Fin qui vi ho raccontato di mare, di amori, di calcio e di casse da morto, ma non vi ho raccontato nulla della scuola, la parte che riguarda le elementari, non ha momenti particolari da ricordare, anche perchè i ricordi sono molto sbiaditi, ricordo che andavo a scuola di pomeriggio e mi accompagnava nonno Totò, con cui passavo tutto il tempo in estate, ricordo che andavo pazzo per il panino con lo sgombro che davano alla refezione scolastica e poco altro.
Il nonno Totò era il nonno materno, era invalido di guerra per la scheggia di una bomba e non lavorando più con i carretti, faceva qualche lavoro saltuario e quando era possibile mi portava con lui, quando non lavorava, passavamo le estati sotto casa, nel negozio di "Don Totò ù carbunaru", era un negozio dove si vendeva il carbone e tutte quelle cose per la casa, sapone mollo, DDT alla spina, petrolio per le lampade, candeggina sfusa e così via.
Cosa ci andavamo a fare ? lì si riunivano tre/quattro anziani (allora a 50 anni lo eri) e giocavano a carte, non per soldi chiaramente (anche perchè no ne avevano), così solo per passare il tempo ed è li che ho imparato a giocare a scopone e a tanti altri giochi di carte, scopa, briscola, domino, stop e il "35", un gioco oramai scomparso.
Lo scopone devo dire che mi ha dato in seguito grandi soddisfazioni, militare giocavo in coppia con un mio commilitone anche lui di Palermo e le davamo sempre di santa ragione, a due sottotenenti pugliesi, questo ci permetteva di essere ospiti tutte le sere al circolo ufficiale per giocare e poi mi ricordo di avere battuto con mio padre, il campione regionale di scopone, al meglio delle tre sfide.
Scuola quindi, anche le medie non mi riportano alla memoria niente di importante, se non il fatto che andavo a scuola con i pantaloncini corti e mi vergognavo da morire perchè avevo già le gambe piene di peli, che in quegli anni ci fu un a epidemia di meningite e un terremoto, non quello del 68, che ci costrinse a fare i turni pomeridiani.
Ricordo in quel periodo che giocavo negli allievi del Palermo e il giovedì pomeriggio andavo a fare gli allenamenti e non frequentavo mai la scuola, proprio nell'unico giorno in cui c'era disegno e ad un certo punto, il preside chiamò mio padre, per obbligarmi a frequentare.
Ricordo che il primo disegno che ho fatto, sbalordì il mio insegnante che fino ad allora non mi aveva mai visto e volle presentarmi agli esami di terza media, come il nuovo "Giotto" e pensare che non disegnavo quasi mai, non so se è stato per questo apprezzamento o era proprio nella mia natura, che alle superiori, scelsi la sezione disegnatori, attenzione disegnatori e non pittori.
Devo dire che nel disegno geometrico ero abbastanza bravo e la cosa mi era riconosciuta anche dai miei compagni, quindi diciamo che era nella mia natura, anche se poi come accade spesso nella vita, fai tutt'altro,
Io nel 1968, mi sono iscritto all'Industriale, c'era già un'aria di fermento e contestazione, fui eletto subito rappresentante di classe, allora si era divisi in rossi e neri, comunisti e fascisti, era il periodo dei "beat", degli "Hippies (figli dei fiori)", di Woodstock, dell'isola di Wight, "non fate la guerra, fate l'amore", il Vietnam e la famosa rivoluzione culturale.
In quel periodo, gli studenti incarnavano più di tutti, i principi di "libertà", "uguaglianza", "libero amore", contestazione, rock e spinelli, nacque il movimento studentesco, io facevo parte dei rappresentanti d'istituto e partecipavo spesso alle riunioni del comitato studentesco.
Si voleva una scuola nuova, con la partecipazione di alunni e genitori (i decreti delegati), all'interno della nascente rivoluzione cultura, si proclamarono i primi scioperi generali e vi fù la prima occupazione degli istituti scolastici, posso tranquillamente dire, "io c'ero".
Fu un successo e mi appassionai alla politica, ero un comunista moderato ed ateo, ben presto però mi accorsi che si portavano avanti ideologie di partito, poco attinenti ai problemi effettivi del momento, fatte più per dividere che per unire e dopo quasi 50 anni, non è cambiato nulla,
Piano, piano smisi di crederci, ma provai ugualmente a portare avanti le mie idee, continuai a fare il rappresentante di classe fino al diploma, ma la delusione cresceva ogni anno sempre più, mi sono diplomato con buoni voti e anche se non sono stato un alunno modello, ho frequentato con profitto.
Ma la scuola e in particolar modo quella superiore e dell'Istituto professionale, è stata ricca di episodi piacevoli e "bordellain", che hanno spinto i nostri professori, nel giorno in cui ci siamo diplomati, a dichiarare a fine anno: ....siamo felici che vi siete finalmente tolti dalle scatole, ma sentiremo la vostra mancanza, per molti anni ancora, questo sarà argomento di un altro capitolo.
Foto tratte dal web
Devo dire che nel disegno geometrico ero abbastanza bravo e la cosa mi era riconosciuta anche dai miei compagni, quindi diciamo che era nella mia natura, anche se poi come accade spesso nella vita, fai tutt'altro,
Io nel 1968, mi sono iscritto all'Industriale, c'era già un'aria di fermento e contestazione, fui eletto subito rappresentante di classe, allora si era divisi in rossi e neri, comunisti e fascisti, era il periodo dei "beat", degli "Hippies (figli dei fiori)", di Woodstock, dell'isola di Wight, "non fate la guerra, fate l'amore", il Vietnam e la famosa rivoluzione culturale.
In quel periodo, gli studenti incarnavano più di tutti, i principi di "libertà", "uguaglianza", "libero amore", contestazione, rock e spinelli, nacque il movimento studentesco, io facevo parte dei rappresentanti d'istituto e partecipavo spesso alle riunioni del comitato studentesco.
Si voleva una scuola nuova, con la partecipazione di alunni e genitori (i decreti delegati), all'interno della nascente rivoluzione cultura, si proclamarono i primi scioperi generali e vi fù la prima occupazione degli istituti scolastici, posso tranquillamente dire, "io c'ero".
Fu un successo e mi appassionai alla politica, ero un comunista moderato ed ateo, ben presto però mi accorsi che si portavano avanti ideologie di partito, poco attinenti ai problemi effettivi del momento, fatte più per dividere che per unire e dopo quasi 50 anni, non è cambiato nulla,
Piano, piano smisi di crederci, ma provai ugualmente a portare avanti le mie idee, continuai a fare il rappresentante di classe fino al diploma, ma la delusione cresceva ogni anno sempre più, mi sono diplomato con buoni voti e anche se non sono stato un alunno modello, ho frequentato con profitto.
Ma la scuola e in particolar modo quella superiore e dell'Istituto professionale, è stata ricca di episodi piacevoli e "bordellain", che hanno spinto i nostri professori, nel giorno in cui ci siamo diplomati, a dichiarare a fine anno: ....siamo felici che vi siete finalmente tolti dalle scatole, ma sentiremo la vostra mancanza, per molti anni ancora, questo sarà argomento di un altro capitolo.
Foto tratte dal web