mercoledì 11 maggio 2016

Concorsi romani.

La vita è una continua corsa, non contro il tempo, ma al fatto che raggiunto un obiettivo, subito ne devi raggiungere un altro, tipo, quando ti fai fidanzato ti chiedono quando ti sposi, poi ti sposi ed ora a quando il primo figlio e via dicendo, così, appena mi sono diplomato, subito mi sono dovuto mettere a fare i concorsi, alla ricerca del posto fisso.
Io veramente avrei voluto fare l'attore come il cugino di mio padre, ma non ero un adone e mi sono tolto subito l'idea, il cinema però era nel mio cuore, forse perché lo zio Matteo (vi ricordate sul postale per Napoli) che faceva la maschera al cinema "Italia", mi invitava sempre a vedere tutte le proiezioni a gratis.
Anche questo l'ho dovuto mettere da parte, perché l'accademia del cinema era a Roma e non c'erano i soldi per frequentare, così mi sono "buttato" sulla terza scelta, il commissario di Polizia, ben presto mi hanno fatto notare che occorreva laurearsi e che dopo tanto studiare, sarebbe bastata una pallottola (erano gli anni di piombo) che avrebbe vanificato in un attimo tanti sacrifici e poi anche la famiglia....
Così scartata anche la terza ipotesi, mi sono concentrato sul pilota d'arei e già come vedete si comincia a parlare di viaggi, sia come mestiere che come viaggio in treno per sostenere gli esami, scritti, orali ed attitudinali, nonché le relative visite mediche, presso l'aereonautica militare di Bracciano, sita sull'omonimo lago.
Palermo - Roma (con il famoso borsone del ferro da stiro, ma stavolta senza ferro) e poi sempre in treno a Bracciano, li sono venuti a prenderci con il camioncino e ci hanno condotto agli alloggi militari, quindi per quattro giorni ho mangiato e dormito senza dover pensare a nulla, in pratica ho fatto 4 giorni di militare.
Il primo giorno prove scritte di cultura generali (superate), il secondo giorno prova orale (superata), il terzo giorno prove attitudinali (difficili ma superati) e infine il quarto giorno le visite mediche, superate tranne per un otite avuta da bambino, riacutizzatasi per la forte umidità del lago, in quel mese di gennaio.
Un vero peccato, perché dei 1700 partecipanti, siamo stati ammessi alle visite mediche in 450 e il concorso era per 350 posti, il progetto era quello di arruolarmi nell'aereonautica militare, raggiungere le 5000 ore di volo, mi pare che era questa la quantità necessaria per congedarmi e passare all'aviazione civile, all'ora c'era solo l'Alitalia, prima da secondo pilota e poi da comandante, sarei diventato un pilota di linea.
Non è andata così e quindi a quel punto mi sono concentrato sui concorsi pubblici per tutti i Ministeri, andiamo dunque al primo viaggio a Roma per sostenere il primo concorso, non vi dico la preoccupazione di mia madre, che doveva mandarmi a Roma da solo, in una città che non conoscevo e che sostanzialmente non ero mai uscito da casa.
Mio padre così spinto anche da mia madre, si premurò tramite gli uffici dell'assessorato Agricoltura e Foreste, dove lui faceva l'autista all'assessore di turno e dove poi alla fine sarei finito a lavorare, di prenotarmi un albergo in modo che non dovessi girare senza sapere dove andare e così......
Mi sono messo sul treno per Roma e arrivato alla stazione "termini", chiedendo come arrivare all'Hotel del Corso, mi sono fatto una bella passeggiata (la prima) per le vie di Roma, uno perché non avevo i soldi per il Taxi e con i mezzi non sapevo muovermi e due perché a me piace "vivere" la città dove mi trovo, ho percorso la via Cavour, ho preso poi la via Panisperna fino a Piazza Venezia, il milite ignoto o altare della patria e giù per Via del Corso fino all'albergo.
Era un mercoledì di domenica, il sole splendeva e la neve cadeva, quando vidi una giovane donna dormire su un morbido sasso....no ! quella è una poesia.
Dunque era una domenica mattina, uggiosa e freddina, io mi incamminavo con passo greve e il mitico borsone del ferro da stiro al seguito, gustandomi una delle più belle città, se non del mondo sicuramente d'Europa, l'albergo era antico e bellissimo (la mia prima volta), sono andato alla "reception" dove ho trovato la prenotazione, mi hanno dato la chiave e sono salito in stanza per una doccia tonificante, dopo una nottata passata nella cuccetta del treno.
Mi sentivo un dio, anzi un attore visto che ci siamo, a spasso per Roma il set di tanti grandi film, un albergo da gran signori, faccio per uscire dopo essermi lavato e cambiato, che casualmente butto l'occhio sul listino prezzi dietro la porta, la stanza costava 30 mila lire al giorno e io ne avevo 70 mila per stare a Roma quattro giorni.
Come diciamo noi a Palermo "....mi cariu u tettu i supra e mi scacciò", mi e crollato il mondo a torno, Colosseo compreso che non avevo ancora manco visto e ora come faccio ? l'unica è cercare una pensione a pochi soldi, si ma dove e meno male che non dovevo vivere questi momenti.
Sono uscito di corsa a cercare un'altra sistemazione, Roma era deserta, in giro solo qualche vecchietta con la borsa della spesa e qualche indiano dell'India, finalmente sono riuscito a chiedere a qualcuno e informazione su informazione, sono riuscito ad arrivare ad una pensione di una coppia messinese, che con 10 mila lire mi dava la mezza pensione, una stanza e un ricca cena (siciliana), di giorno mi arrangiavo in giro.
Affare fatto, ma gli ho spiegato che tutto comunque dipendeva da come mi mettevo con l'albergo, sono tornato indietro grazie al mio unico e innato senso dell'orientamento, ero un po' più rilassato, ma la faccia cupa mi era rimasta e mi ha aiutato tantissimo, unita alla mia vocazione di attore, mi sono imposto e sono entrato in albergo.
Rivolgendomi al portiere gli dissi: guardi, mi deve scusare, ma ho chiamato casa per dirgli del viaggio e ho saputo che nella notte mia madre si è sentita male e devo tornare a casa, mi faccia il conto per cortesia che devo andare via.
Lui mangiò la foglia ma fece lo gnorri e mi disse: non c'è nessun problema ed io: come !? ho adoperato la stanza per fare la doccia, il disturbo gli e lo devo (avevo circa 19 anni), no niente, rispose lui, l'aspettiamo al ritorno, non gli feci il gesto dell'ombrello, giusto per educazione.
Nell'ascensore che mi portava al piano, mi sono lasciato andare a danze tribali di festeggiamento, ho preso velocissimamente il mio borsone mai disfatto pronto alla fuga per i sotterranei della città capitolina e dopo essermi ridato un contegno affranto, ho salutato e ringraziato umilmente.
Appena fuori, mi sono allontanato più veloce della luce, per evitare tardivi ripensamenti del portiere, nel frattempo si erano già fatte le tre del pomeriggio, tutto attorno riecheggiava alla radio "tutto il calcio minuto per minuto" e in giro non c'era un'anima viva, ho saputo in seguito che i romani erano andati tutti a fare la famosissima gita fuori porta.
Adesso che avevo sistemato la situazione e mi ero rilassato, mi era venuta pure fame, era tutto chiuso, ho trovato solo due tramezzini forse scaduti, in un bar di bassa categoria e che ho pagato 300 lire, fatta la mia prima conoscenza con i tramezzini, mi sono recato alla pensione e mi sono sistemato, aspettando l'ora di cena, riflettendo sul letto, della mia prima giornata romana.
I concorsi ai Ministeri, continuarono ancora per circa sei mesi, io almeno una volta al mese andavo a Roma, addirittura una volta ne avevo due a distanza di una settimana e sono rimasto li, chiaramente tutte le volte che andavo, alloggiavo in quella pensione, dove ero oramai diventato di casa.

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