In questi miei
primi 122 giorni in pianta stabile nel veneto, in questi ultimi 122 giorni del
2016, non mi ero ancora imbattuto nella nebbia vera, quella per intenderci come
si dice dalle mie parti, che si taglia con il coltello, fin qui avevo visto
solo” nebbioline” che magari spaventavano mia moglie, ma io la nebbia la
conosco dai tempi di Brescia ed è tutta un’altra cosa.
La neve, il
freddo quello con 3 “d” e la nebbia, li avevo conosciuti nel periodo del
militare, è vero che al C.A.R. (centro addestramento reclute) sono stato poco,
ma a dicembre a Casale Monferrato facevamo le esercitazioni e la fila per il rancio sulla neve, li ho
scoperto che le temperature erano così basse che ghiacciava l’acqua nelle
grondaie e la neve per terra.
L’esperienza
della nebbia e sempre del freddo l’ho fatta appena mi sono trasferito a Brescia
in reggimento, qui al contrario di Casale le camerate non erano riscaldate, l’acqua
usciva gelida dai rubinetti, tanto che mi sono fatto crescere la barba e mi
lavavo di notte di straforo nelle docce, visto che la doccia ci spettava due
volte a settimana e a giorni prestabiliti.
La nebbia ? ….
ora ci arriviamo. Di giorno ma non tutti i giorni la nebbia si alternava con
visibilità che andava dai 20 ai 50 metri e comunque non molto bassa, era la
sera che calava di più e si faceva fitta, ricordo che si vedeva a 50 centimetri
da terra e a non più di 7/8 metri di distanza e a pensarci bene era l’incoscienza
della gioventù che ci faceva uscire dalla caserma.
L’incoscienza della
gioventù ma anche la “fame”, perché la sera grazie al maresciallo addetto alla
cucina che stornava parte delle provviste nella cantina di casa sua, si beveva
da schifo, no, ho detto giusto si beveva, perché di solido non c’era niente,
solo una brodaglia insulsa e insignificante, come diciamo da noi: spremuta i
cannavazzu.
Quindi a quel
punto diventava anche una necessità uscire, sé poi conoscevi come si mangiava
bene nella “bettola” di nonna Leda, avresti scavalcato qualsiasi muro,
inventato qualsiasi cosa e non sarebbe stata sicuramente la nebbia a fermati.
Ma torniamo
alla nebbia dei nostri giorni, che volete …. io vengo dalla scuola di Walter
Chiari, lo so che non lo conoscete, era un comico che su una questione
piccolissima, lui ci costruiva sopra ore di discussioni, all’ora non c’era il
televoto, la votazione immediata, per riempire il vuoto d’attesa chiamavano
lui, gli dicevi “A” e lui ci costruiva sopra una situazione comica che durava 20
minuti, mezz’ora.
Si, si, torno
alla nebbia, ma dovreste pagarmi per le lezioni di storia contemporanea che vi
impartisco, quindi partiamo alle quattro del pomeriggio da Tombolo per Legnago,
c’è circa un ora e un quarto di strada, a Tombolo c’era il sole e andiamo a
prendere la “Valdastico” e da lì la Rovigo-Piovene.
Appena
percorsi un po’ di chilometri, all’altezza di Torri di Quartesolo, cominciamo
ad incontrare una nebbia non molto intensa che si intensificava sempre più già
nei pressi di Abbettone. Dai 130 all’ora siamo passati agli 80 e poi ai 50, si
vedeva a 30/40 metri ma più faceva buio e più ci addentravamo nella bassa
padana e meno si vedeva.
Io avevo avuto
la felice idea di approfittare degli sconti di Media word, dove i miei colleghi
avevano aperto un deposito di 600 euro regalo della pensione e del fatto che
Ambra mi doveva consigliare l’acquisto e poi partiva, per cambiare il cellulare
e in quello nuovo avevo un navigatore muto, pertanto….
Pertanto mi
accorgevo delle uscite quando le passavo e comunque dovevo sempre fare un pezzo
di strada provinciale, spesso con le linee sulla carreggiata che non si
vedevano, insomma siamo arrivati dopo due ore e qualcosa, con gli occhi di
fuori e stanchi come se fossi andati in macchina sulla luna e ritorno.
Rifocillati, acqua,
pipì e caffè, siamo ripartiti per la pizzeria di Nogara che ci aspettava,
stavolta guidava Toni io non me la sentivo di guidare ancora con la nebbia, ci
sono stati tratti in cui la visibilità era di tre metri, ma l’incoscienza della
vecchiaia stavolta e la voglia di andare in culo alla nebbia, imperterriti e
sicuramente anche un po’ “cacati”, siamo andati lo stesso in pizzeria e poi a
vedere i giuochi d’artificio a Mantova, per poi tornare a casa da Cetty sempre
rigorosamente “sul filo della nebbia”, anzi sul filo dei burroni.
A parte i
cavusi cacati e la lunga ed estenuante ricerca di un posteggio a Mantova, ci
siamo divertiti, abbiamo fatto una cosa diversa, alla fine siamo arrivati sul
prato che lambisce il fiume Mincio che davanti al castello di Mantova si allarga
e sembra un lago alle 12 e 10, abbiamo stappato lo spumante e come per incanto,
come succede nelle favole (ma li non c’è nebbia), lo scoppio del tappo ha dato
il via ai giochi d’artificio.
Giochi d’artificio
bellissimi, diversi da quelli che vedevo a Palermo (si viri ca cà c’è a pila),
ripeto una cosa nuova, niente abbuffate, niente giocate interminabili a carte,
personalmente l’avevo sempre sognato ma a Cortina però, forse non lo ripeteremo
perché i prossimi fine anno li faremo a Palermo, ma mai dire mai, magari a
settanta anni cu vastuneddu, una brindata a Cortina me la faccio, nel 2024 che
entra il 2025, quando mia moglie andrà in pensione ed io avrò spento settanta
candeline.
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