Sembra proprio
così, anche se per me questo non vale per Giampaolo, che tra preparazione e
campionato ha avuto la squadra a disposizione per quasi 4 mesi, in fondo se
togliamo la parentesi virus e le ferie natalizie, Pioli ha avuto la squadra più
o meno per lo stesso tempo, ha dovuto cambiare preparazione e metodologie in
corsa e con una squadra demotivata.
Si rimpiange
sempre Gattuso, intanto ricordo a tutti che è stato lui a dare le dimissioni,
magari è stato costretto a darle, ma lui aveva ancora il contratto in essere ed
è andato via, d’accordo, non gli volevano comprare i calciatori che voleva ed
andato via, ma non li hanno comprati nemmeno a Giampaolo e Pioli, eppure al di
là della posizione i punti sono gli stessi, dopo il quarto posto dell’anno
scorso, la dirigenza parlò di migliorare “quel risultato” e lo ha fatto, con
Pioli (o Spalletti) dall’inizio sarebbe stato un altro campionato.
Gli acquisti di
Hernandez, Bennacer, Rebic e Leao, che la società aveva in mente di acquistare,
non soddisfacevano Gattuso, che non li ha voluto aspettare, quindi non parliamo
più di Gattuso, grande uomo, grande calciatore, grande motivatore e basta, con
lui non c’è stata una crescita del Milan, la scorsa estate erano 5 o 6 quelli
che potevano essere confermati, quest’anno saranno più del doppio, quindi è
stato migliorato il risultato.
Il Milan adesso è
una vera squadra, sicura, autoritaria, coesa, determinata e coraggiosa, è
cresciuta nelle certezze e nell’autostima, è una squadra che ha una grande idea
di gioco e che gioca con forza, ritmi elevati e velocità altissime (il mantra
di Rangnick), nuovi (Bennacer, Kjaer, Saelemaekers, Rebic, Hernandez e Leao) e vecchi
(Romagnoli, Donnarumma, Conti, Kessie, Castillejo e Calhanoglu) stanno
crescendo, mentre Ibrahimovic ha portato classe e personalità.
Sapete che non
sono un estimatore di Pioli, ottima persona, ma non pensavo potesse cambiare così
tanto, pensavo si trattasse di un buon tecnico, ma non pensavo potesse fare
questa “maturità” tecnica e diventare un tecnico altamente “moderno”, con idee
che hanno permesso la trasformazione del Milan, Pioli è indiscutibilmente il
padre di questa identità di gioco, che certifica la sua crescita come
allenatore, rivedere un Milan in grado di competere per lo scudetto, non
succedeva da quando c’era Allegri.
Certo, bisogna
avere delle certezze e non farsi travolgere da questo ottimo finale di
campionato, ricordiamoci che c’è sempre il dubbio della sua seconda stagione di
Pioli, ma anche che Sarri (può anche non piacere) è “maturato” dopo tantissima
gavetta, non tutti sono grandi allenatori subito, quindi serve una valutazione decisa
e puntare su Rangnick o su Pioli, ma l’importante è che non si stravolga l’organico
e la formazione base.
Perché comunque sia
Pioli lascerà una base importante, su cui Rangnick dovrà essere bravo a lavorare,
migliorandola e senza sprecare il lavoro fatto da Pioli, evitando di rivoltare
la squadra con l’innesto massiccio di nuovi giocatori, sicuramente giovani e forse
senza esperienza, in questo momento la proprietà è chiamata ad avere le idee
chiare e il coraggio di portarle avanti, con un programma preciso senza dimenticare
che è arrivato il tempo dei risultati, specie per una squadra che ora ha: la
mentalità di fare la partita e di imporre il proprio gioco, attraverso la consapevolezza
dei propri mezzi.
Intanto si lavora per acquistare Rebic a titolo definitivo e
a provare a strappare Ajer del Celtic alla concorrenza del Leicester per
rinforzare la difesa, mentre Pobega rientrerà al Milan per iniziare la prossima
stagione e poi a gennaio, si rifletterà sul suo futuro, accelerata per Szoboszlai,
mentre sembrano raffreddarsi le piste per Jovic del Real Madrid e Milik del
Napoli, sono invece in rialzo le quotazioni di Schick, ragazzo con enormi
potenzialità, ma tutte ancora da scoprire, forse ci vuole tempo.
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