sabato 17 dicembre 2016

Concerto di natale

Cari lettori vicini e lontani buone feste, è da tanto tempo che non ci sentiamo, ma da quando sono al nord non ho più avuto quei momenti di relax, per “cercare” l’ispirazione giusta per continuare a raccontare, qui l’ispirazione è sostanzialmente diversa, non tanto perché è filtrata dalla nebbia, quanto per il tipo di frequentazione.
L’ispirazione altro non è che il verificarsi di una situazione, che ti riporta per attinenza a fatti, cose o personaggi del passato, che avevi sistemato nei famosi cassetti della memoria e che “l’evento” ha riportato in vita, quindi sé …. per 62 anni hai vissuto fatti, situazioni e personaggi meridionali, difficilmente qualcosa che succede al nord, con altri “profumi” con altri “colori”, può richiamare alla mente quelle stesse sensazioni.
Non voglio fare il professore, a tutti capita questo “rivivere”, poi devi avere il coraggio di scriverlo o l’umore giusto per trattarlo o la fantasia per renderlo “fruibile”, tutto questo è l’ispirazione, quello che ti permette poi di raccontare qualcosa, che deve essere coinvolgente e non  deve essere banale, cosa che mi pare sia riuscito a fare in questi anni.
L’ho capito, volete che vada al sodo, ma per esempio, ho appena aperto la finestra e c’è un bel banco di nebbia, quanti e quali episodi posso “riesumare” dai miei cassettoni della memoria ? magari qualcosa c’è, ma devo metterci accanto un po’ di fantasia, se no risulterà breve e monotono, senza vita.
Ma per Natale non potevo lasciarvi senza una storia e così ieri sera c’è stato il pretesto per provare raccontarvi qualcosa, l’istituto comprensivo di Tombolo, ha dato nella sala consiliare del municipio, un concerto di Natale con i piccoli musicisti della scuola elementare.
Io ho accompagnato una delle più alte cariche istituzionale del paese, la maestra elementare, che con il sindaco, il curato e il medico condotto, fin dai tempi di “non è mai troppo tardi” e della “scuola radioelettra, Torino”, hanno rappresentato il polo d’eccellenza delle migliaia di paesini italiani.
….. e fù proprio sull’asfalto per Damasco, no volevo dire che sulla strada per il municipio, che sono stato “folgorato” dall’ispirazione, quel concerto con tutti quei musicisti in erba, i bambini del coro e i suonatori di flauto, mi hanno riportato alla memoria, il rapporto della famiglia Crisà con la musica.
Chiaramente da questo rapporto escludo Ambra, diciamo che è fuori concorso, io attorno ai diciassette anni ho avuto l’idea di mettermi a suonare la chitarra, dopo avere cullato per anni il sogno di suonare la batteria, erano gli anni dei complessi e secondo me la batteria era l’unico strumento, dove potere improvvisare, senza dovere studiare solfeggi e spartiti.
Comprai o meglio forse me la regalò qualcuno la chitarra, insieme c’era un libretto delle istruzioni che ti spiegava il giro di do, io ho sempre avuto una soglia del dolore altissima, ma quella della pazienza era uguale a zero, ho provato per un paio d’ore questo estenuante e monotono giro di do, impiegavo 40/50 secondi per posizionare le dita e poi un colpo alle corde.
Un tram-tram che mi mandava il latte alle ginocchia, più provavo e più capivo che io ero portato solo per ascoltare la musica e non per farla, non vi nego che entro sera volevo riuscire a cominciare la canzone di Lucio Battisti, “Emozioni” e poi fare anche la parte finale di “Anna”, ma quando ho capito che le mie dita si erano dissociate e che come una sorta di sciopero, si rifiutavano di seguire con la stessa velocità la mia mente, ho deciso che poteva bastare così.
Presa coscienza della situazione, alzai bandiera bianca e cercai un angolo di casa dove mettere in bellavista la chitarra, per provare a fare almeno colpo con qualche ragazza che veniva a casa, veramente poche che rasentavano quasi il niente e meno male, se no poi mi avrebbero chiesto di suonarla.
Ma a casa mia c’erano artisti molto più affermati, vi ho già detto di mio padre che scendeva giù dal “cavaliere”, l’inquilino del piano terra a suonare il tamburello, anche quello come la batteria non aveva bisogno di studi particolari, anche perché mio padre e gli studi avevano litigato da bambini, una vecchia storia risalente addirittura dalla prima elementare e da allora tra di loro non c’era stato più nessun rapporto.
Il tamburello richiedeva solo di andare a tempo, ma si sa il tempo è denaro e mio padre che era sempre in cerca di soldi, scarseggiava pure con il tempo della musica, riusciva meglio ma a secondo dei punti di vista con il ballo della “fasuola” con mia sorella Cettina.
Ma la star di casa Crisà era mia sorella Mery, adesso non ricordo bene ma credo si trattasse in un periodo che si stava preparando alla prima comunione e stava studiando i canti ecclesiali o giù di lì, dico ….. prima comunione, Pasqua ….  insomma doveva cantare in coro qualche cosa in chiesa.
I provini a casa erano strazianti, non riuscivamo ad ascoltarla per intero, veramente neanche cominciava, perché dopo le prime due “ Avè, Avè”, scoppiavamo in una risata di massa e convulsiva, che interrompeva opportunamente l’interpretazione, una risata con le lacrime, anche se con il senno di poi a pensarci meglio era proprio un pianto di disperazione collettivo.
Ricordo che mio padre si rivolse al presidente della regione, che tutto il quartiere fece una petizione di firme, per evitare che questo coro potesse cantare, non ci si è rivolti ai poteri della chiesa, perché tra loro e mio padre non correva buon sangue, ma tutti gli uomini di buona volontà, si adoperarono per boicottare l’evento.
Comunque non ricordo dove e quando e se poi è andata in scena l’interpretazione, forse in chiesa saranno riusciti a chiedere al papa di abolire i festeggiamenti e per essere sicuri di non sentirla neanche per sbaglio, hanno abolito tutta la festa, per evitare a tutti quelli che sarebbero intervenuti, di rimanere segnasti profondamente per il resto della loro vita.
Come vedete, una cosa tira l’altra, i ricordi si inseguono e sono sicuro che alla prima occasione che sarò a Palermo, anche mia sorella Mery mi inseguirà con la scopa, è stato un modo per tirarci su il morale, per ricordare qualche persona cara e per farvi sapere che in un modo o nell’altro, vi penso sempre e auguro a tutti…..

…. Buon Natale.

venerdì 4 novembre 2016

Adesso si.

Adesso si, è ufficiale, da oggi non mi paga più il servizio economico del corpo forestale ma, quello del fondo pensioni, fino ad ieri ero un funzionario in ferie, oggi 4 novembre 2016 coincidente con la festa delle forze armate, sono un ex funzionario in pensione.
Dettagli, ma il passaggio è avvenuto, ora dovrò vedermela con la pensione che potrebbe non arrivare per qualche mese o arrivare in parte, ora dovrò presentare dei ricorsi per vedermi riconosciuti alcuni emolumenti, ora mi lamenterò di tutti e di tutto, come fanno i pensionati di ogni ordine e grado.
Non penso al lavoro, non mi piaceva più da tempo, anche se lo facevo sempre con passione e con soddisfazione, non c'erano più i presupposti per potere lavorare, sia all'interno dell'amministrazione, che all'esterno per il fatto che vivendo da solo, erano troppe le incombenze che mi distoglievano dal lavoro.
Avevo perso quella voglia di andare a lavorare, era diventato un peso, non riuscivo più ad alzarmi presto e mi pesava, mi pesava uscire tardi perchè dovendomi cucinare appena finivo di mangiare era finito pure il pomeriggio, mi pesava stare in ufficio sapendo di avere fuori un sacco di cose da sbrigare, mi consolava solo il fatto di trovare i miei colleghi.
I primi anni al servizio antincendio erano stati belli, ma poi pian piano gli interessi personali dei quei miei colleghi, avevano inquinato il rapporto e onestamente non pensavo di potere trovare qualcosa di meglio altrove e invece in questo gruppo di lavoro sono stato accolto meravigliosamente e sono stati cinque anni bellissimi,
Un gruppo di gente per bene, affiatata e rispettosa, questo è l'unico rimpianto per essere andato in pensione, è l'unica cosa che mi manca, che rende "reale" la pensione e poi alcuni di loro in particolare erano la mia "famiglia", quando sono andato via dall'antincendio, non pensavo che l'ultimo giorno di lavoro mi sarei intristito per questo.
Salutarli sapendo con certezza quasi scientifica che non avrei più rivisto nessuno di loro, mi faceva venire il groppo alla gola e pensare che uno glaciale come me, con il cuore di pietra e la pelle di coccodrillo si potesse emozionare, per dei colleghi di lavoro e per poi così poco tempo, non riesco ancora a crederci.
Ho fatto bene a non fare la festa con tutto l'ufficio, non era nel mio modo di essere, ma l'ultimo pranzo quello si, non mi sto toccando, sto sistemando il cavallo dei pantaloni, dicevo .... tutte le persone importanti ed io lo sono, fanne le cose in intimo, no in mutande ..... con poche persone.
Ma voi ve lo immaginate Gesù, che alla vigilia della sua discesa al cielo, invita tutta Betlemme o Nazareth a festeggiare con arancinette e facce di vecchia ? noi Salvatori abbiamo una certa eleganza e così lui ha fatto l'ultima cena, era in primavera e faceva buio più tardi, io l'ultimo pranzo perchè ad ottobre "scurava prima".
Anche lui lo ha fatto con pochi intimi, tredici apostoli (allora i colleghi-collaboratori si chiamavano apostoli), certo lui ha fatto un passaggio dal lavoro terreno a quello spirituale (poi una volta in cielo-pensione non ha fatto più niente, manco un miracolo), con un'uscita spettacolare, ricca di effetti speciali, io no ... mi sono limitato.
Comunque nell'ultima cena, alla fine non è morto nessuno, Gesù è ancora sanu e chinu i vita, e anche nell'ultimo pranzo non è morto nessuno, anch'io sono quasi sano e quasi pieno di vita, perchè allora dico che scientificamente non vedrò più i miei colleghi ? ma perchè abitando in veneto, non mi alzo una mattina e mi dico: quanto li vado a trovare.
Non ci incontreremo per caso al supermercato o all'agenzia dell'entrate o che sò ..... a Mondello, è vero che quando vado giù per le feste o per le ferie potrei vederli, ma quando vado giù il tempo è poco, devo vedere tanta gente e fare tante cose e poi ..... non voglio mettermi a piangere.


sabato 15 ottobre 2016

Dal parrucchiere

Piccole gioie quotidiane, il mio definiamolo diario ironico di tutto quello che di particolare mi accade, oggi tratta di parrucchiere, attenzione non è che una volta sistematomi al nord ho cambiato "gusti", ma da queste parti pur essendovi il barbiere classico, la parrucchiera lavora sia con le donne che con gli uomini, quindi adesso non vado più dal barbiere, ma dal parrucchiere.
Ma chi me lo doveva dire che a quasi 63 anni, un siciliano verace come me sarebbe andato dal parrucchiere, certo la cosa non mi dispiace, aspettare il turno godendosi la compagnia di belle signore non è proprio una brutta cosa, ma tranquilli, ci vado con mia moglie e sono sorvegliatissimo.
Comunque io oggi sono preparato, posso intavolare discorsi sulla cucina, i mestieri, posso disquisire sui detersivi e sulle tecniche di lavaggio e per questo onestamente devo ringraziare mia moglie che mi ha progredito, certo mi mancheranno i pettegolezzi e gli "sparlamenti" dei barbieri del sud, sembra quasi il titolo di un film di pirati, ma sono sicuro che appena preso confidenza, di taglio e cucito (pettegolezzi) ne sentirò anche qui, del resto la donna in questo è maestra incontrastata.
Intanto, ci vado per appuntamento, pure dal medico si va per appuntamento, quindi non stò ore ad aspettare e non trovi così tutti quei perditempo, che non avendo nulla da fare li trovi a fare il turno già alle sei del mattino e poi ti fanno sfogliare le riviste .... anche maschili .... su quale taglio vuoi fare, hanno la macchinetta e ti offrono il caffè, insomma è palpabile una meravigliosa presenza femminile.
Voi sapete che per me la "donna" è quanto di più bello, più splendido possa esistere, ma non sono d'accordo con chi dice: .... se non ci fossero bisognerebbe inventarle, per carità c'è e nnì tiniemu (.... e c'è le teniamo con piacere), ma inventarla ...... i fissarii si fannu na vota sula, ( le fesserie si compiono solo una volta, non si replicano), si ma non lo fate sapere in parruccheria.
Quindi ...... mi perdo sempre, anche qui al nord e ancora non c'è nebbia, .... ah ! sì, buon giorno si accomodi, vuole dare uno sguardo alle riviste mentre attende, perchè al nord si attende non si aspetta, le preparo un caffè nel frattempo ... quello che non capisco è come mai nelle riviste le modelle sono sempre  bellissime, mentre i modelli non si possono guardare, tanto che quasi quasi, stavo rimpiangendo quel bel calendario pirelli del mio barbiere.
Finito di sfogliare le riviste con i tagli maschili e rivolgendomi alla ragazza che poi si sarebbe presa cura della mia folta capigliatura, tra il serio e il faceto gli dissi: avete anche riviste per pelati o vi siete attrezzati per i miracoli ? ma con questi quattro peli che mi ritrovo più che il taglio, servirebbe una bella piantumazione.
La ragazza per levarsi dall'impaccio dice alla sua collaboratrice: lava il signore e lì ho pensato ad una specie di parola in codice, come per dire fargli levare il vizio di parlare, non era un gavettone, mi doveva solo fare una lavata di capo, ma no come intendete voi, mi ha fatto lo sciampo in sostanza.
Però una cosa curiosa c'è stata, quando ha finito, di solito il mio barbiere mi asciugava i capelli con la tovaglietta, qui invece me li ha asciugati con il bidone aspiratutto e fineru puru di quattro capiddi .... ma perchè non imparate il siciliano che vi devo sempre tradurre, .... e così sono andati in fumo, anche quei quattro peli rimasti, così va bene ?
Qui bisogna studiare però, come dice il sindaco "Siruoru", sicilianu pi tutti, sarebbe veramente un 'altra cosa un pò osè ....comunque andiamo avanti, mi sono seduto e gli occhi si sono posati .... ma quale bella ragazza, la mia solita sfortuna, le uniche clienti erano due vecchie di novantanni l'una.
Dicevo i miei occhi si sono posati sul casco della messa in piega, ora, io nella vita ho provato un sacco di esperienze .... lo sò perchè sono vecchio, ma ricordati che sè vuoi campare, vecchio devi diventare, così tra le mie esperienze, non ho mai saputo cosa si prova a stare dentro il casco, anche per non ho mai avuto neanche la moto e quindi in fatto di casco sono deficiente .... tuo padre è deficiente .... voglio dire che sono carente in materia, comunque qualche volta mi faccio fare la permanente e provo anche questa ebrezza. 

lunedì 3 ottobre 2016

Dico 33.

Non sono dal dottore, almeno non non oggi, 33 sono gli anni di Cristo lo so, ma sono anche i miei primi 33 giorni veneti, di questi giorni vi parlerò e dei chilometri che ho fatto un mese fa, per arrivare da Napoli a Tombolo.
Credo comunque che questo post non lo inserirò in nessun libro, questo è parte di "quella strana leggerezza dell'essere .... " : meravigliosamente pensionato, marito, allenatore e padre della sposa, tutte cose che non ero fino a qualche mese fa.
Quindi sarà una di quelle "piccole gioie quotidiane", tenendo fede a quanto preventivato in occasione della trasformazione del mio blog, per il terzo libro .... certo che proverò a farlo, dicevo per il terzo libro vorrei inventarmi una storia, vorrei provare a fare un romanzo, ecco perchè vi dico che probabilmente questo post non andrà inserito in nessun libro.
Il secondo penso di averlo finito, devo correggere la bozza solo che fino ad adesso, ho impegnato il mio tempo nel disbrigo delle pratiche d'insediamento a Tombolo, nel tentativo di "rosicchiare" territorio casalingo a mia moglie, che a casa ha messo le bandierine di conquista in ogni centimetro quadrato della casa, il disbrigo delle solite pratiche giornaliere, sanità compresa.
A proposito di sanità vi dico che magari "sunnu chiù schiecchi ri mpaliermo" (sono più asini di quelli di Palermo), però le cose funzionano meglio ed è già qualcosa, gli uffici sono tutti nuovi e moderni e poi sono tutti così gentili, che anche se ti prendono in giro resti sempre sereno, non è come da noi che vai via con una bile così.
Qui sono tutti precisi e tecnologicamente avanzati, la prima volta che sono andato in farmacia, la dottoressa ha passato lo scanner sulla ricetta, lo ha posato e poi guardandomi con un sorriso a 36 denti, uno più uno meno, con la solita gentilezza e a bassa voce mi disse: stanno arrivando.
Io lì per lì da palermitano prevenuto (più che prevenuto sempre in tensione), ho subito pensato:
Ma chi ci talia chista e mi rirri puru, ma picchì ummi va pigghia i miricinali, (ma cosa guarda questa e ride pure, ma perchè invece di guardarmi non va a prendere i medicinali), ho avuto solo il tempo di pensare questa cosa, che da dietro di lei, da una feritoia orizzontale sono scesi i medicinali, lasciandomi come un "trunzu", questo non lo traduco.
Quindi avanti e precisi, in fatto di ordine e precisione ho visto cose .... quello che fa le strisce sull'asfalto per esempio, in mezzo alla strada con un trattorino, apriva e chiudeva la manopola del colore con una precisione millimetrica o quello che lascia la pubblicità, in bicicletta come in amarica lanciano il giornale, lui non lo lancia ma restando sempre in sella e pedalando, imbuca con una precisione di movimenti spaventosa la pubblicità nell'apposita buca.
Per non parlare di quello che sempre con uno trattorino, ha in mano una bottiglia di plastica con il tappo bucherellato, costeggia il marciapiedi e sempre con la stessa velocità, senza fermarsi in prossimità del tombino di scolo lancia uno spruzzo di una precisione disarmante.
I chilometri da Napoli a Tombolo tutto sommato sono stati buoni e scontati, di particolare c'è che mi hanno detto di prendere la Orte-Ravenna anzi chè la Firenze-Bologna e invece di fare prima, finisco per arrivare sempre almeno due ore dopo, stanco e nervoso, a questo punto ho deciso che non la faccio più.
Dio quando creò l'universo ha impiegato sei giorni e il settimo giorno si è riposato, che centra Dio adesso !? Dio c'entra sempre e comunque mi serve per introdurre il nuovo argomento, io per risistemarmi la nuova vita veneta, ho lavorato 32 giorni e il 33esimo giorno mi sono riposato andandomene a San Siro e in occasione della presentazione dell'abbigliamento ufficiale del Milan realizzato da "Diesel", sono andato a vedere la partita Milan-Sassuolo, come familiare della dipendente invita, in questo caso era mia figlia.
Ma qual'è la particolarità, intanto sono tornato a San Siro dopo 42 anni e per la prima volta ho visto il Milan in quello stadio, poi siamo stati alloggiati nella tribuna riservata alle rappresentanze, diciamo che in ordine di importanza ci sono: prima la tribuna VIP, poi la tribuna autorità e terzo la tribuna rappresentanza.
Ci siamo fatti un giro della madonna per arrivarci, perchè l'ingresso era all'opposto da dove abbiamo ricevuto gli accrediti, però siamo stati ricevuti da hostess e assistenti in giacca e cravatta e ci hanno accompagnati, prima all'ascensore e poi nel "box" assegnato, dove c'era un rinfresco a base di salumi e formaggi, bibite,vino e prosecco che ci aspettava.
Abbiamo degustato qualcosa prima che cominciasse la partita e poi ci siamo seduti a vederla su delle comodissime poltrone, in un'area riservata di due file di dieci posti, con una decina di monitor inseriti nella balaustra davanti e differiti di un paio di secondi dal vivo, proprio per rivedere qualche secondo dopo, quello che non avevi visto bene in diretta.
Tra il primo e il secondo tempo siamo andati di nuovo dentro il box alle nostre spalle a degustarci ancora qualcosa, all' interno dello stesso box c'era un bagno riservato ai 20 ospiti e poi siamo tornati a vedere la partita, alla fine prima di partire per un lungo viaggio, caffettino, acqua, mousse e ritorno a casa, soddisfatti della vittoria del Milan e della meraviglia che abbiamo vissuto.

mercoledì 14 settembre 2016

Dall’Oreto al Brenta

La storia e la letteratura sono pieni di viaggi e imprese che spaziano da una parte all’altra del mondo, Edmondo De Amicis scrisse del viaggio di “Marco”, che per questioni di salute andò da Genova a Buenos Aires, quel famoso dagli Appennini alle Ande, mentre Alessandro Manzoni nella sua “ il cinque maggio”, mise in risalto le battaglie e le imprese dell'ex imperatore Napoleone Buonaparte, imprese che andarono come dice il poeta, dalle Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno.
Anch’io nel mio piccolo faccio parte della storia e della letteratura …. come quale storia  ? …. quelle che vi sto raccontando come storia non vi basta ? …. e il libro che ho scritto ? …. quella non è letteratura, per ora è solo letteratura italiana, poi magari chissà, potrebbe anche diventare mondiale, non mettete limiti alla provvidenza, ai posteri l’ardua sentenza.
 “fu vera gloria ?” …. senza tanto sfottere, certo che sarà vera gloria, voi non capite niente e scemo io che perdo il mio tempo con voi …. comunque …. vi devo raccontare dei viaggi e quello vi deve interessare, solo quello …. come quale viaggio, quello mio dall’Oreto al Brenta, da Palermo a Tombolo, da lavoratore a pensionato.
Ora se la finite di fracassare i cabbasisi, come dice il medico legale di Montalbano vado avanti, quindi …. come diceva un vecchio proverbio, “si sa dove si nasce e non si sa dove si muore”, io in verità devo dirvi che per il spirito di viaggiatore, ho sempre immaginato che la mia vita potesse svolgere anche in un altro posto lontano dalla mia Palermo.
Ricordo che ancora prima di essere assunto nella forestale e “u pitittu mi faceva acitu”, traduco e spiego, “la fame mi dava acidità di stomaco”, diciamo che era un bruttissimo periodo economico della mia vita, solo economico però, perché non è vero niente che i soldi non fanno la felicità, purtroppo servono e come e quando una cosa serve e non ce l’hai, ti fa stare male.
Ci stai male non per te, per gli altri a cui vuoi un mondo di bene e a cui non puoi dare alcune volte neanche il minimo, quelle persone a cui tu devi garantire un’esistenza dignitosa e per cui ti sei impegnato con il matrimonio e quando hai deciso di metterli al mondo.
Ora sé ho spostato la mia vita al di là dell’Arno, addirittura al di là del Po’, è proprio per continuare a prendermi cura della donna che ho sposato, di dare seguito a quanto ci siamo “promessi” all’altare, “avrai cura di lei per tutta la vita, finché morte non ci separi”, ora no né che mi potevo fare separare dal ministro Giannini, fosse stata almeno la Boschi ….
Vero è che il prete ha detto “la moglie segue il marito”, ma ora con tutta questa modernità le cose si sono invertite, non è scritto da nessuna parte, ma ora “il marito segue la moglie”, pare addirittura che dopo il caso, Papa Francesco si stia adoperando per fare cambiare la frase nel rito del matrimonio.
Come dici ? …. stavo parlando di non si sa dove si muore ? …. ti vedo troppo interessato alla mia morte, intanto mi tocco e poi continuo, quindi dicevo che era un brutto periodo, gli ultimi tempi passavo le giornate ad aspettare che il telefono squillasse, giusto almeno per fare qualche riparazione e riuscire a sbarcare il lunario, questo è italiano e non ve lo traduco.
Così preso spesso dallo sconforto, supplicavo mia moglie di andarcene via, via lontano, ma quale Milano o Torino, sé andavo via non sarebbe stato per fare l’operaio (povero) all’Alfa Romeo, per vivere in una grigia e squallida capitale del nord, volevo andare lontano, “rinascere” in un posto “selvaggio e incontaminato” proprio come me, l’Australia.
Mia moglie legatissima a sua madre e per certi versi anche a Palermo, mi prendeva sempre tempo e così alla fine pur senza saperlo ha avuto ragione lei, ma io non gli e lo dico ed ho continuato a vivere per altri venticinque anni a Palermo.
Una decina d’anni fa invece, quando i miei figli hanno cominciato a lavorare e il lavoro li ha portati un po’ qua e un po’ là, dissi a mia moglie tra il serio (perché io avrei voluto farlo davvero) e il faceto (perché lei non l’avrebbe fatto davvero), che appena mi sarei messo in pensione, me ne volevo andare a vivere nella verde, fredda e ridente Svizzera.
A proposito di viaggiare, non sono mai stato in Svizzera, …. è vero nemmeno in Australia, ma ora la Svizzera è a due passi, vediamo che cosa si può fare, così, quando sono io che voglio andarmene, cambiare vita, mia moglie sempre a dire di no, quando lo ha deciso lei, presto fatto e a sessantadue anni suonati, ho mollato tutto e sono andato via.
Sono andato via però in maniera trionfale, in coincidenza del mio trasferimento in veneto, mia figlia Ambra mi ha dato una delle gioie più grandi che può ricevere un padre, quella di vedere i propri figli che si creano una loro famiglia, quello di sapere che adesso sono grandi e possono badare a loro e ai propri figli, poi se sei il padre della sposa è ancora meglio.
E’ stata una grande festa, meravigliosa e resa ancora più bella dalla gente che vi ha partecipato e dal posto incantevole, io sono stato attore protagonista ne: “Il padre della sposa”, che come nelle tradizioni di noi Gattopardi, nobili di sangue blu, di noi Leoni, sono arrivato in chiesa accanto ad una meravigliosa sposa, su di un variopinto e tradizionale carretto siciliano.
Ho motivo di credere, che in pochi, pochissimi forse, possono vantare una così sfarzosa passeggiata tra un nugolo di persone ammirate, un modo e un’occasione particolare per salutare Palermo e trasferirmi al nord, dove andrò a ricostituire i trequarti della famiglia, perché oltre a mia moglie, lì, ci sarà anche mia figlia.

…. E il calcio ? bene grazie, ho già trovato squadra e mi appresto a sciorinare tutto il mio scibile calcistico, per un allenatore che va via dal veneto (Guidolin in Inghilterra), un allenatore che arriva in veneto, io dalla Sicilia, dico: un trasferimento di quasi mille e ottocento chilometri, dovrebbe bastare come viaggio, poi se volete vi racconto gli ottocento chilometri fatti in macchina.

sabato 10 settembre 2016

Piccole storie quotidiane

Sarà a causa del lungo ed estenuante viaggio, sarà per tutte le gioie che si sono accavallate nell'ultima settimana di agosto, sarà per l'aria del continente o come dicevano i ricchi e poveri in una loro nota canzone "sarà perchè ti amo", sta di fatto che non riesco più a trovare l'ispirazione, è come se mi avessero "candeggiato" il cervello.
Forse non sono ancora totalmente rilassato, non ci crederete ma i miei primi dieci giorni da cittadino veneto sono stati intensi, quasi non mi accorgo di vivere in un altro posto, capita a tutti di girarsi nel letto in dormi veglia e di chiedersi che ora è ? dove mi trovo ? ebbene io non riesco ancora a capire se sono a Tombolo o a Palermo.
Sarà allora forse il fuso orario o magari sarà che sono fuso io, forse sò cos'è, adesso ci sono ..... mi mancano le mie muse ispiratrici, un paio di colleghe mi mancano, mi manca il loro contatto di vita quotidiano  .... ma forse quello che blocca la mia ispirazione è la mancanza dello "sleng" palermitano e di tutto quello che che mi succedeva attorno.
Si, sicuro è tutto questo da cui prendevo spunto per tirare fuori dalla mia mente, la situazione "rocambolesca" da mettere nero su bianco, quella storia con tutti i suoi risvolti ironici.
Questo libro dovrò finirlo, vorrei portare a Palermo la bozza corretta e provare ad averlo stampato per Natale,in modo da fare un regalo natalizio ai miei lettori, mi manca poco, ho già i titoli dell'ultimo capitolo, ma non riesco a partire.
Veneto o no, ho quasi esaurito il secondo filone e ho già da tempo in mente un'altra cosa da scrivere, questa chi lo sa che non mi possa ispirare passeggiando e ambientandola proprio tra le mura di Cittadella, del resto il sottotitolo del mio Blog è: "piccole gioie quotidiane" e adesso il mio "quotidiano" è veneto.

lunedì 22 agosto 2016

Il giorno più importante

La stagione calcistica 2009/2010 era stata una stagione travagliata, è vero che gran parte della squadra dei Delfini era quella che avevo faticosamente costruito al C.U.S; ma quel campionato di seconda categoria si preannunciava ricco di aspettative e anche pieno di insidie, diffidenza, invidia ed essenzialmente critiche.
La squadra andava a gonfie vele, ma tenerla al massimo è stato faticoso, l'inizio del ritorno e l'ingresso del 2010 fu reso ancora più duro dalla prematura scomparsa di mia madre e poi a cinque partite dalle fine la sconfitta con la capolista, che aveva messo tutto in discussione e l'insperato inseguimento, poi raggiunto con successo.
Il grande giorno era arrivato, il giorno dello spareggio, il giorno in cui una vittoria o una sconfitta, avrebbero cambiato molte cose nel "mio" calcio, ero nello spogliatoio come tutte le altre volte a preparare la partita, a quel punto non ci sono parole ad effetto o strategie, ci sei tu e l'avversario, è una guerra di nervi, chi resta più lucido vince.
In mattinata avevo ricevuto la telefonata di facciata del presidente con cui non correva buon sangue, che mi chiedeva delle sensazioni che provavo a suo dire, nel giorno più importante, come a volere sottolineare che grazie a lui io stavo vivendo il giorno più importante della mia vita, io come mia abitudine non mi sono scomposto e con la mia flemma anglosassone, comunicai le mie "sensazioni" dicendo: .... per me è un giorno come un altro.
Era veramente così, per me non ci sono giorni importanti, o per lo meno ogni giorno è importante sè lo vivi intensamente, anche i giorni considerati peggiori sono importanti, è nella difficoltà che cresci come uomo e i successi sono la risultanza dell'esperienza negativa che ti ha segnato.
La vita è fatta di tanti giorni importanti, tutti i giorni sono importanti e non c'è un giorno più importante di un altro, veramente uno c'è "il domani", quello è il più importante di tutti, esserci ancora "domani" che poi diventa un giorno come tanti perchè è quello nuovo, quello che viene dopo, quello che deve arrivare è sempre il "giorno più importante".
Quindi non è il giorno dello spareggio o quello della tua prima partita in panchina in assoluto, non è il giorno in cui hai raggiunto la categoria più alta o il giorno in cui hai vinto un titolo e nemmeno il giorno dell'abilitazione ad allenatore.
La vita è fatta di tanti giorni importanti che poi diventano uno come tanti altri, ti sembrano "importanti" perchè hai aspettative positive, ma le cose sono positive perchè abbiamo la possibilità di metterle a confronto con quelle negative, certo non ci sarebbe stato lo spareggio se non avessimo vinto l'ultima di campionato, non avremmo creato "il miracolo" Delfini, se non fossimo andati via dal Cus.
Queste sono state le parole che detto ai miei ragazzi prima dello spareggio, in quella occasione non avevo bisogno solo di atleti, dovevano essere anche e principalmente "uomini", dovevano capire che la "storia" la scriviamo noi con i nostri comportamenti, loro lo hanno capito ed hanno vinto.
Adesso forse mi attende veramente il giorno più importante nel calcio e nella vita, era un lontano 27 marzo di 62 anni fa, venivo alla luce piangente, sporco e spelacchiato, tornerò a nuova vita il primo di settembre del 2016, quel giorno nascerò un'altra volta, ricomincerò in un altro posto, un nuovo ambiente, un nuovo modo di vivere, una vita tutta da scoprire, proprio come 62 anni fa.
Se potrò continuare a raccontarvi di queste storie, è proprio perchè ci sarà un domani, quel giorno "importate", nel calcio mi confronterò con una nuova realtà, con una nuova mentalità e con un nuovo modo di fare calcio.
Oramai non sarà più importante avere accettato nel 1980 il mio primo incarico di allenatore, così come non saranno più importanti le persone che ho incontrato e che hanno creduto in me, quelle che mi hanno collaborato e le situazioni che si sono create, ma saranno e resteranno importantissime per la mia crescita di uomo e di tecnico.
Lo so cosa state pensando, a quel domani che spero sia il più lontano possibile, al quel domani che non ci sarà.
Sarà importante pure quello, vedete: "nivuru cu niviru un tinci", il nero sul nero non si vede, ma volete che un diavolo come me possa convivere con altri diavoli ? Certo che no, quindi gioco forza mi manderanno in paradiso, ma non sarà per questo che sarà un giorno importante, ma perchè finalmente potrò chiedere a Dio per quale squadra tifa.
Personalmente credo che lui sotto, sotto tifi per il "diavolo" ..... per il Milan, cosa pensate, che centra .... e sapete perchè lo penso ..... per quella certa affinità che ha con Berlusconi, il celeste è Dio in cielo, Silvio si crede Dio in terra.

Dov'è qua il viaggio ? Ma come ! il paradiso non è più alto di 30 mila piedi sopra lo zucchero filato !?

mercoledì 17 agosto 2016

Viva l'Inghilterra

Gioire, emozionarsi e sorridere, tutti sinonimi di viaggiare, ma viaggiare può anche essere rottura come una gita a Favignana o allucinante come una traghettata a Napoli o magari quasi tragica come il tour in Inghilterra.
Da quando avevo preso a tutti gli effetti il "vizietto" di viaggiare, come speso accade in questi casi ho cercato di recuperare il tempo perduto, con la scusa di andare a trovare mia figlia, un pò alla volta mi sono girato quasi tutto il Veneto, poi con la celebrazione dei 25 anni di matrimonio sono finalmente uscito dall'Italia.
Prima di allora mai uscito dai confini dell'Italia, si parlava sempre di andare in Croazia, ma dovendo andarci in compagnia, per un motivo o per l'altro non ci siamo mai andati, così l'anniversario dei miei 25 anni di matrimonio, che doveva essere una cosina così giusto per ricordarlo, invece a poco a poco è diventato un secondo matrimonio, viaggio di nozze compreso.
Mia moglie avrebbe voluto andare in Irlanda, il mio consulente di viaggi mi disse che per chi non era mai stato in Europa, l'Irlanda dove c'era poco da vedere, sarebbe stato meglio lasciarle per ultima e che c'erano tanti posti dove andare prima ancora dell' Irlanda.
Devo dirvi che effettivamente c'era l'imbarazzo della scelta, l'Inghilterra, la Francia, la Spagna, l'Austria e la repubblica Ceca, un pò consigliato da lui e un pò perchè avremmo visto due stati e due grandi città nella stessa occasione, abbiamo scelto il "tour Praga-Vienna".
Finalmente per la prima volta si viaggiava seriamente, scalo internazionale, bagagli senza doversi portare dietro i tenerumi, le panelle e i cannoli, una guida turistica che ti spiegava e ti indirizzava e poi tante belle cose da vedere, cose diverse e modi diversi.
Io non avevo ancora cominciato il primo viaggio, che già programmavo i successivi, bella Praga e bello anche sentirsi turista per davvero, anche se con l'occhio sempre rivolto al portafogli (per controllare le spese e per evitare che lo rubassero), però non dovevo guidare, non dovevo caricarmi di roba e niente colazione a sacco, solo colazione a sbafo.
In questo primo viaggio ho conosciuto e imparato le 5 regole fondamentali, la prima è come e dove cambiare il denaro chiaramente se non sei in un paese "euro", la seconda è quella di prestare la massima attenzione a bagagli e portafogli (tutto il mondo è "mariuolo"), terza cosa fissarti bene dei punti di riferimento, quarta scopri subito dove si trova un supermercato, ti servirà e quinta, la mattina quando fai colazione falla "ricchissima" e poi metti una scorta in borsa.
Adesso sei un turista "qualificato" e puoi affrontare il viaggio in tutte le sue sfaccettature, forse perchè ho viaggiato pochissimo o perchè è una cosa che mi piace, ma .... il pulman che ti scorazza per la città, il ristorantino tipico, le bellezze dei monumenti, dei musei e anche di qualche altra bella turista, sono cose che mi esaltano.
Io quando vado in visita in una città, non mi accontento di vederla dal pulman, io me la devo vivere, no vivere nel senso di bere perchè l'unica che si beve è Milano, vivere camminando per la città, così prima facciamo il giro in pulman e poi sempre in pulman nei giorni a seguire andiamo in giro per monumenti.
La sera e anche negli intervalli tra un'escursione e l'altra, mi "vivo" .... ancora con questo bevo .... mi vivo la città, non sò quanti di voi lo fanno o come lo fanno, ma credetemi, sto li 4/5 giorni portando con me il ricordo di come sè ci avessi vissuto .... tiè .... questo non si beve .... vissuto per mesi.
E' per me la cosa più bella, sicuramente faticosa ma bella, in giro mano nella mano con mia moglie .... come due sposini, sù e giù a Parigi per gli "champs-élysées", a Vienna lungo le rive del Danubio o in giro per il "ring", per le stradine di Liverpool davanti al "cavern club" dove suonavano i Beatles o a Londra al "green park" davanti a " buckingham palace".
Faticoso perchè il tempo è stretto e per vedere tutto devi sgambettare, mia moglie questa cosa non la sopporta, lei è pigra per generazioni tranne se non si tratta di fare i mestieri di casa, li si fa maratone che non la batte nemmeno mastro lindo, io comunque riesco sempre a convincerla minacciandola di andare in giro con lei o con quella carina del gruppo.
Certo quando andiamo in giro gli devo concedere tante soste obbligate per acquistare i souvenir, un paio di gelati e qualche dolcetto del posto, continuamente mi chiede se ci vuole ancora tanto e quando fa così .... certo che viene l'impeto di strozzarla, poi penso che per riportare la salma in Italia mi costa assai e mi freno.
No, quando fa così mi ricorda quando siamo andati a Ustica con Flora, Nicola e Cettina, ricordo che abbiamo fatto un giro in barca e Cettina aveva una paura terribile, lei seduta a prua accanto all'ancora continuamente ci diceva: butto l'ancora !? E mia moglie la stessa: manca tanto!?.
Ma come vi dicevo il viaggio non è sempre romantico, a volte può anche sfiorare la "tragedia", ora non sò sè per il motivo che adesso vi racconterò o perchè in linea di massima non c'erano più "tour" interessanti, ma da quell'episodio del 2013 siamo rimasti nei confini italiani.
Tutto è successo quasi alla fine del "tour in Inghilterra", l'arrivo è stato a Londra e poi il tour è proseguito in pulman per Oxford, Liverpool, Glasgow ed Edinburgo, la poi saremmo rientrati a Londra in aereo, anche qua posti bellissimi, specialmente la Scozia, che molto somiglia all'Irlanda famosa.
Eravamo a Liverpool e ancora non avevo visto la Scozia, sapevo però che difronte a Liverpool c'era Dublino e l'Irlanda e così scherzando come mio solito dicevo a mia moglie: vedi ! La, al di là dell'orizzonte c'è l'Irlanda, hai visto che ti ci ho portato lo stesso !
Poi mentre andavamo verso Glasgow gli dicevo: guardati bene la Scozia perchè è come l'Irlanda, così risparmio pure un pò di soldi, l'ultimo tragitto poi era da Glasgow ad Edimburgo, passando dalla residenza estiva della regina, il castello di Balmoral.
Finita la visita al castello, siamo saliti sul pulman in direzione Edimburgo, ci siamo messi sull'autostrada e con il vento in poppa ci siamo diretti verso la capitale della Scozia, che ha dato i natali al marito della Regina e dove ogni anno si tiene il "military tattoo", parata militare in onore della Regina, di tutti gli stati che aderiscono al Commonwealth.
Eravamo contenti perchè avevamo già visto quasi tutto, andavamo a dormire in albergo dopo essere stati in quella specie di "prefabbricato" a Gretna Green, quando ad un tratto si è sentito un rumore sospetto.
Allertata la guida, un greco ( no mia moglie) altezzoso, arrogante e imbecille che ci ha condizionato tutto il tour e che ci stava sullo stomaco (non dico palle perchè ero stato ad Oxford), si è avvicinato e ha sentenziato: non è nulla, il giorno prima ad Avellino era uscito fuori strada un pulman e lui ha aggiunto: non siamo in Italia, qui queste cose non succedono, è suggestione ed andò a sedersi.
Quantu tu ricu e tu cuntu, (quattro e quattrotto) ci vediamo sorpassare da una ruota di camion e li come diceva Lubrano, la domanda nasce spontanea: ma abbiamo perso la ruota ? Non abbiamo avuto il tempo di formulare la domanda, che ci sorpassa un'altra ruota, a quel punto un coro unanime:
Ferma, ferma .... autista ferma abbiamo perso la ruota, a quel punto l'autista si è vista (si vista perchè era una donna) sfilare due ruote e anche lei ha capito che erano le nostre, due delle quattro di dietro, non ha frenato di botto, ha continuato con l'inerzia che teneva il pulman in equilibrio, ci ha fatto atterrare sul mozzo di dietro, stridente e scintillante.
Certo che ho avuto paura, ma non così tanta, però ho visto gente pregare, invocare i parenti, qualcuno cercava una penna per fare testamento e un paio volevano il prete, invece ci siamo adagiati dolcemente sulla corsia d'emergenza evianto un pilastro di un viadotto, sfatando una leggenda metropolitana "donna al volante pericolo costante".
Devo dire che è stata bravissima, forse con un uomo al volante non sarei qui a raccontarvelo, scampato il pericolo e dopo esserci assicurati che nessuno si fosse fatto male, senza sincronizzarti ma in perfetto accorto, ci siamo rivolti alla guida e gli abbiamo gridato: sei un cornuto e non è suggestione, sei cornuto acclarato e sè non capisci che vuol dire, vai a fartelo spiegare ad Oxford.
Poi rientrati in albergo, ci hanno offerto del vino per scusarsi, l'albergo era in ristrutturazione, senza uscite d'emergenza, insomma l'Inghilterra ci ha perso la faccia e io la voglia di fare i tour.


giovedì 11 agosto 2016

Il treno

Dopo esserci fatto un giro per i dintorni veronesi e tra la storia della mia dinastia, torniamo ad uno dei più vecchi ed affascinanti mezzi di locomozione, che risponde al nome di "treno".
Se dovessi scegliere un mezzo, uno e uno solo di questi quattro, tra il treno, l'auto, la nave e l'aereo, io sceglierei sempre il caro e vecchio treno, a parte che adesso con l'alta velocità è tutta un altra cosa.
Volete sapere se ho già preso l'alta velocità ? ancora no .... ma il treno lo sceglierei sempre lo stesso, anche quello lento e fumoso di una volta, escluso chiaramente quello con le carrozze di legno tipo "ma vuje a' tenite a fame".
Perchè il treno ? .... e poteva essere che non mi facevate le domande prima ancora di farmi finire, allora: l'areo è il più comodo e il più veloce, ma proprio per questo è poco comunicativo, stai per qualche ora gomito a gomito con altre due persone senza scambiare mai una parola e poi il paesaggio non è che sia gran chè, sempre zucchero filato.
L'auto non è comodissima, ti offre un paesaggio apprezzabile ma è stancante, opprimente perchè non ti puoi muovere peggio dell'areo, anche se ha quel leggero retro gusto della libertà, basta non prendere i sensi vietati, le zone pedonali e l'autostrada contromano e sei libero di andare dove vuoi.
La nave è già più avanti come senso di libertà, una libertà quasi totale, aria salubre e iodata, puoi fare di tutto: camminare, dormire, stare seduti, mangiare, ma il paesaggio è monotono sempre e solo mare e poi i viaggi sono lunghi, mentre in treno puoi fare tutto quello che fai nella nave, incontrare i più bei paesaggi come succede in auto e fai conversazione alla grande con quelli che ti guardano in faccia.
Cosa c'è ? non vi vedo totalmente convinti, comunque tanto il treno lo pago io e decido io .... il treno ha un fascino indescrivibile, quando avevo 4/5 anni al tempo di "pani e alivi", mio padre ogni tanto rientrava a casa con un vagone del trenino elettrico e siccome eravamo poveri, forse questo ve l'ho detto, per giustificarsi della spesa inopportuna con mia madre, diceva sempre che lo aveva comprato per me.
Me lo faceva vedere da lontano e poi mi diceva: tu sei ancora piccolo, papà ora lo conserva e poi quando ha tempo ci giochiamo, questa storia durò 40 anni, lui negli anni si è costruito un treno megagalattico, ma io non ci ho mai giocato, anzi, non mi sono mai potuto manco avvicinare.
Per darvi un'idea, in una casa di villeggiatura a Terrasini, ha creato una porta nel muro di una gebbia in disuso accanto alla casa, una verandina sull'altro lato di un muro, l'ha coperta con l'eternit, gli ha portato la luce e l'ha fatta diventare il palazzo delle ferrovie o meglio "la gebbia delle ferrovie", li dentro c'era un plastico con 5 o 6 treni che andavano su e giù.
Forse sarà stato per questo desiderio represso o per la paura che mi metteva la locomotiva a vapore che sbuffava, quando passava imperiosa per il passaggio a livello del Corso Olivuzza o magari l'odore acre del carbone che lasciava al suo passare, ma sé non lo avete capito, io ho un debole per il treno.
Il treno ha scandito molti momenti della mia vita, i miei 14 anni per esempio, quando abitavo a Piazza Lolli e in estate (allora non c'era l'aria condizionata) lasciavamo le imposte aperte per fare entrare un pò di frescura, la locomotiva arrivava verso le dieci di sera e restava in pressione tutta la notte prima di ripartire la mattina successiva e il suo (cif-ciuf-cif-ciuf) nel silenzio della notte e con quel caldo era un incubo.
A Piazza Lolli è legato anche il ricordo del terremoto del Belice e invece alla "gebbia delle ferrovie" quello del Friuli, al treno lego anche i ricordi del mio periodo calcistico a Terrasini, non avevo né l'età e né la patente e andavo agli allenamenti con il treno, se non c'era una ragazza con cui attaccare bottone, mi addormentavo e mi svegliavano al deposito.
Al treno lego il ricordo del viaggio a Torino nel natale dell'87 e a tanti altri piccoli episodi della mia vita, ma sopratutto lo lego al servizio militare.
Con il treno andavo a Torino a trovare la nonna Flora, la zia Anna e la sua famiglia un paio di volte al mese con i permessi di 48 ore, viaggi praticamente interminabili, ancora, ancora all'andata partivo nel tardi pomeriggio ed arrivavo a sera inoltrata, ma quando dovevo tornare a Brescia in caserma, partivo da Torino attorno alle 22 e 30 e arrivavo a Brescia attorno alle 2 di notte.
Spesso, ma molto spesso, finivo per addormentarmi cullato dall'ondeggiare del treno sui binari, ma al contrario di quanto mi succedeva quando tornavo dagli allenamenti a Terrasini, non mi svegliava al deposito l'addetto alle pulizie, ero io che mi svegliavo di botto una volta a Peschiera, un'altra volta a Desenzano o peggio ancora a Castelnuovo.
Mi catapultavo giù dal treno e in piena notte, in un posto quasi sperduto, spesso tra la nebbia e con un sonno che se avessi potuto venderlo mi sarei arricchito, aspettando un treno di "ritorno" di cui non conoscevo la possibile esistenza, per arrivare in caserma entro le 7 del mattino.
Ma il meglio di me lo davo quando dovevo tornare a Palermo, da quella ragazza con i capelli lunghi e neri, intanto mi ero comprato un 2/3 "orari dei treni" e la sera invece di guardare la televisione allo spaccio, quando non giocavo a scopone al circolo ufficiali, programmavo i miei viaggi, cosa che faccio ancora adesso.
Io andavo in licenza appena finto il turno attorno alle 17,00, ma avevo il treno per Palermo a mezzanotte e siccome non volevo buttare via 7 ore della mia vita, mi portavo avanti con i treni regionali, facendo tratte impensabili che però mi davano modo di arrivare a mezzanotte già dalle parti di Roma, dove prendevo magari il Torino -Palermo e arrivavo 4/5 ore prima.
Capite e non c'è bisogno che vi racconto, la difficoltà di beccare tutte queste coincidenze, saltare da un treno all'altro magari mentre il tuo arrivava e l'altro cominciava a partire, con la spada di Damocle del sonno, sempre in agguato.
E' chiaro che li non riuscivo a prenotare le cuccette e spessissimo il treno era pieno come l'uovo, così mi ritrovavo seduto per terra accanto alla toilette o coricato nel vano che univa la due carrozze, tutto questo per raggiungere più velocemente possibile, quella ragazzina con i pantaloni a zampa, la camicetta nera "ricamata sulle spalle" e gli zoccoli di legno.
Come chi è ! .... secondo voi ? .... esatto ! Quella che mi ha reso schiavo, tanto che kunta kinte nei miei confronti è un dilettante.
Stessa cosa al ritorno, il treno partiva alle 10 del mattino da Palermo e arrivava a Brescia attorno a mezzogiorno, io potevo rientrare in caserma entro mezzanotte e non vedevo il motivo di "regalare" all'esercito italiano il mio tempo, così ho inventato il "turismo fai da te".
Tutte le volte che tornavo a Brescia, scendevo a Roma e da li proseguivo per: Firenze, Bologna, Venezia e così via, per poi rientrare con l'ultimo treno utile in caserma, ho usato le ore di licenza in esubero per visitarmi l'italia, c'è poco da fare viaggiare io c'è l'ho nel sangue, ora viaggio a 30 mila piedi sopra lo zucchero filato, allora facevo la mille miglia sulle rotaie.

Cosa ? Che fine ha fatto il trenino elettrico ? Escluso il plastico il trenino finalmente è mio, come diceva mio padre in dialetto palermitano: "ci l'avi ù zù mimmaro".

lunedì 1 agosto 2016

Dynasty

26 luglio 2016 .... non è il giorno del ringraziamento, è la festa degli zii, casualmente mancano 100 giorni netti al mio pensionamento, forse non tanto casualmente ricorre la celebrazione di Sant'Anna (il nome femminile che ricorre con più frequenza tra i Crisà), ma principalmente è il giorno del raduno della dinastia, come si legge dallo stemma, dei CRISA' - CRISA.
Che significa Crisa ?.... non ho avuto la possibilità di chiederlo, ma mi è sembrato di capire che in qualche occasione, qualche messo comunale avrà sbagliato la trascrizione e tutti i discendenti poi non hanno più avuto l'accento sulla "a" finale, oppure posso ipotizzare che quando i nostri cugini sono arrivati in Francia, dove solitamente mettono l'accento sulla vocale finale, i due accenti si sono annullati e quindi è diventato Crisa.
Di contro posso dirvi che ho saputo altre cose sulla "Dinastia", che chiaramente vi racconterò, prima di parlare del "raduno".
Allora, partiamo da lontano, intanto sembra che la partenza conosciuta sia data da Crisà Vincenzo nato nel 1785 e che dalle sue nozze con Carmela, siano nati Matteo e Rosario, Matteo sposò una Maria Anna che casualmente coincide con la coppia che ci interessa più da vicino, ma in pratica erano i nonni del Matteo padre di Turiddu.
La coppia ebbe sette figli e fù per questo che si pensò di inventare qualcosa, che quasi 200 anni risolse il problema, prima ebbero tre femmine e poi quattro maschi, il primo di questi Vincenzo sposò Rosalia e da questo matrimonio nacquero altri sette figli e qui si intensificarono le ricerche per inventare la televisione, la prima fù Maria e poi Matteo il nonno di mio padre, dopo arrivarono: Diego, Giovan Battista, Francesco, Maria Anna e Giuseppe.
"Chi cunfusioni" (che confusione) .... "si ma a tia un ti ci nmitò nuddu" (si ma tu non sei stato invitato), anche se c'è l'albero genealogico di mezzo non è botanica, questa è storia quella dei due fratelli Crisà: Giovan Battista (quello del filone lampadari) e Matteo nostro avo diretto, che se non c'era lui non c'ero io e queste cose chi ve li raccontava ?
Andiamo al raduno, per quanto riguarda i cugini lontani discendenti da Giovan Battista, c'era una esigua rappresentanza e poi tramite un video, ho visto e di conseguenza saputo, dell'esistenza di cugini francesi e americani, che non sono potuti venire e non so a quale ceppo appartengano.
Torniamo al bisnonno Matteo sposo di Marianna (ricordate la vecchietta con lo scialle nero) e genitori di 9 figli: Vincenzo, Rosalia e Francesca che non abitavano a Palermo e poi Nino (quello dell'arenella), Turiddu (mio nonno), Gino, Diego, Vittorio e la sorella Sarina, nonno Matteo faceva il tappezziere, un giorno si è recato a Cefalù per fare dei lavori, ha conosciuto la nonna Mariannina, hanno fatto la "fuitina" e sono rimasti sposi a Palermo.
Anche in questo caso, se non è proprio sangue blu quello che scorre come nel caso della nonna Flora, la vecchietta piccola, minuta, sempre vestita di nero e che mangiava pupatelli, era insegnante a Cefalù, ed era figlia di una facoltosa famiglia del luogo, proprietari terrieri dalle zone limitrofe a Cefalù.
La "fuitina" della nonna Mariannina, ha avuto l'effetto di non essere stata più riconosciuta dalla famiglia e di conseguenza è stata diseredata, quindi pensate che potevamo essere ricchi da parte di mio nonno Turuddu figlio di proprietaria terriera e poi da parte di mia nonna Flora, figlia di secondo letto del principe di Belmonte e invece, si pasteggiava a pane e cambiali.
Un'altra curiosità è stata quella di conoscere come mai, mio padre si chiamasse Mario e non Matteo visto che era il primogenito, tutta colpa di un litigio tra "ricche" decadute, la nonna Flora litigò con la nonna Mariannina e la nonna "abruzzese" legandosela al dito, quando è nato mio padre non lo chiamò Matteo, ma gli mise il nome del santo del giorno in cui era nato e quindi Mario.
Questo chiarisce il perchè si interrompe l'eredità dei Matteo per il primogenito di tutti i figli del tappezziere, aprendo così una nuova e unica successione ereditaria dei Crisà: Salvatore-Mario-Salvatore-Mario, bravissimi..... mio figlio senza la lite "suoggera e nuora", si sarebbe chiamato Matteo.
26 luglio 2016 ..... day of Crisà Dynasty, questo evento si è potuto materializzare, grazie alla tenacia del più piccolo dei nipoti della prima generazione, per intenderci il più piccolo fra i figli dei fratelli: Vincenzo, Rosalia, Francesca, Nino (quello dell'arenella), Turiddu (mio nonno), Gino, Diego, Vittorio e la sorella Sarina,
Presenti poi c'era una ricca rappresentanza della seconda generazione, tutti i figli e quindi Matteo Crisà figlio di Nino che era il più grande e Stefano che era il più piccolo, con Agnese, Paoletta, Anna e Franca in rappresentanza di Nino; Margherita, Matteo e Ciccio Bruno rappresentavano la Zia Sarina, Matteo lo Zio Vittorio e l'altro Matteo lo zio Gino.
Mancavano i rappresentanti di Turiddu, (Mario e Matteo morti, Anna invece è a Torino e i figli dello zio Diego, poi c'era anche la terza generazione dove io sono il più grande, non mi dite chi è il più piccolo perchè non lo saprei e poi c'era anche la quarta, testimoniata dai figli di mio cugino Salvo, ma credo senza ombra di smentita, che presente ci sarà stata anche la quinta generazione.
Anche qua come per la rimpatriata con i miei compagni di scuola, ci siamo chiesti andandoci incontro: "ma tu cu si" (ma tu chi sei) e poi dopo esserci riconosciuti, siamo passati alle vie di fatto, no che ci siamo presi a legnate, le vie di fatto sono il motivo vero per cui eravamo là, "a manciata" (la mangiata).
Ci sono stati i ringraziamenti di rito, antipasto caldo alla Palermitana, giro pizza anche questo abbondantissimo, musica e balli d'epoca .... no, la musica era moderna, eravamo noi che le ballavamo tutte all'antica con la "fasuola" (la fagiola), un mix dilettantistico mal riuscito tra: il tango, il valzer e la polca, di cui mio padre era il più grande interprete dell'universo.
Alla fine e prima della torta, c'è stata la proiezione di alcuni video degli assenti, Cettina (quella del vino), ne ha mandato uno bellissimo, lì per lì l'abbiamo scambiata per Nicoletta Orsomando, .... come "cuè" !?, (chi è) prima di sedervi ad ascoltarmi fatevi una cultura, comunque dopo i videosaluti, sono state proiettate le foto degli antenati a partire dalla seconda metà dell'ottocento.
Foto singole, a gruppetti e a gruppone, per quella tutti insieme ne abbiamo scattate 7/8 e poi abbiamo fatto il puzzle, distribuzione della copia dell'albero genealogico e dello stemma e in fine la torta su cui era riportato lo stemma stesso.
Tutta la festa e l'organizzazione è stata bella, perfetta, tutti abbiamo richiesto che si faccia ancora il prossimo anno, qualcuno con cadenza annuale come appuntamento fisso e qualche altro un pò blasfemo addirittura in sostituzione del Natale, vista la veneranda età ognuno si è prenotato perchè, oggi domani dovesse arrivare la morte, uno gli può sempre dire che aveva già preso un impegno da tempo e quindi di ripassare un'altra volta.

giovedì 14 luglio 2016

Buon giorno ai lettori.

Non pubblico un post da un pò di tempo, diciamo che sono stato in ferie, ma siccome ho portato la bozza di "Mi racconto" a stampare, ho dovuto rileggerla, correggerla ed impaginarla, ho cambiato pure le locandine e poi in questi giorni a Tombolo, ho avuto un sacco di cose da fare, sai com'è se non sei rilassato l'ispirazione non arriva e poi con questo caldo .....
Intanto in seguito proverò a pubblicare la copertina del mio secondo libro "30 mila piedi sopra lo zucchero filato", come diciamo noi "mi livavi u tistali" (ho tolto tutti i freni inibitori), per adesso posto qualche foto dell' ultima vacanza in Veneto e poi provo a rimettermi a scrivere.
In questi giorni di fine giugno inizio luglio, avrei voluto festeggiare i 35 anni di matrimonio, visto che quel giorno non l'ho passato con mia moglie avrei voluto recuperare, ma un pò perchè abbiamo sostenuto delle visite, un pò perchè c'erano delle cose da sbrigare, non sono andato ne a San Marino e neanche a Trieste.
Itinerario low cost quindi, sono stato quasi due giorni da mia sorella Cettina a Terranegra, nei luoghi che a Pasqua aveva visitato mia sorella Flora, siamo stati a Borghetto sul Mincio e a Castellaro Lagusello, borghi e paesaggio di "rurale" bellezza.
Un giorno invece ci siamo dati appuntamento con Cettina a Soave alla piscina Villabella, come ho avuto modo di dire qualche volta, chi non sà cosè il mare, si può pure accontentare di Caorle, per carità, il posto è bello e la spiaggia è notevole, ma l'acqua è di un colore "cane che fugge", torbida e melmosa, io a quel mare gli preferisco il lago.
Devo essere sincero non ho mai fatto il bagno nel lago, ma un lupo di mare come me non ha bisogno di "bagnarsi", per capire che è meglio Sirmione o Peschiera e siccome Cettina mi aveva parlato di questa piscina, più che altro degli spazzi intorno, ho deciso di provare le acque chiare e pesanti dell' uomo in ammollo.
Chiaramente non eravamo preparati e quindi la prima cosa è stata la ricerca del costume, io in tutti gli scatoli pre trasloco che avevo mandato, un costume l' ho trovato, mia moglie ne aveva uno, come diciamo noi "da casa" e siccome la piscina era fuori non era buono.
Il due pezzi di  mia figlia non gli sembrava adatto per una "donna matura avanti negli anni", si perchè ora si usano tutti questi termini filosofici, non si dice più: "spazzino" ma operatore ecologico, non si dice più "inserviente" ma operatore socio sanitario, non si dice più "invalido" ma diversamente abile, quindi una donna che ha 58 anni non è più anziana, si dice: "diversamente giovane".
Ma torniamo al costume, così la corsa frenetica per quei quattro negozi che ci sono a Tombolo e provincia, volevo dire e dintorni, più che un negozio di intimo e costumi sembravano una "sanitaria", tutto per le anoressiche, filo interdentale al posto delle mutandine, triangolini microscopici per coprire le tette e così alla fine, dopo avere fatto la prova della disperazione con il costume di mia cognata, che è due volte mia moglie, abbiamo scelto il due pezzi di mia figlia.
Pranzo a sacco e via, in un oretta siamo stati a Soave, contro le 3/4 per Caorle e poi la location .... un immenso campo da golf, disseminato di alberi, ombrelloni e aree attrezzate, niente sabbia fastidiosa, niente sale che ti brucia la pelle, bagni, docce e spogliatoi al chiuso e al fresco.
Ci spogliamo e calziamo le cuffie, almeno così mi pare che si dice anche se non sono scarpe e andiamo nella piscina più grande, quella come il mare, entri e ti bagni a poco a poco fino a quando non tocchi, io ho dato due bracciate e devo dire che si fatica un pò di più rispetto al mare, così abbiamo scelto qualcosa di meno faticoso, bisognava solo fare qualche rampa di scale e poi pensavano a tutto loro (gli scivoli), siamo saliti e giù a tutta velocità, solo che a metà scivolo, chi sà per quale misterioso motivo ci giravamo ed arrivavo sempre di nuca, tre gli effetti collaterali:
Primo bevevo sempre e sistematicamente (meno male che li non ci piscia nessuno);
Secondo sbattevo la nuca nell'impatto con l'acqua e con i cervicali era fastidioso;
Terzo, quando mi giravo mi scappava via il costume e non so quanti di voi ci sono stati, ma in quella situazione, controllare tutti i tuoi movimenti è difficile.
Non ci restava che fare i baccalà a mollo e dopo un bel pezzo, siamo andati a consumare il lauto pranzo a sacco che c'eravamo portati, rimandando a dopo la digestione il bagno con le onde e così è stato.
Appena nella piscina cominciarono le onde ci siamo precipitati, sembravano i cavalloni, a riva più alti e più dentro meno forti, bellissimo e poi sembrava l'idromassaggio, questa storia durò per una mezza oretta, appena finito mio cognato voleva rifare gli scivoli, io gli dissi che con la cervicale preferivo di no e così ci siamo spostati nell'altra piscina dove c'erano gli scivoli a forma di stomaco, tipo mezzi budelli che si contorcono.
Questi scivoli erano più stretti e più alti, qui il pericolo di girarti non c'era e allora .... altre rampe di scale e via, per cavalleria la prima è stata mia moglie, veramente era un pò come quando fai assaggiare i funghi per prima alla suocera, per vedere se sono avvelenati, lei è scivolata via come l'olio e così il secondo sono stato io, mi siedo, mi sento l'acqua penetrare dentro il costume ma non scendo.
Cosa sarà mai successa ? si tutti bravi voi .... ho cominciato a spingermi con le braccia, facevo venti centimetri e mi fermavo e mi spingevo, ho provato in tutte le posizioni, comprese quelle del kamasutra, niente e così "m'arriminavu comu u piritu no vureddu" (mi agitavo come un peto nello stomaco), ma non scendevo .... avrei voluto vedere voi .... ma non era la vergogna la mia preoccupazione, mi spaventavo che quello dietro di me, pensando che io fossi arrivato, si sarebbe lanciato e mi avrebbe fatto volare "a tappu i cannuni" (sarei volato via come una palla da cannone).
Quando sono arrivato, ero stanco morto come se mi fossi scaricato un tir di incudini e dietro di me anche mio cognato (più esperto) soffriva la mia stessa situazione, sul ballatoio in attesa c'erano una sessantina di persone e noi ci siamo allontanati strisciando.
Comunque se non ci credete vi faccio vedere i video nel telefonino.

martedì 7 giugno 2016

I luoghi di Montalbano.

Era da tantissimo tempo, che volevo andare a visitare Noto, con tutti i suoi palazzi Barocchi, avevo sempre pensato di andarci nel periodo dell'infiorata, ma un pò perchè mia moglie lavorando tutti i giorni, nei fine settimana finiva poi per dedicarsi alla casa e un po perchè con la mia attività di allenatore, i sabati o le domeniche avevo sempre il campionato, ho sempre rimandato.
Certo che alla fine però, ho scelto forse il momento peggiore, un pò per l'anomala ondata di caldo, a quanto pare mai registrata e un pò per l'interruzione sulla Palermo-Catania, che costringe gli automobilisti, a fare almeno una cinquantina di chilometri in più, tra buche e tornanti.
La sfida è stata "vinta", ho guidato per 5 ore all'andata e per 5 ore al ritorno, facendo quasi il giro della sicilia, per raggiungere un posto, che in linea d'aria non è lontanissimo, ma questa è la sicilia, bella, bellissima, ma poco confortevole, anzi confortevole per niente.
Ho conosciuto meglio una parte di sicilia, visto che c'ero già stato per lavoro, che forse per mia ignoranza o per la loro poca voglia di mettersi in mostra, consideravo la parte più arretrata della nostra isola ed invece con mio ingiustificato stupore, ho visto una realtà importante e positivamente diversa, da quella Sicilia del nord e in maniera particolare, dalla caotica Palermo a cui sono abituato.
Chiaramente non sono stato solo a Noto, ma in una buona parte della valle barocca, e più precisamente nei luoghi di Montalbano, che forse dallo sceneggiato, ha avuto linfa nuova, per mettere in moto la laboriosità dei locali, unico neo, ma del resto è quello di molte regioni italiane, la cartellonistica stradale, tante rotatorie e poche indicazioni.
Arriviamo quindi a Noto, i giardini pubblici a destra e davanti la Porta Reale che ci introduce sul corso principale, il corso "barocco" con palazzi dall'una e dall'altra parte, ti porta sulla caratteristica piazza del municipio, che è lo spettacolare centro storico-logistico della cittadina, con ai lati Palazzo Ducezio sede del municipio appunto da una parte e la Cattedrale di San Nicolò, con la meravigliosa scalinata dall'altra.
Il Corso Vittorio continua e sulla destra parallela alla Cattedrale, le due strade dell'infiorata, via Nicolaci e via Pirri, con a terra i disegni che poi verranno riempiti dai fiori e dai petali.
In via Nicolaci si trova l'omonimo Palazzo Nicolaci, famoso per i balconi sorretti dai mensoloni scolpiti, il simbolo di Noto e di tutta questa magnificenza, di cui i netini ne traggono vantaggio, mostrando comunque nel loro piccolo, una buona organizzazione e la consapevolezza di vivere d'arte.
Ma oltre all'arte, mia moglie voleva vedere i luoghi dove era stata girata la serie televisiva del commissario Montalbano.
Così nei quattro giorni passati nella valle, oltre all'arte, oltre al mare, siamo stati anche nei luoghi di Montalbano, facendo base a Modica, dove attraverso le informazioni dei modicani su strade ed itinerari, abbiamo pianificato il soggiorno, informandomi naturalmente su cosa e dove c'era da mangiare.
Espletati gli indispensabili preliminari di "prima" sopravvivenza e dopo esserci ristorati dalle fatiche del viaggio, l'indomani abbiamo fatto rotta verso Punta Secca, famosa e gradevole location balneare, non chè domicilio della casa di Montalbano.
Nella spiaggia dove Zingaretti rincorre il cane Orlando, abbiamo fatto il bagno e preso il sole, poi ci siamo fatti un giro per il borgo, dove al di là della piazzetta si scorvega il porticciolo e di seguito un'altra spiaggia, ancora più bella di quella cinematografica, in uno scenario balneare perfetto.
Da una location all'altra, siamo andati a pranzare a Scicli, per assaggiare la specialità del posto, ovvero le teste di turco, devo dire che sono state una vera delusione, del resto per chi ha conosciuto i piaceri della "sfincia" palermitana, un grande bignè, tagliato e farcito di ricotta semplice, non poteva stupirmi, niente affatto.
Dopo il pranzo, siamo andati in giro per il paese, in una piazzetta più defilata c'era il municipio, che nel film è il commissariato e poi anche qui, sul corso e in piazza, c'erano tanti palazzi barocchi da apprezzare, di gran lunga superiori alle teste di turco.
La sera prima di cena, ci siamo fatti una passeggiata per le vie di Modica, alla scoperta della cittadina, fin qui utilizzata solo come dormitorio, tra il caos inaspettato, abbiamo fatto visita a qualche monumento, rimandando il resto della visita nei giorni successivi di soggiorno.
Per riprenderci dalla delusione delle teste di turco, ci siamo seduti in un piccolo ristorantino, per una bella norma e una grigliata mista di carne.
Dopo cena siamo andati a visitare la cattedrale di San Giovanni a Modica alta e poi sul belvedere ad ammirare il vallone su cui si appoggia tutta Modica bassa.
Il paese diviso in basso e alto, era una cosa che non sapevo finchè non sono arrivato, la parte alta è la meno frequentata, quella bassa è più grande e conta un numero maggiore di monumenti importanti, un corso largo e pianeggiante, che mi dicevano essere il letto coperto del fiume, il vero cuore pulsante della cittadina.
Al contrario di Noto e Scicli dove i palazzi erano curati e messi in bella mostra, a Modica erano quasi tutti diroccati e molti addirittura in vendita, una cosa che ci ha meravigliato, è stata la grande quantità di turisti.
Il mattino seguente prima di andare a fare il bagno a marina di Modica, siamo andati a vedere il bellissimo duomo di San Giorgio e poi al mare, passando per una Modica moderna in periferia, bella con moltissimi negozi chiamata Sorda.
Marina di Modica, è molto bella e attrezzata, sembrava di trovarsi al nord, dalle parti di Savona, Imperia, posto bello, ordinato, senza nessun posteggiatore abusivo o vu cumprà, spiaggia e mare pulito.
Nel pomeriggio siamo andati a Ragusa Ibla, a vedere gli altri luoghi di Montalbano, tanti i posti cinematografici e pochi i luoghi artistici, la piazza del Duomo di san Giorgio, scenario di alcune riprese de "l'odore della notte", con il vicolo dei cavalieri e il circolo di conversazione
Come sempre la sera si andava a cena a Modica, stavolta abbiamo assaggiato la specialità del posto, che non è come si può pensare la cioccolata, ma la "scaccia", una specie di raviolone farcito di pomodoro e prosciutto, o ricotta e spinaci, o funghi e melanzane e così via, e il famoso "arancino di Montalbano".
Solita passeggiata dopo cena con visita ai restanti monumenti sul corso, alla casa di Quasimodo e al Castello dei conti con la torretta dell'orologio.
Il giorno succesivo è stato quello del rientro a Palermo, non prima però di fare un ultimo bagno a Maganuco, a un paio di chilometri tra Marina di Modica e Pozzallo, ma di questo visto che non è un "luogo" di Montalbano, magari ve ne parlo un'altra volta.