mercoledì 14 settembre 2016

Dall’Oreto al Brenta

La storia e la letteratura sono pieni di viaggi e imprese che spaziano da una parte all’altra del mondo, Edmondo De Amicis scrisse del viaggio di “Marco”, che per questioni di salute andò da Genova a Buenos Aires, quel famoso dagli Appennini alle Ande, mentre Alessandro Manzoni nella sua “ il cinque maggio”, mise in risalto le battaglie e le imprese dell'ex imperatore Napoleone Buonaparte, imprese che andarono come dice il poeta, dalle Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno.
Anch’io nel mio piccolo faccio parte della storia e della letteratura …. come quale storia  ? …. quelle che vi sto raccontando come storia non vi basta ? …. e il libro che ho scritto ? …. quella non è letteratura, per ora è solo letteratura italiana, poi magari chissà, potrebbe anche diventare mondiale, non mettete limiti alla provvidenza, ai posteri l’ardua sentenza.
 “fu vera gloria ?” …. senza tanto sfottere, certo che sarà vera gloria, voi non capite niente e scemo io che perdo il mio tempo con voi …. comunque …. vi devo raccontare dei viaggi e quello vi deve interessare, solo quello …. come quale viaggio, quello mio dall’Oreto al Brenta, da Palermo a Tombolo, da lavoratore a pensionato.
Ora se la finite di fracassare i cabbasisi, come dice il medico legale di Montalbano vado avanti, quindi …. come diceva un vecchio proverbio, “si sa dove si nasce e non si sa dove si muore”, io in verità devo dirvi che per il spirito di viaggiatore, ho sempre immaginato che la mia vita potesse svolgere anche in un altro posto lontano dalla mia Palermo.
Ricordo che ancora prima di essere assunto nella forestale e “u pitittu mi faceva acitu”, traduco e spiego, “la fame mi dava acidità di stomaco”, diciamo che era un bruttissimo periodo economico della mia vita, solo economico però, perché non è vero niente che i soldi non fanno la felicità, purtroppo servono e come e quando una cosa serve e non ce l’hai, ti fa stare male.
Ci stai male non per te, per gli altri a cui vuoi un mondo di bene e a cui non puoi dare alcune volte neanche il minimo, quelle persone a cui tu devi garantire un’esistenza dignitosa e per cui ti sei impegnato con il matrimonio e quando hai deciso di metterli al mondo.
Ora sé ho spostato la mia vita al di là dell’Arno, addirittura al di là del Po’, è proprio per continuare a prendermi cura della donna che ho sposato, di dare seguito a quanto ci siamo “promessi” all’altare, “avrai cura di lei per tutta la vita, finché morte non ci separi”, ora no né che mi potevo fare separare dal ministro Giannini, fosse stata almeno la Boschi ….
Vero è che il prete ha detto “la moglie segue il marito”, ma ora con tutta questa modernità le cose si sono invertite, non è scritto da nessuna parte, ma ora “il marito segue la moglie”, pare addirittura che dopo il caso, Papa Francesco si stia adoperando per fare cambiare la frase nel rito del matrimonio.
Come dici ? …. stavo parlando di non si sa dove si muore ? …. ti vedo troppo interessato alla mia morte, intanto mi tocco e poi continuo, quindi dicevo che era un brutto periodo, gli ultimi tempi passavo le giornate ad aspettare che il telefono squillasse, giusto almeno per fare qualche riparazione e riuscire a sbarcare il lunario, questo è italiano e non ve lo traduco.
Così preso spesso dallo sconforto, supplicavo mia moglie di andarcene via, via lontano, ma quale Milano o Torino, sé andavo via non sarebbe stato per fare l’operaio (povero) all’Alfa Romeo, per vivere in una grigia e squallida capitale del nord, volevo andare lontano, “rinascere” in un posto “selvaggio e incontaminato” proprio come me, l’Australia.
Mia moglie legatissima a sua madre e per certi versi anche a Palermo, mi prendeva sempre tempo e così alla fine pur senza saperlo ha avuto ragione lei, ma io non gli e lo dico ed ho continuato a vivere per altri venticinque anni a Palermo.
Una decina d’anni fa invece, quando i miei figli hanno cominciato a lavorare e il lavoro li ha portati un po’ qua e un po’ là, dissi a mia moglie tra il serio (perché io avrei voluto farlo davvero) e il faceto (perché lei non l’avrebbe fatto davvero), che appena mi sarei messo in pensione, me ne volevo andare a vivere nella verde, fredda e ridente Svizzera.
A proposito di viaggiare, non sono mai stato in Svizzera, …. è vero nemmeno in Australia, ma ora la Svizzera è a due passi, vediamo che cosa si può fare, così, quando sono io che voglio andarmene, cambiare vita, mia moglie sempre a dire di no, quando lo ha deciso lei, presto fatto e a sessantadue anni suonati, ho mollato tutto e sono andato via.
Sono andato via però in maniera trionfale, in coincidenza del mio trasferimento in veneto, mia figlia Ambra mi ha dato una delle gioie più grandi che può ricevere un padre, quella di vedere i propri figli che si creano una loro famiglia, quello di sapere che adesso sono grandi e possono badare a loro e ai propri figli, poi se sei il padre della sposa è ancora meglio.
E’ stata una grande festa, meravigliosa e resa ancora più bella dalla gente che vi ha partecipato e dal posto incantevole, io sono stato attore protagonista ne: “Il padre della sposa”, che come nelle tradizioni di noi Gattopardi, nobili di sangue blu, di noi Leoni, sono arrivato in chiesa accanto ad una meravigliosa sposa, su di un variopinto e tradizionale carretto siciliano.
Ho motivo di credere, che in pochi, pochissimi forse, possono vantare una così sfarzosa passeggiata tra un nugolo di persone ammirate, un modo e un’occasione particolare per salutare Palermo e trasferirmi al nord, dove andrò a ricostituire i trequarti della famiglia, perché oltre a mia moglie, lì, ci sarà anche mia figlia.

…. E il calcio ? bene grazie, ho già trovato squadra e mi appresto a sciorinare tutto il mio scibile calcistico, per un allenatore che va via dal veneto (Guidolin in Inghilterra), un allenatore che arriva in veneto, io dalla Sicilia, dico: un trasferimento di quasi mille e ottocento chilometri, dovrebbe bastare come viaggio, poi se volete vi racconto gli ottocento chilometri fatti in macchina.

sabato 10 settembre 2016

Piccole storie quotidiane

Sarà a causa del lungo ed estenuante viaggio, sarà per tutte le gioie che si sono accavallate nell'ultima settimana di agosto, sarà per l'aria del continente o come dicevano i ricchi e poveri in una loro nota canzone "sarà perchè ti amo", sta di fatto che non riesco più a trovare l'ispirazione, è come se mi avessero "candeggiato" il cervello.
Forse non sono ancora totalmente rilassato, non ci crederete ma i miei primi dieci giorni da cittadino veneto sono stati intensi, quasi non mi accorgo di vivere in un altro posto, capita a tutti di girarsi nel letto in dormi veglia e di chiedersi che ora è ? dove mi trovo ? ebbene io non riesco ancora a capire se sono a Tombolo o a Palermo.
Sarà allora forse il fuso orario o magari sarà che sono fuso io, forse sò cos'è, adesso ci sono ..... mi mancano le mie muse ispiratrici, un paio di colleghe mi mancano, mi manca il loro contatto di vita quotidiano  .... ma forse quello che blocca la mia ispirazione è la mancanza dello "sleng" palermitano e di tutto quello che che mi succedeva attorno.
Si, sicuro è tutto questo da cui prendevo spunto per tirare fuori dalla mia mente, la situazione "rocambolesca" da mettere nero su bianco, quella storia con tutti i suoi risvolti ironici.
Questo libro dovrò finirlo, vorrei portare a Palermo la bozza corretta e provare ad averlo stampato per Natale,in modo da fare un regalo natalizio ai miei lettori, mi manca poco, ho già i titoli dell'ultimo capitolo, ma non riesco a partire.
Veneto o no, ho quasi esaurito il secondo filone e ho già da tempo in mente un'altra cosa da scrivere, questa chi lo sa che non mi possa ispirare passeggiando e ambientandola proprio tra le mura di Cittadella, del resto il sottotitolo del mio Blog è: "piccole gioie quotidiane" e adesso il mio "quotidiano" è veneto.