giovedì 11 agosto 2016

Il treno

Dopo esserci fatto un giro per i dintorni veronesi e tra la storia della mia dinastia, torniamo ad uno dei più vecchi ed affascinanti mezzi di locomozione, che risponde al nome di "treno".
Se dovessi scegliere un mezzo, uno e uno solo di questi quattro, tra il treno, l'auto, la nave e l'aereo, io sceglierei sempre il caro e vecchio treno, a parte che adesso con l'alta velocità è tutta un altra cosa.
Volete sapere se ho già preso l'alta velocità ? ancora no .... ma il treno lo sceglierei sempre lo stesso, anche quello lento e fumoso di una volta, escluso chiaramente quello con le carrozze di legno tipo "ma vuje a' tenite a fame".
Perchè il treno ? .... e poteva essere che non mi facevate le domande prima ancora di farmi finire, allora: l'areo è il più comodo e il più veloce, ma proprio per questo è poco comunicativo, stai per qualche ora gomito a gomito con altre due persone senza scambiare mai una parola e poi il paesaggio non è che sia gran chè, sempre zucchero filato.
L'auto non è comodissima, ti offre un paesaggio apprezzabile ma è stancante, opprimente perchè non ti puoi muovere peggio dell'areo, anche se ha quel leggero retro gusto della libertà, basta non prendere i sensi vietati, le zone pedonali e l'autostrada contromano e sei libero di andare dove vuoi.
La nave è già più avanti come senso di libertà, una libertà quasi totale, aria salubre e iodata, puoi fare di tutto: camminare, dormire, stare seduti, mangiare, ma il paesaggio è monotono sempre e solo mare e poi i viaggi sono lunghi, mentre in treno puoi fare tutto quello che fai nella nave, incontrare i più bei paesaggi come succede in auto e fai conversazione alla grande con quelli che ti guardano in faccia.
Cosa c'è ? non vi vedo totalmente convinti, comunque tanto il treno lo pago io e decido io .... il treno ha un fascino indescrivibile, quando avevo 4/5 anni al tempo di "pani e alivi", mio padre ogni tanto rientrava a casa con un vagone del trenino elettrico e siccome eravamo poveri, forse questo ve l'ho detto, per giustificarsi della spesa inopportuna con mia madre, diceva sempre che lo aveva comprato per me.
Me lo faceva vedere da lontano e poi mi diceva: tu sei ancora piccolo, papà ora lo conserva e poi quando ha tempo ci giochiamo, questa storia durò 40 anni, lui negli anni si è costruito un treno megagalattico, ma io non ci ho mai giocato, anzi, non mi sono mai potuto manco avvicinare.
Per darvi un'idea, in una casa di villeggiatura a Terrasini, ha creato una porta nel muro di una gebbia in disuso accanto alla casa, una verandina sull'altro lato di un muro, l'ha coperta con l'eternit, gli ha portato la luce e l'ha fatta diventare il palazzo delle ferrovie o meglio "la gebbia delle ferrovie", li dentro c'era un plastico con 5 o 6 treni che andavano su e giù.
Forse sarà stato per questo desiderio represso o per la paura che mi metteva la locomotiva a vapore che sbuffava, quando passava imperiosa per il passaggio a livello del Corso Olivuzza o magari l'odore acre del carbone che lasciava al suo passare, ma sé non lo avete capito, io ho un debole per il treno.
Il treno ha scandito molti momenti della mia vita, i miei 14 anni per esempio, quando abitavo a Piazza Lolli e in estate (allora non c'era l'aria condizionata) lasciavamo le imposte aperte per fare entrare un pò di frescura, la locomotiva arrivava verso le dieci di sera e restava in pressione tutta la notte prima di ripartire la mattina successiva e il suo (cif-ciuf-cif-ciuf) nel silenzio della notte e con quel caldo era un incubo.
A Piazza Lolli è legato anche il ricordo del terremoto del Belice e invece alla "gebbia delle ferrovie" quello del Friuli, al treno lego anche i ricordi del mio periodo calcistico a Terrasini, non avevo né l'età e né la patente e andavo agli allenamenti con il treno, se non c'era una ragazza con cui attaccare bottone, mi addormentavo e mi svegliavano al deposito.
Al treno lego il ricordo del viaggio a Torino nel natale dell'87 e a tanti altri piccoli episodi della mia vita, ma sopratutto lo lego al servizio militare.
Con il treno andavo a Torino a trovare la nonna Flora, la zia Anna e la sua famiglia un paio di volte al mese con i permessi di 48 ore, viaggi praticamente interminabili, ancora, ancora all'andata partivo nel tardi pomeriggio ed arrivavo a sera inoltrata, ma quando dovevo tornare a Brescia in caserma, partivo da Torino attorno alle 22 e 30 e arrivavo a Brescia attorno alle 2 di notte.
Spesso, ma molto spesso, finivo per addormentarmi cullato dall'ondeggiare del treno sui binari, ma al contrario di quanto mi succedeva quando tornavo dagli allenamenti a Terrasini, non mi svegliava al deposito l'addetto alle pulizie, ero io che mi svegliavo di botto una volta a Peschiera, un'altra volta a Desenzano o peggio ancora a Castelnuovo.
Mi catapultavo giù dal treno e in piena notte, in un posto quasi sperduto, spesso tra la nebbia e con un sonno che se avessi potuto venderlo mi sarei arricchito, aspettando un treno di "ritorno" di cui non conoscevo la possibile esistenza, per arrivare in caserma entro le 7 del mattino.
Ma il meglio di me lo davo quando dovevo tornare a Palermo, da quella ragazza con i capelli lunghi e neri, intanto mi ero comprato un 2/3 "orari dei treni" e la sera invece di guardare la televisione allo spaccio, quando non giocavo a scopone al circolo ufficiali, programmavo i miei viaggi, cosa che faccio ancora adesso.
Io andavo in licenza appena finto il turno attorno alle 17,00, ma avevo il treno per Palermo a mezzanotte e siccome non volevo buttare via 7 ore della mia vita, mi portavo avanti con i treni regionali, facendo tratte impensabili che però mi davano modo di arrivare a mezzanotte già dalle parti di Roma, dove prendevo magari il Torino -Palermo e arrivavo 4/5 ore prima.
Capite e non c'è bisogno che vi racconto, la difficoltà di beccare tutte queste coincidenze, saltare da un treno all'altro magari mentre il tuo arrivava e l'altro cominciava a partire, con la spada di Damocle del sonno, sempre in agguato.
E' chiaro che li non riuscivo a prenotare le cuccette e spessissimo il treno era pieno come l'uovo, così mi ritrovavo seduto per terra accanto alla toilette o coricato nel vano che univa la due carrozze, tutto questo per raggiungere più velocemente possibile, quella ragazzina con i pantaloni a zampa, la camicetta nera "ricamata sulle spalle" e gli zoccoli di legno.
Come chi è ! .... secondo voi ? .... esatto ! Quella che mi ha reso schiavo, tanto che kunta kinte nei miei confronti è un dilettante.
Stessa cosa al ritorno, il treno partiva alle 10 del mattino da Palermo e arrivava a Brescia attorno a mezzogiorno, io potevo rientrare in caserma entro mezzanotte e non vedevo il motivo di "regalare" all'esercito italiano il mio tempo, così ho inventato il "turismo fai da te".
Tutte le volte che tornavo a Brescia, scendevo a Roma e da li proseguivo per: Firenze, Bologna, Venezia e così via, per poi rientrare con l'ultimo treno utile in caserma, ho usato le ore di licenza in esubero per visitarmi l'italia, c'è poco da fare viaggiare io c'è l'ho nel sangue, ora viaggio a 30 mila piedi sopra lo zucchero filato, allora facevo la mille miglia sulle rotaie.

Cosa ? Che fine ha fatto il trenino elettrico ? Escluso il plastico il trenino finalmente è mio, come diceva mio padre in dialetto palermitano: "ci l'avi ù zù mimmaro".

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