venerdì 29 aprile 2016

Cari amori

Da quella volta che sono andato a Torino con la valigia di "ferro", giusto, allora si partiva con la valigia di cartone legata con lo spago, vero, ma la mia era di ferro, non perché era una valigia blindata, era di ferro perché dentro c'era il ferro da stiro, da allora come vi dicevo, andavo a Torino tutte le estati a trovare mia nonna Flora e i miei zii.
In quelle occasioni è nato il grande rapporto d'affetto, che ci lega con mia cugina Rossana, lei era piccola e quindi non c'era stata la possibilità di una assidua frequentazione a Palermo, diciamo che queste vacanza piemontesi, ci ha permesso di vivere la nostra condizione di cugini, che non ci sarebbe stata altrimenti.
L'estate che ha preceduto la grande avventura con il postale (traghetto) Palermo -Napoli, avevo conosciuto in spiaggia a Capaci, una tondeggiante inglesina di qualche anno più grande di me, tondeggiante perché era un po' in carne, bassina, occhi azzurri, capelli biondi, viveva non mi ricordo dove, ma era nativa della provincia di Palermo, Torretta, Montelepre, non mi ricordo.
Non mi ricordo! Beh, ho sessantadue anni, no ne che sono vecchio, ma ho sessantadue anni di cose da ricordare e non è che mi posso ricordare tutto tutto, facciamo che viveva a Manchester e che era originaria di Torretta, così va bene ! il nome lo ricordo.....certo che lo ricordo, gli ho pure mandato un disco di Lucio Battisti, primo allora nella hit parade e che coincidentalmente portava il titolo del suo nome, Anna.
Ci siamo innamorati, come nei film di Massimo Ciavarro, finita l'estate lei è partita e la nostra relazione amorosa è continuata in maniera epistolare, con qualche telefonata a settimana, mia madre mi diceva sempre: "....ma pensate di continuare così ?", lei spinta anche da sua madre invece, mi chiedeva sempre di trasferirmi a lavorare da lei.
Io avevo quattordici/quindici anni, non era un'età per fare queste cose, certo, sono un gentelman inglese mancato, magari che so, sarei stato ammesso alla camera dei "lord" o forse avrei fatto l'allenatore a Menchester, "Sir Alex Totò Crisà", invece la cosa durò per più di un anno circa, poi lei mi ha "posteggiato", perché non vedeva un futuro (sua madre veramente) nella nostra relazione, così mi disse.
So che qualche anno dopo si sono spostati a San Giovanni Lupatoto in provincia di Verona, avete visto che questo me lo ricordo, e che li si è subito sposata, ma non era di questo che vi volevo raccontare.
Quindi tornando alle estati piemontesi, l'amore britannico era finito, i miei zii in quel periodo abitavano a Val San Martino, era una casa tipo di montagna, un po' arroccata, con il tetto di legno e tegole, sullo stesso pianerottolo dove abitavano i miei zii, abitava una ragazzina graziosa che mi piaceva un sacco, non c'è stato mai nulla, ma .......
I miei zii poi si sono spostati, sono andati ad abitare da un'altra parte e con lei non ci siamo più visti, ma ci pensavo sempre, quando poi ho preso il diploma di qualifica di disegnatore, sono tornato a Torino a parlare con un parente di un amico di mio padre, che si occupava del personale della fiat, per andare a lavorare per gli Agnelli.
Pensavo che se mi avessero preso a lavorare in fiat, sarei andato a cercare quella ragazza per fidanzarmi con lei, alla fiat il posto c'era, ma quell'amico ci consigliò di tornare a Palermo a farmi altri due anni di scuola a prendere la maturità, sarei tornato e mi avrebbero preso come impiegato e non come operaio e così ho fatto.
Si, inglesina, francesine, piemontese, cosa volete, io sono uno dai gusti ricercati, sono uno che fa le cose con passione e ricercatezza, per esempio quando fumavo (sigarette), non fumavo quello che capitava, fumavo di "nicchia", come dice a Palermo il venditore di sfincionello: "cosi i capricciu", fumavo la pipa, i sigaretti quello con il bocchino incorporato, le Wiston o le Galuase.
Somigliavo tantissimo ad Alein Delon in "la prima notte di quiete", avevo sempre lo stesso cappotto, mongomery nel mio caso, avevo anch'io sempre la barba incolta, fumavo galuase come lui e mettevo sempre 100 lire di benzina nella macchina, perché no ne avevo altri.
Come non ci somigliavamo !? come perché lui era bello ed io invece no !?, la maggior parte delle somiglianze c'è, quattro su cinque è tanto e poi sempre li a trovare il pelo nell'uovo, la bellezza è soggettiva, mentre le sigarette, il mongomery, la benzina sono dati di fatto, non è che si tratta di una puntina d'invidia ?
Insomma, volete che continuo a raccontare oppure no ? a Gesù quando raccontava le cose, ci credevano tutti per fede e voi dovete avere fede, come che centro io con Gesù, ci chiamiamo tutti e due Salvatore ! ....ma siete terroristi allora, adesso non vi racconto più nulla.
Va bene, ma non rompete più le scatole, quindi sono tornato a scuola a diplomarmi e poi il resto lo sapete, qualche avventuretta tra Istituto Commerciale e il Ragioneria, prima di mettere la testa a posto e dedicarmi alla donna che si è impadronita del mio corpo e della mia anima, quella santa di mia moglie, perché per combattere con me, ci vuole uno spirito "bestiale".

martedì 19 aprile 2016

200

Oramai non vi faccio più le domande come quando ho scritto "400", perchè lo avete capito che si tratta degli ultimi 200 giorni alla pensione, anche se in realtà al netto di ferie, festività, sabati e domeniche, di giorni effettivi di lavoro ne restano meno di cento.
Non è una banalità, però spesso quando sentiamo in televisione o chiacchierando con qualcuno di una disgrazia, oltre al pubblico stupore, poi dentro di noi pensiamo che tocca sempre agli altri e che non toccherà mai a noi.
Sicuramente andare in pensione a 62 anni, non è una disgrazia e non lo è nemmeno tornare dopo tre anni a vivere con la propria moglie, .... silenzio non si dice, così come non è una disgrazia lasciare a Palermo il figlio da solo, ma questa .... , è una di quelle cose che pensi non arriverà mai ed invece è arrivata, per carità, ci sono altri 90 giorni, ma i nodi del pettine sono già ben visibili.
Nella vita si può essere "britisch", distaccati, ma lasciare un figlio, se pur grande, è sempre un momento particolare, a maggior ragione quando vive male, con un lavoro che lo tiene lontano da tutti e da tutto, che gli divora tutto quello che guadagna e che non ha un impiego statale.
Se vogliamo è un dejavù, quasi dieci anni fa è successo con mia figlia e tre anni fa con mia moglie, ora con mio figlio, certo non è un distacco definitivo, come non lo è stato con gli altri, vorrei però potere venire in vacanza e aspettarlo al sera quando torna da lavoro, come facevamo con Ambra, invece il fatto che lavora a Enna, rende tutto più complicato.
La stessa cosa è per lui, prendere atto che non ci sarà più, chi gli faceva compagnia nell'unico giorno libero settimanale, non ci sarà più chi, nel bene o nel male lo confortava nelle decisioni, in poche parole si accorge di essere rimasto solo e che non basteranno tutte le amicizie, tutti i parenti e tutto quello che volete.
Ho cominciato a spedirmi parte del guardaroba invernale, poi quando andrò via con la macchina (la qashqai è stata presa proprio per questo), porterò con me quello estivo e tutti i miei ferri del mestiere, computer, stampante, macchinetta per la pressione, trapano, scarpe da calcio ecc.
Nel giro di tre anni ricambio vita, a 59 anni sono passato da sposato a singolo senza neanche pagare il divorzio, ho imparato a cucinare (bene) e a fare i mestieri di casa (male) e ho smesso di allenare per diventare "piccione viaggiatore", adesso a 62 anni, tornerò felicemente sposato, certo .... si fa per dire, continuerò a cucinare e a fare meno mestieri (meno male), tornerò ad allenare (lo spero) e non smetterò comunque di viaggiare.
Spero di allenare, se no tutto il giorno da solo il tempo non mi passerà mai, tranne se non vado ai giardinetti con gli altri vecchi, per viaggiare sarò condizionato ai giorni liberi della mia signora e magari alle altre situazioni che si verranno a creare, è inutile che vi spiego che anche qui c'è il viaggio, quello in macchina, prima con la nave fino a Napoli ( a tinite a fame) e poi via autostrada fino a Tombolo.
Andremo di fretta, il sabato sposa Ambra e dopo due giorni partiamo, appena arrivati mia moglie andrà a lavorare, quindi non possiamo partire prima e non possiamo arrivare dopo, se no, un bel giro dell' Umbria me lo sarei fatto volentieri, abbiamo visto i luoghi di Montalbano, qualche volta vedremo quelli di "Don Matteo" o di "Carabinieri".

domenica 10 aprile 2016

Una scampagnata fuori dal comune.

Lo zio Nino in qualità di custode della "Chimica Arenella", nel tardo pomeriggio doveva fare con la bicicletta, il giro d'ispezione attorno e dentro la "chimica" e così mi metteva sulla canna della bicicletta e andavamo a "lavorare", io avevo una paura pazzesca a stare in quella posizione d'equilibrio, ma la cosa peggiore, era quando facevamo il giro attorno all'edificio.
Ancora oggi se andate alla discoteca il "Moro", vedete che attorno ai muri perimetrali, non c'è una strada asfaltata, ma una trazzera dissestata, ora come allora e vi lascio immaginare tutte queste buche, l'effetto che avevano  e il dolore che procuravano sul mio culo, poggiato sulla canna.
Poi si tornava a casa e oltre alle olive, comunque c'era dell'altro e a proposito di Arenella e di mangiata, mi ricordo di una volta che venne pure mio padre e mia madre e altri nipoti di mio zio Nino.
Lui abitava e la casa c'è ancora, nell'ultima traversa prima del cimitero, il retro prospetto della casa, dava e da sul campo dei "Delfini" e poi dopo il campo c'è il cimitero, dove ci lavorava un cognato dello zio Nino, anche lui custode, vi dirò, forse anche l'angelo custode era imparentato con loro, non ho mai approfondito, tra di loro custodi .....
Siamo arrivati come sempre in carrozza e per questioni di spazio visto che eravamo tanti, ci siamo spostati e non ricordo bene come, tutti da questo cognato di mio zio, che essendo il custode, aveva la casa all'interno del cimitero.
Era un pomeriggio d'estate, quindi il cimitero era chiuso, abbiamo bussato e si è aperto mezzo portone, siamo entrati all'interno e il portone si è richiuso dietro di noi, Carru, versione palermitana di Carlo cognato dello zio, faceva gli onori di casa e ci guidava, abbiamo superato l'ingresso e appena si torna all'aperto, a destra c'è uno spiazzo oggi dedicato alle bare in deposito, mentre a sinistra ci sono gli uffici cimiteriali, lì, in quegli uffici, Carru aveva la casa.
Credo che ognuno di noi, almeno una volta nella vita, suo malgrado è entrato al cimitero dei "Rotoli" e tutti abbiamo guardato sempre con curiosità, questi uffici con lo slargo davanti e le aiuole, li abbiamo apparecchiato un tavolone, con con carne, mortadella, olive, pane, vino (per il tocco) e gassosa.
Il tocco è un gioco di bevute, praticato con birra e vino, difuso nell'Italia meridionale e in particolare e Messina e Catania, poi allargatosi fino a Palermo e nella calabria meridionale, Reggio e Cosenza e anche su parte del territorio tarantino, dopo una conta, si stabiliscono un patruni e sutta (in italiano padrone e sotto), lo scopo di questo gioco è quello di bere il più possibile e pagare meno possibile. 
Esistono molte varianti, compreso quella con le carte siciliane, francesi o napoletane, si può giocare in 4, 6 o 8 persone a squadre.
Ora quando andate ai "rotoli" e passate quel corridoio all'aperto, non potrete fare a meno di buttarci dentro lo sguardo e sferrando una gomitata al vostro accompagnatore gli direte, qua dentro Totò Crisà da piccolo, ci ha fatto una scampagnata e lui vi dirà: no! ma dici vero ? rassicurateli è vero.
Cosa centra il viaggio con questa storia ? Intanto per me anche il giro panoramico d'ispezione in bicicletta, dal momento che è fatto con un mezzo di locomozione è un viaggio e poi, ho mangiato nel grande porto dell'ultimo viaggio, che anche sè ultimo, sempre viaggio è. 

mercoledì 6 aprile 2016

Pani e alivi.

Premessa

Come vi dicevo in un capitolo del libro "Mi racconto", uno vecchio come me, di cose da raccontare ne ha e visto il successo di gradimento ottenuto, ho pensato di raccogliere in questa mia nuova fatica (non è vero, non è una fatica per niente, ma fa tanto intellettuale), i ricordi dei miei viaggi.
Spero di riuscire anche in questo "viaggio", ad essere ugualmente ironico e interessante, - squillino le trombe, rullino i tamburi, signori, andiamo a incominciare -
Credo di avere avuto 4 o 5 anni al massimo, in quel tempo in estate mio nonno Turiddu, smetteva il suo lavoro di ambulante a Porta Carini nel primo pomeriggio, prendeva le sporte con la spesa e si portava lungo la via Volturno, dove stazionavano sempre le carrozze da nolo, ne prendeva una, quasi spesso quella di suo compare Cola e si faceva accompagnare a casa, nei pressi del corso Olivuzza.
Li "U gnuri", o meglio il vetturino, aspettava sotto casa che scendessimo io e mia nonna Flora, per poi dirigerci alla Arenella, dove viveva suo fratello Nino, detto dagli abitanti della borgata marinara "testiligno", per avere giocato una partita di calcio a Roma tra rappresentanze militari davanti al Duce e per avere segnato un gol di testa dal centrocampo.
Lui faceva il custode dell'allora "Chimica Arenella", io ero il primo pronipote e poi ero stato concepito, nella fuitina che mia madre e mio padre avevano fatto, rifugiandosi proprio da questo mio prozio all'Arenella, quindi ero un pò il pupillo, anche per la mia "maturità", figuratevi che mi chiamavano "u papànicu", letteralmente tradotto, il papà piccolo.
Lo zio Nino comunque era un mattacchione, ne combinava di tutti i colori ed era sempre sorridente, lui reagiva ad una contrarietà sempre con una risata, aveva la battuta facile e raccontava sempre le cose a modo di barzellette, incontrarsi con lui era sempre una cosa bellissima, come quando io già sposato l'ho incontrato all'ippodromo, questa ve la devo raccontare e poi torniamo a pani c'alivi.
Parliamo degli anni 91/92, io avevo già Mario ed Ambra e li portavo la domenica pomeriggio all'ippodromo a vedere i cavalli, un pomeriggio guardando dalla tribunetta, mi sono accorto di lui, che al contrario degli altri, non guardava i cavalli correre ma la tribuna, siccome era un piacere incontrarlo, andai verso di lui, che mi accolse con il suo solito sorriso e alla mia domanda cosa ci facesse lì, rispose:
Io non vengo qua per giocare ai cavalli, io mi diverto a guardare la gente, vedessi le facce di quelli che incitano i cavalli, la faccia di chi vince e quella di chi perde, ma quale televisione, qui è un cabaret.
Questo per dirvi del personaggio, per lui ero "me niputi pani e alivi", perchè!
Una di quelle volte che vi dicevo, sono arrivato all'Arenella con i miei nonni, siamo scesi dalla carrozza, si sono svolti i soliti convenevoli, abbracci, baci e mentre andavamo dentro casa, lui con la sua solita risata "a mancia ossa cu sali", con fare disinvolto e rivolgendosi a mio nonno, giusto per farsi dare una risposta da grande, da parte mia gli disse:
Ah! hai portato di nuovo il bambino !? come facciamo, non ho niente per lui, adesso cosa gli diamo a mangiare ?
Io non ci ho pensato due volte e da grande a 4 anni, gli ho risposto ribattendo prontamente: zio, non ti preoccupare, a me basta un po di pane e quattro coccia alivi (quattro olive).
Vi lascio immaginare le risate di tutti i presenti e l'ammirazione (durata anche in futuro ma per altre cose) per questo grande piccolo Crisà.
Ora voi mi chiedete e quando mai, che centra pane e olive con i viaggi, centra, perchè allora andare all'Arenella in carrozza era un viaggio e poi con la fame che c'era a quei tempi, un viaggio più lungo era solo quello negli Stati Uniti, come emigrante con la valigia di cartone.