire, con la spada di Damocle
del sonno, sempre in agguato.
E'
chiaro che li non riuscivo a prenotare le cuccette e spessissimo il
treno era pieno come l'uovo, così mi ritrovavo seduto per terra
accanto alla toilette o coricato nel vano che univa la due carrozze,
tutto questo per raggiungere più velocemente possibile, quella
ragazzina con i pantaloni a zampa, la camicetta nera "ricamata
sulle spalle" e gli zoccoli di legno.
Come
chi è ! .... secondo voi ? .... esatto ! Quella che mi ha reso
schiavo, tanto che kunta kinte nei miei confronti è un dilettante.
Stessa
cosa al ritorno, il treno partiva alle 10 del mattino da Palermo e
arrivava a Brescia attorno a mezzogiorno, io potevo rientrare in
caserma entro mezzanotte e non vedevo il motivo di "regalare"
all'esercito italiano il mio tempo, così ho inventato il "turismo
fai da te".
Tutte
le volte che tornavo a Brescia, scendevo a Roma e da li proseguivo
per: Firenze, Bologna, Venezia e così via, per poi rientrare con
l'ultimo treno utile in caserma, ho usato le ore di licenza in
esubero per visitarmi l'italia, c'è poco da fare viaggiare io c'è
l'ho nel sangue, ora viaggio a 30 mila piedi sopra lo zucchero
filato, allora facevo la mille miglia sulle rotaie.
Cosa
? Che fine ha fatto il trenino elettrico ? Escluso il plastico il
trenino finalmente è mio, come diceva mio padre in dialetto
palermitano: "ci l'avi ù zù mimmaro".
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