Non
ci speravo più e così non ho perso tempo, ho accettato il lavoro al volo senza
pensarci un istante, si trattava di lasciare la barca per quattro mesi, ma
almeno avrei rimesso su le mie finanze.
Questa
opportunità me l’ha offerta lo chef in persona de “La trattoria
Sporting-Monaco”, ci conoscevamo già dai tempi di Parigi e sapendo della mia
passione per la cucina, mi ha voluto dare una chance.
Un
bel gesto, ma nei mesi successivi avrei dovuto gestire ed affrontare una prova
impegnativa, non è semplice prendere la decisione di abbandonare il mare di
punto in bianco, per una cosa che richiede tanto sacrificio.
In
navigazione mi hanno fatto compagnia tante sensazioni mentre mi avvicinavo alla
Costa Azzurra, una terra veramente bellissima, uno scorcio di mare tra i più
suggestivi.
Più
mi avvicinavo e più uno scalpitio di emozioni mi travolgeva, una condizione che
non so descriverti, ero tornato di nuovo in Francia, dalla Francia alla Francia
praticamente, ma adesso ero un'altra persona.
Per
i primi giorni ho vissuto in barca, poi in vista dell’inverno e anche perché
avevo trovato una casa, ho tirato la barca in secco, beh, vissuto! Andavo a
casa solo per dormire.
Avevo
trovato un alloggio in collina nell’entro terra quasi, difronte a queste
villette a schiera dove abitavo, c’era un grande parcheggio che si affacciava
su Montecarlo e lì c’era parcheggiato stabilmente un camper.
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Una
sera di settembre di uno dei miei giorni liberi, ho deciso di dividere con quel
ragazzo che abitava nel camper, uno dei momenti più belli delle ore che avevo
libere, la gioia di bere una birra e fumare una sigaretta.
La
serata era dominata da una brezza frizzantina che saliva dal mare, il ragazzo
stava seduto chino in una
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sedia
pieghevole, le gambe larghe, le mani incrociate e le braccia poggiate sulle ginocchia.
Quando
ero a pochi passi da lui alzò la testa e mi guardò distratto, non mi sono
neanche presentato, gli ho porto il bicchiere e gli ho versato da bere, lui mi
ha fatto segno di accomodarmi su di uno sgabello lì vicino e ha mandato giù
quel bicchiere di birra.
Gli
ho allungato una sigaretta e l’abbiamo accesa insieme, dopo un paio di tiri gli
ho chiesto il nome e l’età, poi dopo una breve pausa la domanda più
imbarazzante: sei sposato?
Si
era separato da circa un anno, aveva due figli, una splendida bimba di nove
anni e un bel maschietto vivace di sette e vivevano anche loro a Montecarlo con
la madre.
Si
erano separati con la scusa più ipocrita che l’essere umano può inventarsi,
incompatibilità di carattere, questa era la motivazione che gli aveva dato dopo
avere letto alcuni messaggi equivoci di una collega.
Alla
base come sempre c’è una grave crisi economica in famiglia a causa di un lungo
periodo di cassa integrazione, il messaggio è stato la scusa per lanciargli
fuori dalla finestra gli oggetti personali e cambiare il giorno dopo la
serratura.
Così si è dovuto trovare
una casa alternativa, dapprima ha alloggiato dai suoi genitori dormendo sul
divano, fin che qualcuno non gli hanno regalato un vecchio camper.
Una casa in pratica dove potere portare i figli due fine settimana al
mese, una separazione giudiziale che lo
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ha costretto a sottostare alle pretese della moglie, che diversamente
non gli avrebbe fatto vedere più i figli.
Era terrorizzato all’idea di perdere il rapporto con i figli, metà di
quanto guadagnava lo doveva versare alla moglie e gli rimaneva pochissimo per
mantenersi in vita ed essere decente quando si incontrava con loro.
Per vivere faceva lavori in nero, imbiancatura, piccole riparazioni, dog
sitter, lavapiatti eccetera, ma quello che lo mandava più in bestia era il
fatto di vedere i figli vestiti sempre da straccioni.
Aveva la sensazione che la moglie stesse frequentando un altro uomo, un
uomo che dormiva e mangiava a casa sua a scapito dei suoi figli, io non ho
figli, ma mi sono rivisto tanto in questo ragazzo.
Montecarlo è anche questo, non è solo lustrini e pagliette, tutte le
sere che avevo il giorno libero, dividevamo le nostre solitudini e le nostre
amarezze, la sera quando rientravo dal ristorante, gli portavo da mangiare,
evitandogli di finire alla mensa della Caritas.
Ora scusami ma sono stanco, questa storia mi rende nervoso, ho bisogno
di tornarmene in barca e stare un po' da solo, metterò qualcosa sotto denti,
fumerò un pacchetto di sigarette e quando sarò sfinito dalla rabbia andrò a
dormire, buona notte, a domani.
L’ALBA
DI UN ALTRO GIORNO
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Buon
giorno Marco, non fai colazione? Ti stai preparando per andare a pescare? Certo
che mi va di venire, dammi il tempo di finire la colazione e andiamo.
Perfetto
fatto dove si va? Bene compriamo i vermi, andiamo a prendere le attrezzature e
prepariamo le parature, ma ti ricordo che in fatto di pesca sono asciutto come
un chiodo, mi guidi tu!? Ok comandante e nel frattempo vuoi sentire il resto
della mia storia, sarà fatto.
Ah
vuoi che comincio già adesso mentre andiamo? Va bene, dall’alto da dove
abitavo, si intravedeva il suggestivo porto di Montecarlo, con attraccate
barche che erano vere e proprie ville galleggianti.
Il
paesaggio sembrava un enorme plastico, dove spiccavano il mitico casinò e la
Casa Ranieri, sai, si può girare a piedi e in un solo giorno, non servono guide
o altro.
Nella
villetta dove abitavo c’erano altri tre appartamenti oltre al mio, al piano
terra c’erano due appartamenti occupati da due italiani, accanto al mio al
primo piano due ragazze francesi, con cui ho istaurato fin da subito un buon
rapporto.
Non è
come pensi tu, pensa a comprare i vermi piuttosto, io ti aspetto fuori, nel
frattempo mi fumo una sigaretta.
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Fatto?
Andiamo a preparare le parature? Allora se vuoi che continuo a raccontarti, non
saltare subito a conclusioni o ad insinuazioni, si! ci sono stato a letto ma
fammi arrivare ai fatti.
Non
sono un “Adone”, il mio vantaggio con i due italiani che abitavano al piano di
sotto, era dato dal fatto che conoscevo bene il francese e l’italiano.
Questo
mi ha aiutato a creare una certa complicità con le francesi, che si divertivano
ad imparare qualche frase in italiano …. si erano fidanzate tra loro, ma mi
lasci continuare?
Il
ristorante si affaccia sugli splendidi giardini del Jimmy’z e offre una vista
imperdibile sul mediterraneo, il menù “esplora” la cucina italiana e in
particolare quella ligure e toscana.
Si
compone di un ricco buffet di antipasti e un vasto assortimento di pasta fresca
e secca, dai ravioli ai carciofi agli gnocchi con le zucchine, per finire con
le linguine alle vongole.
I
dolci spaziano dalla panna cotta con caramello al cioccolato ai frutti di
bosco, dal tiramisù alla cassata siciliana, poi in un angolo c’e il carretto
dei gelati e i sorbetti, sorretto da una bicicletta vecchio stile, con la
tipica ghiacciaia rossa contenente mille gusti.
La
carta dei vini è veramente raffinata e il tutto
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racchiuso
in una cornice davvero originale, la mia mansione? Ero commis di cucina, aiuto
cuoco in sostanza, addetto agli antipasti e ai primi.
Ero
nella cucina a vista e questa era una posizione vantaggiosa, data la posizione
esposta alla vista dei clienti, i cazziatoni dello chef erano più moderati.
Certo
che avevamo le divise, dovevamo essere rigorosamente tutti uguali, si! Quelle
me le hanno fornito loro, io però ho dovuto acquistare gli utensili da lavoro,
ognuno di noi doveva avere i propri attrezzi.
Intanto
compriamo dei panini e andiamo a preparare l’attrezzatura per pescare, poi se
mi va stasera ti cucino qualcosa.
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I
quattro mesi a Montecarlo sono stati intensi sotto tutti i punti di vista, sia
come ritmi di lavoro che come orari e ci sono state delle giornate molto
stressanti.
Per
uno come me fare il commis era molto difficile, non puoi dare una tua opinione,
vieni richiamato sempre per qualsiasi cosa, il lavoro di cuoco è fatica e
sacrificio, orari duri e periodi difficili, ora ci arrivo alle ragazze.
Con i
membri dello staff si è instaurato fin da subito un rapporto di collaborazione
e di rispetto reciproco, erano una decina di francesi e altrettanti italiani,
tutto sommato è andata meglio di quanto pensassi.
Il
panino e la birra mi hanno messo sonno, mi distendo un poco su queste reti qui
all’angolo e quando mi sveglio ti racconto una cosa, no no, quando mi sveglio.
Madonna
non mi hai fatto dormire, capisco che non stai nella pelle e che queste cose ti
attizzano, ma dammi il tempo, mi sono appena svegliato, andiamo a prendere un
caffè e per strada comincio a raccontarti.
Allora,
Roxane e Lucie erano due trentenni più o meno della stessa età, mi pare Roxane
avesse trentaquattro anni e Lucie quattro in meno.
Erano
molto carine e per niente timide o impacciate, belle, sensuali, sempre ben
vestite e ben truccate, ci siamo conosciuti con la solita scusa del sale, no!
Sono state loro a chiederlo a me e abbiamo legato subito.
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Ma
dai! C’erano venti anni di differenza, figurati se ci pensavo minimamente, si!
Erano delle donne dalla personalità travolgente e non posso negarti che ne sono
rimasto subito affascinato.
Roxane
era divorziata da tre anni, la smetti con le insinuazioni e mi fai finire, da
due anni viveva insieme con Lucie, si esatto, stavano insieme ma non completamente
…. come? Come sarebbe a dire in che senso non completamente?
Erano
amiche ma non erano fidanzate, si lo so che ti avevo detto che lo erano,
facciamo così ordina due caffè che ti aspetto a quel tavolo in fondo.
Allora,
se mi fai finire di raccontare capisci tutto, ma smetti di fare domande e tanto
per cominciare gustiamoci questo caffè in santa pace.
Questo
caffè ci voleva, anche se non è dei migliori, quindi, quando ero in casa e lo
erano anche loro, passavamo qualche ora da me, loro portavano le birre e poi mi
chiedevano di tradurgli in italiano alcune parole in francese.
Stavano
distanti, non si sfioravano, non si ammiccavano e non mi consideravano, va
bene! ridevamo di gusto ad ogni parola, da quella curiosa a quella piccante, ma
non mi hanno mai “provocato”.
Frequentandoci
è nata un’amicizia piena di complicità,
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doppi
sensi, ma non immaginavo che potesse finire poi in modo piacevole.
Tutto
è successo un pomeriggio che ero a casa nel mio giorno libero, loro erano fuori
assieme e sono state sorprese da un violentissimo temporale, hanno bussato alla
mia porta e si sono rifugiate a casa mia.
Hanno
cominciato a togliersi i vestiti bagnati per asciugarsi, perché a casa mia non
me lo so spiegare neanche adesso, però non sono entrate con l’intenzione di
sedurmi.
Roxane
forse era un po' eccitata dalla pioggia, ma tutto è scattato quando vedendole
svestite mi sono lasciato andare a complimenti e apprezzamenti.
Roxane
a quel punto si è liberata del reggiseno e con quel petto meraviglioso in bella
mostra mi si è avvicinata, invitandomi a toccarglielo.
A quel
punto anche Lucie si liberò dell’indumento e si avvicinò anche lei, è stato un
attimo, non ho avuto il tempo di pensare o di capire e la mia mano stava già
sfiorando il seno di Roxane.
Lucie
senza bisogno che gli e lo chiedessi ha cominciato a baciarmi, certo che gli
piacevano gli uomini e io ho avuto modo di accertarmene personalmente, gli
piacevano eccome, ma non gli piacevano solo quelli.
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