Lo zio Nino in qualità di custode della "Chimica Arenella", nel tardo pomeriggio doveva fare con la bicicletta, il giro d'ispezione attorno e dentro la "chimica" e così mi metteva sulla canna della bicicletta e andavamo a "lavorare", io avevo una paura pazzesca a stare in quella posizione d'equilibrio, ma la cosa peggiore, era quando facevamo il giro attorno all'edificio.
Ancora oggi se andate alla discoteca il "Moro", vedete che attorno ai muri perimetrali, non c'è una strada asfaltata, ma una trazzera dissestata, ora come allora e vi lascio immaginare tutte queste buche, l'effetto che avevano e il dolore che procuravano sul mio culo, poggiato sulla canna.
Poi si tornava a casa e oltre alle olive, comunque c'era dell'altro e a proposito di Arenella e di mangiata, mi ricordo di una volta che venne pure mio padre e mia madre e altri nipoti di mio zio Nino.
Lui abitava e la casa c'è ancora, nell'ultima traversa prima del cimitero, il retro prospetto della casa, dava e da sul campo dei "Delfini" e poi dopo il campo c'è il cimitero, dove ci lavorava un cognato dello zio Nino, anche lui custode, vi dirò, forse anche l'angelo custode era imparentato con loro, non ho mai approfondito, tra di loro custodi .....
Siamo arrivati come sempre in carrozza e per questioni di spazio visto che eravamo tanti, ci siamo spostati e non ricordo bene come, tutti da questo cognato di mio zio, che essendo il custode, aveva la casa all'interno del cimitero.
Era un pomeriggio d'estate, quindi il cimitero era chiuso, abbiamo bussato e si è aperto mezzo portone, siamo entrati all'interno e il portone si è richiuso dietro di noi, Carru, versione palermitana di Carlo cognato dello zio, faceva gli onori di casa e ci guidava, abbiamo superato l'ingresso e appena si torna all'aperto, a destra c'è uno spiazzo oggi dedicato alle bare in deposito, mentre a sinistra ci sono gli uffici cimiteriali, lì, in quegli uffici, Carru aveva la casa.
Credo che ognuno di noi, almeno una volta nella vita, suo malgrado è entrato al cimitero dei "Rotoli" e tutti abbiamo guardato sempre con curiosità, questi uffici con lo slargo davanti e le aiuole, li abbiamo apparecchiato un tavolone, con con carne, mortadella, olive, pane, vino (per il tocco) e gassosa.
Il tocco è un gioco di bevute, praticato con birra e vino, difuso nell'Italia meridionale e in particolare e Messina e Catania, poi allargatosi fino a Palermo e nella calabria meridionale, Reggio e Cosenza e anche su parte del territorio tarantino, dopo una conta, si stabiliscono un patruni e sutta (in italiano padrone e sotto), lo scopo di questo gioco è quello di bere il più possibile e pagare meno possibile.
Esistono molte varianti, compreso quella con le carte siciliane, francesi o napoletane, si può giocare in 4, 6 o 8 persone a squadre.
Ora quando andate ai "rotoli" e passate quel corridoio all'aperto, non potrete fare a meno di buttarci dentro lo sguardo e sferrando una gomitata al vostro accompagnatore gli direte, qua dentro Totò Crisà da piccolo, ci ha fatto una scampagnata e lui vi dirà: no! ma dici vero ? rassicurateli è vero.
Cosa centra il viaggio con questa storia ? Intanto per me anche il giro panoramico d'ispezione in bicicletta, dal momento che è fatto con un mezzo di locomozione è un viaggio e poi, ho mangiato nel grande porto dell'ultimo viaggio, che anche sè ultimo, sempre viaggio è.
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