lunedì 22 agosto 2016

Il giorno più importante

La stagione calcistica 2009/2010 era stata una stagione travagliata, è vero che gran parte della squadra dei Delfini era quella che avevo faticosamente costruito al C.U.S; ma quel campionato di seconda categoria si preannunciava ricco di aspettative e anche pieno di insidie, diffidenza, invidia ed essenzialmente critiche.
La squadra andava a gonfie vele, ma tenerla al massimo è stato faticoso, l'inizio del ritorno e l'ingresso del 2010 fu reso ancora più duro dalla prematura scomparsa di mia madre e poi a cinque partite dalle fine la sconfitta con la capolista, che aveva messo tutto in discussione e l'insperato inseguimento, poi raggiunto con successo.
Il grande giorno era arrivato, il giorno dello spareggio, il giorno in cui una vittoria o una sconfitta, avrebbero cambiato molte cose nel "mio" calcio, ero nello spogliatoio come tutte le altre volte a preparare la partita, a quel punto non ci sono parole ad effetto o strategie, ci sei tu e l'avversario, è una guerra di nervi, chi resta più lucido vince.
In mattinata avevo ricevuto la telefonata di facciata del presidente con cui non correva buon sangue, che mi chiedeva delle sensazioni che provavo a suo dire, nel giorno più importante, come a volere sottolineare che grazie a lui io stavo vivendo il giorno più importante della mia vita, io come mia abitudine non mi sono scomposto e con la mia flemma anglosassone, comunicai le mie "sensazioni" dicendo: .... per me è un giorno come un altro.
Era veramente così, per me non ci sono giorni importanti, o per lo meno ogni giorno è importante sè lo vivi intensamente, anche i giorni considerati peggiori sono importanti, è nella difficoltà che cresci come uomo e i successi sono la risultanza dell'esperienza negativa che ti ha segnato.
La vita è fatta di tanti giorni importanti, tutti i giorni sono importanti e non c'è un giorno più importante di un altro, veramente uno c'è "il domani", quello è il più importante di tutti, esserci ancora "domani" che poi diventa un giorno come tanti perchè è quello nuovo, quello che viene dopo, quello che deve arrivare è sempre il "giorno più importante".
Quindi non è il giorno dello spareggio o quello della tua prima partita in panchina in assoluto, non è il giorno in cui hai raggiunto la categoria più alta o il giorno in cui hai vinto un titolo e nemmeno il giorno dell'abilitazione ad allenatore.
La vita è fatta di tanti giorni importanti che poi diventano uno come tanti altri, ti sembrano "importanti" perchè hai aspettative positive, ma le cose sono positive perchè abbiamo la possibilità di metterle a confronto con quelle negative, certo non ci sarebbe stato lo spareggio se non avessimo vinto l'ultima di campionato, non avremmo creato "il miracolo" Delfini, se non fossimo andati via dal Cus.
Queste sono state le parole che detto ai miei ragazzi prima dello spareggio, in quella occasione non avevo bisogno solo di atleti, dovevano essere anche e principalmente "uomini", dovevano capire che la "storia" la scriviamo noi con i nostri comportamenti, loro lo hanno capito ed hanno vinto.
Adesso forse mi attende veramente il giorno più importante nel calcio e nella vita, era un lontano 27 marzo di 62 anni fa, venivo alla luce piangente, sporco e spelacchiato, tornerò a nuova vita il primo di settembre del 2016, quel giorno nascerò un'altra volta, ricomincerò in un altro posto, un nuovo ambiente, un nuovo modo di vivere, una vita tutta da scoprire, proprio come 62 anni fa.
Se potrò continuare a raccontarvi di queste storie, è proprio perchè ci sarà un domani, quel giorno "importate", nel calcio mi confronterò con una nuova realtà, con una nuova mentalità e con un nuovo modo di fare calcio.
Oramai non sarà più importante avere accettato nel 1980 il mio primo incarico di allenatore, così come non saranno più importanti le persone che ho incontrato e che hanno creduto in me, quelle che mi hanno collaborato e le situazioni che si sono create, ma saranno e resteranno importantissime per la mia crescita di uomo e di tecnico.
Lo so cosa state pensando, a quel domani che spero sia il più lontano possibile, al quel domani che non ci sarà.
Sarà importante pure quello, vedete: "nivuru cu niviru un tinci", il nero sul nero non si vede, ma volete che un diavolo come me possa convivere con altri diavoli ? Certo che no, quindi gioco forza mi manderanno in paradiso, ma non sarà per questo che sarà un giorno importante, ma perchè finalmente potrò chiedere a Dio per quale squadra tifa.
Personalmente credo che lui sotto, sotto tifi per il "diavolo" ..... per il Milan, cosa pensate, che centra .... e sapete perchè lo penso ..... per quella certa affinità che ha con Berlusconi, il celeste è Dio in cielo, Silvio si crede Dio in terra.

Dov'è qua il viaggio ? Ma come ! il paradiso non è più alto di 30 mila piedi sopra lo zucchero filato !?

mercoledì 17 agosto 2016

Viva l'Inghilterra

Gioire, emozionarsi e sorridere, tutti sinonimi di viaggiare, ma viaggiare può anche essere rottura come una gita a Favignana o allucinante come una traghettata a Napoli o magari quasi tragica come il tour in Inghilterra.
Da quando avevo preso a tutti gli effetti il "vizietto" di viaggiare, come speso accade in questi casi ho cercato di recuperare il tempo perduto, con la scusa di andare a trovare mia figlia, un pò alla volta mi sono girato quasi tutto il Veneto, poi con la celebrazione dei 25 anni di matrimonio sono finalmente uscito dall'Italia.
Prima di allora mai uscito dai confini dell'Italia, si parlava sempre di andare in Croazia, ma dovendo andarci in compagnia, per un motivo o per l'altro non ci siamo mai andati, così l'anniversario dei miei 25 anni di matrimonio, che doveva essere una cosina così giusto per ricordarlo, invece a poco a poco è diventato un secondo matrimonio, viaggio di nozze compreso.
Mia moglie avrebbe voluto andare in Irlanda, il mio consulente di viaggi mi disse che per chi non era mai stato in Europa, l'Irlanda dove c'era poco da vedere, sarebbe stato meglio lasciarle per ultima e che c'erano tanti posti dove andare prima ancora dell' Irlanda.
Devo dirvi che effettivamente c'era l'imbarazzo della scelta, l'Inghilterra, la Francia, la Spagna, l'Austria e la repubblica Ceca, un pò consigliato da lui e un pò perchè avremmo visto due stati e due grandi città nella stessa occasione, abbiamo scelto il "tour Praga-Vienna".
Finalmente per la prima volta si viaggiava seriamente, scalo internazionale, bagagli senza doversi portare dietro i tenerumi, le panelle e i cannoli, una guida turistica che ti spiegava e ti indirizzava e poi tante belle cose da vedere, cose diverse e modi diversi.
Io non avevo ancora cominciato il primo viaggio, che già programmavo i successivi, bella Praga e bello anche sentirsi turista per davvero, anche se con l'occhio sempre rivolto al portafogli (per controllare le spese e per evitare che lo rubassero), però non dovevo guidare, non dovevo caricarmi di roba e niente colazione a sacco, solo colazione a sbafo.
In questo primo viaggio ho conosciuto e imparato le 5 regole fondamentali, la prima è come e dove cambiare il denaro chiaramente se non sei in un paese "euro", la seconda è quella di prestare la massima attenzione a bagagli e portafogli (tutto il mondo è "mariuolo"), terza cosa fissarti bene dei punti di riferimento, quarta scopri subito dove si trova un supermercato, ti servirà e quinta, la mattina quando fai colazione falla "ricchissima" e poi metti una scorta in borsa.
Adesso sei un turista "qualificato" e puoi affrontare il viaggio in tutte le sue sfaccettature, forse perchè ho viaggiato pochissimo o perchè è una cosa che mi piace, ma .... il pulman che ti scorazza per la città, il ristorantino tipico, le bellezze dei monumenti, dei musei e anche di qualche altra bella turista, sono cose che mi esaltano.
Io quando vado in visita in una città, non mi accontento di vederla dal pulman, io me la devo vivere, no vivere nel senso di bere perchè l'unica che si beve è Milano, vivere camminando per la città, così prima facciamo il giro in pulman e poi sempre in pulman nei giorni a seguire andiamo in giro per monumenti.
La sera e anche negli intervalli tra un'escursione e l'altra, mi "vivo" .... ancora con questo bevo .... mi vivo la città, non sò quanti di voi lo fanno o come lo fanno, ma credetemi, sto li 4/5 giorni portando con me il ricordo di come sè ci avessi vissuto .... tiè .... questo non si beve .... vissuto per mesi.
E' per me la cosa più bella, sicuramente faticosa ma bella, in giro mano nella mano con mia moglie .... come due sposini, sù e giù a Parigi per gli "champs-élysées", a Vienna lungo le rive del Danubio o in giro per il "ring", per le stradine di Liverpool davanti al "cavern club" dove suonavano i Beatles o a Londra al "green park" davanti a " buckingham palace".
Faticoso perchè il tempo è stretto e per vedere tutto devi sgambettare, mia moglie questa cosa non la sopporta, lei è pigra per generazioni tranne se non si tratta di fare i mestieri di casa, li si fa maratone che non la batte nemmeno mastro lindo, io comunque riesco sempre a convincerla minacciandola di andare in giro con lei o con quella carina del gruppo.
Certo quando andiamo in giro gli devo concedere tante soste obbligate per acquistare i souvenir, un paio di gelati e qualche dolcetto del posto, continuamente mi chiede se ci vuole ancora tanto e quando fa così .... certo che viene l'impeto di strozzarla, poi penso che per riportare la salma in Italia mi costa assai e mi freno.
No, quando fa così mi ricorda quando siamo andati a Ustica con Flora, Nicola e Cettina, ricordo che abbiamo fatto un giro in barca e Cettina aveva una paura terribile, lei seduta a prua accanto all'ancora continuamente ci diceva: butto l'ancora !? E mia moglie la stessa: manca tanto!?.
Ma come vi dicevo il viaggio non è sempre romantico, a volte può anche sfiorare la "tragedia", ora non sò sè per il motivo che adesso vi racconterò o perchè in linea di massima non c'erano più "tour" interessanti, ma da quell'episodio del 2013 siamo rimasti nei confini italiani.
Tutto è successo quasi alla fine del "tour in Inghilterra", l'arrivo è stato a Londra e poi il tour è proseguito in pulman per Oxford, Liverpool, Glasgow ed Edinburgo, la poi saremmo rientrati a Londra in aereo, anche qua posti bellissimi, specialmente la Scozia, che molto somiglia all'Irlanda famosa.
Eravamo a Liverpool e ancora non avevo visto la Scozia, sapevo però che difronte a Liverpool c'era Dublino e l'Irlanda e così scherzando come mio solito dicevo a mia moglie: vedi ! La, al di là dell'orizzonte c'è l'Irlanda, hai visto che ti ci ho portato lo stesso !
Poi mentre andavamo verso Glasgow gli dicevo: guardati bene la Scozia perchè è come l'Irlanda, così risparmio pure un pò di soldi, l'ultimo tragitto poi era da Glasgow ad Edimburgo, passando dalla residenza estiva della regina, il castello di Balmoral.
Finita la visita al castello, siamo saliti sul pulman in direzione Edimburgo, ci siamo messi sull'autostrada e con il vento in poppa ci siamo diretti verso la capitale della Scozia, che ha dato i natali al marito della Regina e dove ogni anno si tiene il "military tattoo", parata militare in onore della Regina, di tutti gli stati che aderiscono al Commonwealth.
Eravamo contenti perchè avevamo già visto quasi tutto, andavamo a dormire in albergo dopo essere stati in quella specie di "prefabbricato" a Gretna Green, quando ad un tratto si è sentito un rumore sospetto.
Allertata la guida, un greco ( no mia moglie) altezzoso, arrogante e imbecille che ci ha condizionato tutto il tour e che ci stava sullo stomaco (non dico palle perchè ero stato ad Oxford), si è avvicinato e ha sentenziato: non è nulla, il giorno prima ad Avellino era uscito fuori strada un pulman e lui ha aggiunto: non siamo in Italia, qui queste cose non succedono, è suggestione ed andò a sedersi.
Quantu tu ricu e tu cuntu, (quattro e quattrotto) ci vediamo sorpassare da una ruota di camion e li come diceva Lubrano, la domanda nasce spontanea: ma abbiamo perso la ruota ? Non abbiamo avuto il tempo di formulare la domanda, che ci sorpassa un'altra ruota, a quel punto un coro unanime:
Ferma, ferma .... autista ferma abbiamo perso la ruota, a quel punto l'autista si è vista (si vista perchè era una donna) sfilare due ruote e anche lei ha capito che erano le nostre, due delle quattro di dietro, non ha frenato di botto, ha continuato con l'inerzia che teneva il pulman in equilibrio, ci ha fatto atterrare sul mozzo di dietro, stridente e scintillante.
Certo che ho avuto paura, ma non così tanta, però ho visto gente pregare, invocare i parenti, qualcuno cercava una penna per fare testamento e un paio volevano il prete, invece ci siamo adagiati dolcemente sulla corsia d'emergenza evianto un pilastro di un viadotto, sfatando una leggenda metropolitana "donna al volante pericolo costante".
Devo dire che è stata bravissima, forse con un uomo al volante non sarei qui a raccontarvelo, scampato il pericolo e dopo esserci assicurati che nessuno si fosse fatto male, senza sincronizzarti ma in perfetto accorto, ci siamo rivolti alla guida e gli abbiamo gridato: sei un cornuto e non è suggestione, sei cornuto acclarato e sè non capisci che vuol dire, vai a fartelo spiegare ad Oxford.
Poi rientrati in albergo, ci hanno offerto del vino per scusarsi, l'albergo era in ristrutturazione, senza uscite d'emergenza, insomma l'Inghilterra ci ha perso la faccia e io la voglia di fare i tour.


giovedì 11 agosto 2016

Il treno

Dopo esserci fatto un giro per i dintorni veronesi e tra la storia della mia dinastia, torniamo ad uno dei più vecchi ed affascinanti mezzi di locomozione, che risponde al nome di "treno".
Se dovessi scegliere un mezzo, uno e uno solo di questi quattro, tra il treno, l'auto, la nave e l'aereo, io sceglierei sempre il caro e vecchio treno, a parte che adesso con l'alta velocità è tutta un altra cosa.
Volete sapere se ho già preso l'alta velocità ? ancora no .... ma il treno lo sceglierei sempre lo stesso, anche quello lento e fumoso di una volta, escluso chiaramente quello con le carrozze di legno tipo "ma vuje a' tenite a fame".
Perchè il treno ? .... e poteva essere che non mi facevate le domande prima ancora di farmi finire, allora: l'areo è il più comodo e il più veloce, ma proprio per questo è poco comunicativo, stai per qualche ora gomito a gomito con altre due persone senza scambiare mai una parola e poi il paesaggio non è che sia gran chè, sempre zucchero filato.
L'auto non è comodissima, ti offre un paesaggio apprezzabile ma è stancante, opprimente perchè non ti puoi muovere peggio dell'areo, anche se ha quel leggero retro gusto della libertà, basta non prendere i sensi vietati, le zone pedonali e l'autostrada contromano e sei libero di andare dove vuoi.
La nave è già più avanti come senso di libertà, una libertà quasi totale, aria salubre e iodata, puoi fare di tutto: camminare, dormire, stare seduti, mangiare, ma il paesaggio è monotono sempre e solo mare e poi i viaggi sono lunghi, mentre in treno puoi fare tutto quello che fai nella nave, incontrare i più bei paesaggi come succede in auto e fai conversazione alla grande con quelli che ti guardano in faccia.
Cosa c'è ? non vi vedo totalmente convinti, comunque tanto il treno lo pago io e decido io .... il treno ha un fascino indescrivibile, quando avevo 4/5 anni al tempo di "pani e alivi", mio padre ogni tanto rientrava a casa con un vagone del trenino elettrico e siccome eravamo poveri, forse questo ve l'ho detto, per giustificarsi della spesa inopportuna con mia madre, diceva sempre che lo aveva comprato per me.
Me lo faceva vedere da lontano e poi mi diceva: tu sei ancora piccolo, papà ora lo conserva e poi quando ha tempo ci giochiamo, questa storia durò 40 anni, lui negli anni si è costruito un treno megagalattico, ma io non ci ho mai giocato, anzi, non mi sono mai potuto manco avvicinare.
Per darvi un'idea, in una casa di villeggiatura a Terrasini, ha creato una porta nel muro di una gebbia in disuso accanto alla casa, una verandina sull'altro lato di un muro, l'ha coperta con l'eternit, gli ha portato la luce e l'ha fatta diventare il palazzo delle ferrovie o meglio "la gebbia delle ferrovie", li dentro c'era un plastico con 5 o 6 treni che andavano su e giù.
Forse sarà stato per questo desiderio represso o per la paura che mi metteva la locomotiva a vapore che sbuffava, quando passava imperiosa per il passaggio a livello del Corso Olivuzza o magari l'odore acre del carbone che lasciava al suo passare, ma sé non lo avete capito, io ho un debole per il treno.
Il treno ha scandito molti momenti della mia vita, i miei 14 anni per esempio, quando abitavo a Piazza Lolli e in estate (allora non c'era l'aria condizionata) lasciavamo le imposte aperte per fare entrare un pò di frescura, la locomotiva arrivava verso le dieci di sera e restava in pressione tutta la notte prima di ripartire la mattina successiva e il suo (cif-ciuf-cif-ciuf) nel silenzio della notte e con quel caldo era un incubo.
A Piazza Lolli è legato anche il ricordo del terremoto del Belice e invece alla "gebbia delle ferrovie" quello del Friuli, al treno lego anche i ricordi del mio periodo calcistico a Terrasini, non avevo né l'età e né la patente e andavo agli allenamenti con il treno, se non c'era una ragazza con cui attaccare bottone, mi addormentavo e mi svegliavano al deposito.
Al treno lego il ricordo del viaggio a Torino nel natale dell'87 e a tanti altri piccoli episodi della mia vita, ma sopratutto lo lego al servizio militare.
Con il treno andavo a Torino a trovare la nonna Flora, la zia Anna e la sua famiglia un paio di volte al mese con i permessi di 48 ore, viaggi praticamente interminabili, ancora, ancora all'andata partivo nel tardi pomeriggio ed arrivavo a sera inoltrata, ma quando dovevo tornare a Brescia in caserma, partivo da Torino attorno alle 22 e 30 e arrivavo a Brescia attorno alle 2 di notte.
Spesso, ma molto spesso, finivo per addormentarmi cullato dall'ondeggiare del treno sui binari, ma al contrario di quanto mi succedeva quando tornavo dagli allenamenti a Terrasini, non mi svegliava al deposito l'addetto alle pulizie, ero io che mi svegliavo di botto una volta a Peschiera, un'altra volta a Desenzano o peggio ancora a Castelnuovo.
Mi catapultavo giù dal treno e in piena notte, in un posto quasi sperduto, spesso tra la nebbia e con un sonno che se avessi potuto venderlo mi sarei arricchito, aspettando un treno di "ritorno" di cui non conoscevo la possibile esistenza, per arrivare in caserma entro le 7 del mattino.
Ma il meglio di me lo davo quando dovevo tornare a Palermo, da quella ragazza con i capelli lunghi e neri, intanto mi ero comprato un 2/3 "orari dei treni" e la sera invece di guardare la televisione allo spaccio, quando non giocavo a scopone al circolo ufficiali, programmavo i miei viaggi, cosa che faccio ancora adesso.
Io andavo in licenza appena finto il turno attorno alle 17,00, ma avevo il treno per Palermo a mezzanotte e siccome non volevo buttare via 7 ore della mia vita, mi portavo avanti con i treni regionali, facendo tratte impensabili che però mi davano modo di arrivare a mezzanotte già dalle parti di Roma, dove prendevo magari il Torino -Palermo e arrivavo 4/5 ore prima.
Capite e non c'è bisogno che vi racconto, la difficoltà di beccare tutte queste coincidenze, saltare da un treno all'altro magari mentre il tuo arrivava e l'altro cominciava a partire, con la spada di Damocle del sonno, sempre in agguato.
E' chiaro che li non riuscivo a prenotare le cuccette e spessissimo il treno era pieno come l'uovo, così mi ritrovavo seduto per terra accanto alla toilette o coricato nel vano che univa la due carrozze, tutto questo per raggiungere più velocemente possibile, quella ragazzina con i pantaloni a zampa, la camicetta nera "ricamata sulle spalle" e gli zoccoli di legno.
Come chi è ! .... secondo voi ? .... esatto ! Quella che mi ha reso schiavo, tanto che kunta kinte nei miei confronti è un dilettante.
Stessa cosa al ritorno, il treno partiva alle 10 del mattino da Palermo e arrivava a Brescia attorno a mezzogiorno, io potevo rientrare in caserma entro mezzanotte e non vedevo il motivo di "regalare" all'esercito italiano il mio tempo, così ho inventato il "turismo fai da te".
Tutte le volte che tornavo a Brescia, scendevo a Roma e da li proseguivo per: Firenze, Bologna, Venezia e così via, per poi rientrare con l'ultimo treno utile in caserma, ho usato le ore di licenza in esubero per visitarmi l'italia, c'è poco da fare viaggiare io c'è l'ho nel sangue, ora viaggio a 30 mila piedi sopra lo zucchero filato, allora facevo la mille miglia sulle rotaie.

Cosa ? Che fine ha fatto il trenino elettrico ? Escluso il plastico il trenino finalmente è mio, come diceva mio padre in dialetto palermitano: "ci l'avi ù zù mimmaro".

lunedì 1 agosto 2016

Dynasty

26 luglio 2016 .... non è il giorno del ringraziamento, è la festa degli zii, casualmente mancano 100 giorni netti al mio pensionamento, forse non tanto casualmente ricorre la celebrazione di Sant'Anna (il nome femminile che ricorre con più frequenza tra i Crisà), ma principalmente è il giorno del raduno della dinastia, come si legge dallo stemma, dei CRISA' - CRISA.
Che significa Crisa ?.... non ho avuto la possibilità di chiederlo, ma mi è sembrato di capire che in qualche occasione, qualche messo comunale avrà sbagliato la trascrizione e tutti i discendenti poi non hanno più avuto l'accento sulla "a" finale, oppure posso ipotizzare che quando i nostri cugini sono arrivati in Francia, dove solitamente mettono l'accento sulla vocale finale, i due accenti si sono annullati e quindi è diventato Crisa.
Di contro posso dirvi che ho saputo altre cose sulla "Dinastia", che chiaramente vi racconterò, prima di parlare del "raduno".
Allora, partiamo da lontano, intanto sembra che la partenza conosciuta sia data da Crisà Vincenzo nato nel 1785 e che dalle sue nozze con Carmela, siano nati Matteo e Rosario, Matteo sposò una Maria Anna che casualmente coincide con la coppia che ci interessa più da vicino, ma in pratica erano i nonni del Matteo padre di Turiddu.
La coppia ebbe sette figli e fù per questo che si pensò di inventare qualcosa, che quasi 200 anni risolse il problema, prima ebbero tre femmine e poi quattro maschi, il primo di questi Vincenzo sposò Rosalia e da questo matrimonio nacquero altri sette figli e qui si intensificarono le ricerche per inventare la televisione, la prima fù Maria e poi Matteo il nonno di mio padre, dopo arrivarono: Diego, Giovan Battista, Francesco, Maria Anna e Giuseppe.
"Chi cunfusioni" (che confusione) .... "si ma a tia un ti ci nmitò nuddu" (si ma tu non sei stato invitato), anche se c'è l'albero genealogico di mezzo non è botanica, questa è storia quella dei due fratelli Crisà: Giovan Battista (quello del filone lampadari) e Matteo nostro avo diretto, che se non c'era lui non c'ero io e queste cose chi ve li raccontava ?
Andiamo al raduno, per quanto riguarda i cugini lontani discendenti da Giovan Battista, c'era una esigua rappresentanza e poi tramite un video, ho visto e di conseguenza saputo, dell'esistenza di cugini francesi e americani, che non sono potuti venire e non so a quale ceppo appartengano.
Torniamo al bisnonno Matteo sposo di Marianna (ricordate la vecchietta con lo scialle nero) e genitori di 9 figli: Vincenzo, Rosalia e Francesca che non abitavano a Palermo e poi Nino (quello dell'arenella), Turiddu (mio nonno), Gino, Diego, Vittorio e la sorella Sarina, nonno Matteo faceva il tappezziere, un giorno si è recato a Cefalù per fare dei lavori, ha conosciuto la nonna Mariannina, hanno fatto la "fuitina" e sono rimasti sposi a Palermo.
Anche in questo caso, se non è proprio sangue blu quello che scorre come nel caso della nonna Flora, la vecchietta piccola, minuta, sempre vestita di nero e che mangiava pupatelli, era insegnante a Cefalù, ed era figlia di una facoltosa famiglia del luogo, proprietari terrieri dalle zone limitrofe a Cefalù.
La "fuitina" della nonna Mariannina, ha avuto l'effetto di non essere stata più riconosciuta dalla famiglia e di conseguenza è stata diseredata, quindi pensate che potevamo essere ricchi da parte di mio nonno Turuddu figlio di proprietaria terriera e poi da parte di mia nonna Flora, figlia di secondo letto del principe di Belmonte e invece, si pasteggiava a pane e cambiali.
Un'altra curiosità è stata quella di conoscere come mai, mio padre si chiamasse Mario e non Matteo visto che era il primogenito, tutta colpa di un litigio tra "ricche" decadute, la nonna Flora litigò con la nonna Mariannina e la nonna "abruzzese" legandosela al dito, quando è nato mio padre non lo chiamò Matteo, ma gli mise il nome del santo del giorno in cui era nato e quindi Mario.
Questo chiarisce il perchè si interrompe l'eredità dei Matteo per il primogenito di tutti i figli del tappezziere, aprendo così una nuova e unica successione ereditaria dei Crisà: Salvatore-Mario-Salvatore-Mario, bravissimi..... mio figlio senza la lite "suoggera e nuora", si sarebbe chiamato Matteo.
26 luglio 2016 ..... day of Crisà Dynasty, questo evento si è potuto materializzare, grazie alla tenacia del più piccolo dei nipoti della prima generazione, per intenderci il più piccolo fra i figli dei fratelli: Vincenzo, Rosalia, Francesca, Nino (quello dell'arenella), Turiddu (mio nonno), Gino, Diego, Vittorio e la sorella Sarina,
Presenti poi c'era una ricca rappresentanza della seconda generazione, tutti i figli e quindi Matteo Crisà figlio di Nino che era il più grande e Stefano che era il più piccolo, con Agnese, Paoletta, Anna e Franca in rappresentanza di Nino; Margherita, Matteo e Ciccio Bruno rappresentavano la Zia Sarina, Matteo lo Zio Vittorio e l'altro Matteo lo zio Gino.
Mancavano i rappresentanti di Turiddu, (Mario e Matteo morti, Anna invece è a Torino e i figli dello zio Diego, poi c'era anche la terza generazione dove io sono il più grande, non mi dite chi è il più piccolo perchè non lo saprei e poi c'era anche la quarta, testimoniata dai figli di mio cugino Salvo, ma credo senza ombra di smentita, che presente ci sarà stata anche la quinta generazione.
Anche qua come per la rimpatriata con i miei compagni di scuola, ci siamo chiesti andandoci incontro: "ma tu cu si" (ma tu chi sei) e poi dopo esserci riconosciuti, siamo passati alle vie di fatto, no che ci siamo presi a legnate, le vie di fatto sono il motivo vero per cui eravamo là, "a manciata" (la mangiata).
Ci sono stati i ringraziamenti di rito, antipasto caldo alla Palermitana, giro pizza anche questo abbondantissimo, musica e balli d'epoca .... no, la musica era moderna, eravamo noi che le ballavamo tutte all'antica con la "fasuola" (la fagiola), un mix dilettantistico mal riuscito tra: il tango, il valzer e la polca, di cui mio padre era il più grande interprete dell'universo.
Alla fine e prima della torta, c'è stata la proiezione di alcuni video degli assenti, Cettina (quella del vino), ne ha mandato uno bellissimo, lì per lì l'abbiamo scambiata per Nicoletta Orsomando, .... come "cuè" !?, (chi è) prima di sedervi ad ascoltarmi fatevi una cultura, comunque dopo i videosaluti, sono state proiettate le foto degli antenati a partire dalla seconda metà dell'ottocento.
Foto singole, a gruppetti e a gruppone, per quella tutti insieme ne abbiamo scattate 7/8 e poi abbiamo fatto il puzzle, distribuzione della copia dell'albero genealogico e dello stemma e in fine la torta su cui era riportato lo stemma stesso.
Tutta la festa e l'organizzazione è stata bella, perfetta, tutti abbiamo richiesto che si faccia ancora il prossimo anno, qualcuno con cadenza annuale come appuntamento fisso e qualche altro un pò blasfemo addirittura in sostituzione del Natale, vista la veneranda età ognuno si è prenotato perchè, oggi domani dovesse arrivare la morte, uno gli può sempre dire che aveva già preso un impegno da tempo e quindi di ripassare un'altra volta.