Cari lettori vicini e lontani
buone feste, è da tanto tempo che non ci sentiamo, ma da quando sono al nord
non ho più avuto quei momenti di relax, per “cercare” l’ispirazione giusta per
continuare a raccontare, qui l’ispirazione è sostanzialmente diversa, non tanto
perché è filtrata dalla nebbia, quanto per il tipo di frequentazione.
L’ispirazione altro non è che il
verificarsi di una situazione, che ti riporta per attinenza a fatti, cose o
personaggi del passato, che avevi sistemato nei famosi cassetti della memoria e
che “l’evento” ha riportato in vita, quindi sé …. per 62 anni hai vissuto
fatti, situazioni e personaggi meridionali, difficilmente qualcosa che succede
al nord, con altri “profumi” con altri “colori”, può richiamare alla mente
quelle stesse sensazioni.
Non voglio fare il professore, a tutti
capita questo “rivivere”, poi devi avere il coraggio di scriverlo o l’umore
giusto per trattarlo o la fantasia per renderlo “fruibile”, tutto questo è l’ispirazione,
quello che ti permette poi di raccontare qualcosa, che deve essere coinvolgente
e non deve essere banale, cosa che mi
pare sia riuscito a fare in questi anni.
L’ho capito, volete che vada al
sodo, ma per esempio, ho appena aperto la finestra e c’è un bel banco di
nebbia, quanti e quali episodi posso “riesumare” dai miei cassettoni della
memoria ? magari qualcosa c’è, ma devo metterci accanto un po’ di fantasia, se
no risulterà breve e monotono, senza vita.
Ma per Natale non potevo
lasciarvi senza una storia e così ieri sera c’è stato il pretesto per provare
raccontarvi qualcosa, l’istituto comprensivo di Tombolo, ha dato nella sala
consiliare del municipio, un concerto di Natale con i piccoli musicisti della
scuola elementare.
Io ho accompagnato una delle più
alte cariche istituzionale del paese, la maestra elementare, che con il
sindaco, il curato e il medico condotto, fin dai tempi di “non è mai troppo
tardi” e della “scuola radioelettra, Torino”, hanno rappresentato il polo d’eccellenza
delle migliaia di paesini italiani.
….. e fù proprio sull’asfalto per
Damasco, no volevo dire che sulla strada per il municipio, che sono stato “folgorato”
dall’ispirazione, quel concerto con tutti quei musicisti in erba, i bambini del
coro e i suonatori di flauto, mi hanno riportato alla memoria, il rapporto della
famiglia Crisà con la musica.
Chiaramente da questo rapporto escludo
Ambra, diciamo che è fuori concorso, io attorno ai diciassette anni ho avuto l’idea
di mettermi a suonare la chitarra, dopo avere cullato per anni il sogno di
suonare la batteria, erano gli anni dei complessi e secondo me la batteria era
l’unico strumento, dove potere improvvisare, senza dovere studiare solfeggi e
spartiti.
Comprai o meglio forse me la
regalò qualcuno la chitarra, insieme c’era un libretto delle istruzioni che ti
spiegava il giro di do, io ho sempre avuto una soglia del dolore altissima, ma
quella della pazienza era uguale a zero, ho provato per un paio d’ore questo
estenuante e monotono giro di do, impiegavo 40/50 secondi per posizionare le
dita e poi un colpo alle corde.
Un tram-tram che mi mandava il
latte alle ginocchia, più provavo e più capivo che io ero portato solo per
ascoltare la musica e non per farla, non vi nego che entro sera volevo riuscire
a cominciare la canzone di Lucio Battisti, “Emozioni” e poi fare anche la parte
finale di “Anna”, ma quando ho capito che le mie dita si erano dissociate e che
come una sorta di sciopero, si rifiutavano di seguire con la stessa velocità la
mia mente, ho deciso che poteva bastare così.
Presa coscienza della situazione,
alzai bandiera bianca e cercai un angolo di casa dove mettere in bellavista la
chitarra, per provare a fare almeno colpo con qualche ragazza che veniva a
casa, veramente poche che rasentavano quasi il niente e meno male, se no poi mi
avrebbero chiesto di suonarla.
Ma a casa mia c’erano artisti
molto più affermati, vi ho già detto di mio padre che scendeva giù dal “cavaliere”,
l’inquilino del piano terra a suonare il tamburello, anche quello come la
batteria non aveva bisogno di studi particolari, anche perché mio padre e gli
studi avevano litigato da bambini, una vecchia storia risalente addirittura
dalla prima elementare e da allora tra di loro non c’era stato più nessun
rapporto.
Il tamburello richiedeva solo di
andare a tempo, ma si sa il tempo è denaro e mio padre che era sempre in cerca
di soldi, scarseggiava pure con il tempo della musica, riusciva meglio ma a secondo
dei punti di vista con il ballo della “fasuola” con mia sorella Cettina.
Ma la star di casa Crisà era mia
sorella Mery, adesso non ricordo bene ma credo si trattasse in un periodo che
si stava preparando alla prima comunione e stava studiando i canti ecclesiali o
giù di lì, dico ….. prima comunione, Pasqua …. insomma doveva cantare in coro qualche cosa in
chiesa.
I provini a casa erano
strazianti, non riuscivamo ad ascoltarla per intero, veramente neanche
cominciava, perché dopo le prime due “ Avè, Avè”, scoppiavamo in una risata di
massa e convulsiva, che interrompeva opportunamente l’interpretazione, una
risata con le lacrime, anche se con il senno di poi a pensarci meglio era
proprio un pianto di disperazione collettivo.
Ricordo che mio padre si rivolse
al presidente della regione, che tutto il quartiere fece una petizione di
firme, per evitare che questo coro potesse cantare, non ci si è rivolti ai
poteri della chiesa, perché tra loro e mio padre non correva buon sangue, ma
tutti gli uomini di buona volontà, si adoperarono per boicottare l’evento.
Comunque non ricordo dove e
quando e se poi è andata in scena l’interpretazione, forse in chiesa saranno riusciti
a chiedere al papa di abolire i festeggiamenti e per essere sicuri di non
sentirla neanche per sbaglio, hanno abolito tutta la festa, per evitare a tutti
quelli che sarebbero intervenuti, di rimanere segnasti profondamente per il
resto della loro vita.
Come vedete, una cosa tira l’altra,
i ricordi si inseguono e sono sicuro che alla prima occasione che sarò a
Palermo, anche mia sorella Mery mi inseguirà con la scopa, è stato un modo per tirarci
su il morale, per ricordare qualche persona cara e per farvi sapere che in un
modo o nell’altro, vi penso sempre e auguro a tutti…..
…. Buon Natale.
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