lunedì 20 luglio 2020

Forse ci voleva tempo.


Sembra proprio così, anche se per me questo non vale per Giampaolo, che tra preparazione e campionato ha avuto la squadra a disposizione per quasi 4 mesi, in fondo se togliamo la parentesi virus e le ferie natalizie, Pioli ha avuto la squadra più o meno per lo stesso tempo, ha dovuto cambiare preparazione e metodologie in corsa e con una squadra demotivata.
Si rimpiange sempre Gattuso, intanto ricordo a tutti che è stato lui a dare le dimissioni, magari è stato costretto a darle, ma lui aveva ancora il contratto in essere ed è andato via, d’accordo, non gli volevano comprare i calciatori che voleva ed andato via, ma non li hanno comprati nemmeno a Giampaolo e Pioli, eppure al di là della posizione i punti sono gli stessi, dopo il quarto posto dell’anno scorso, la dirigenza parlò di migliorare “quel risultato” e lo ha fatto, con Pioli (o Spalletti) dall’inizio sarebbe stato un altro campionato.
Gli acquisti di Hernandez, Bennacer, Rebic e Leao, che la società aveva in mente di acquistare, non soddisfacevano Gattuso, che non li ha voluto aspettare, quindi non parliamo più di Gattuso, grande uomo, grande calciatore, grande motivatore e basta, con lui non c’è stata una crescita del Milan, la scorsa estate erano 5 o 6 quelli che potevano essere confermati, quest’anno saranno più del doppio, quindi è stato migliorato il risultato.
Il Milan adesso è una vera squadra, sicura, autoritaria, coesa, determinata e coraggiosa, è cresciuta nelle certezze e nell’autostima, è una squadra che ha una grande idea di gioco e che gioca con forza, ritmi elevati e velocità altissime (il mantra di Rangnick), nuovi (Bennacer, Kjaer, Saelemaekers, Rebic, Hernandez e Leao) e vecchi (Romagnoli, Donnarumma, Conti, Kessie, Castillejo e Calhanoglu) stanno crescendo, mentre Ibrahimovic ha portato classe e personalità.
Sapete che non sono un estimatore di Pioli, ottima persona, ma non pensavo potesse cambiare così tanto, pensavo si trattasse di un buon tecnico, ma non pensavo potesse fare questa “maturità” tecnica e diventare un tecnico altamente “moderno”, con idee che hanno permesso la trasformazione del Milan, Pioli è indiscutibilmente il padre di questa identità di gioco, che certifica la sua crescita come allenatore, rivedere un Milan in grado di competere per lo scudetto, non succedeva da quando c’era  Allegri.
Certo, bisogna avere delle certezze e non farsi travolgere da questo ottimo finale di campionato, ricordiamoci che c’è sempre il dubbio della sua seconda stagione di Pioli, ma anche che Sarri (può anche non piacere) è “maturato” dopo tantissima gavetta, non tutti sono grandi allenatori subito, quindi serve una valutazione decisa e puntare su Rangnick o su Pioli, ma l’importante è che non si stravolga l’organico e la formazione base.
Perché comunque sia Pioli lascerà una base importante, su cui Rangnick dovrà essere bravo a lavorare, migliorandola e senza sprecare il lavoro fatto da Pioli, evitando di rivoltare la squadra con l’innesto massiccio di nuovi giocatori, sicuramente giovani e forse senza esperienza, in questo momento la proprietà è chiamata ad avere le idee chiare e il coraggio di portarle avanti, con un programma preciso senza dimenticare che è arrivato il tempo dei risultati, specie per una squadra che ora ha: la mentalità di fare la partita e di imporre il proprio gioco, attraverso la consapevolezza dei propri mezzi.
Intanto si lavora per acquistare Rebic a titolo definitivo e a provare a strappare Ajer del Celtic alla concorrenza del Leicester per rinforzare la difesa, mentre Pobega rientrerà al Milan per iniziare la prossima stagione e poi a gennaio, si rifletterà sul suo futuro, accelerata per Szoboszlai, mentre sembrano raffreddarsi le piste per Jovic del Real Madrid e Milik del Napoli, sono invece in rialzo le quotazioni di Schick, ragazzo con enormi potenzialità, ma tutte ancora da scoprire, forse ci vuole tempo.

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