Al
posto fisso alla Forestale, non ci arrivo immediatamente dopo i
concorsi ai Ministeri, ma dopo un lungo e taravagliato percorso
durato 14 anni, perchè io di domande di concorso nel Corpo ne ho
fatte tre, addirittura una mentre svolgevo il servizio militare e
comunque non sono entrato per raccomandazione, al di là di quanto si
possa pensare.
La
prima volta si trattò del concorso per maresciallo, ma non sono
stato idoneo perchè alla data della presentazione della domanda, non
avevo assolto (per intero) gli obblighi militari, la seconda invece
per guardia non andò in porto perchè le domande erano di gran lunga
inferiori ai posti ed infine la terza per agenti tecnici, che si è
svolto dopo 11 anni dalla presentazione della domanda.
Io
ho saputo per caso qualche giorno prima, che di li a poco ci
sarebbero state le prove d'esami e a dimostrazione che non ero
raccomandato nonostante tutto, mi sono classificato tra gli ultimi,
venne assunto il primo terzo degli idonei e poi nel giro di qualche
mese anche il secondo terzo, quelli rimasti invece non
avevano più nessuna speranza, alla faccia della raccomandazione.
Dopo
qualche anno, proprio nel vivo delle disquisizioni con mia moglie,
che non voleva venire con me in Australia ed io onestamente non me la
sentivo di lasciarla a Palermo ed aggiungere tra i miei amori anche una australiana, tutto ad un tratto come
per miracolo si diede corso anche all'assunzione degli ultimi rimasti
in graduatoria.
E
così sono passato da "Ranger" dei boschi australiani a
tecnico dei boschi siciliani, anche se a lavorare nel bosco non sono
mai stato, però di posti da favola, di natura anche incontaminata ne
ho visti e devo dirvi che oltre per lo stipendio fisso, devo essere
grato all'amministrazione forestale per avermi fatto conoscere la
Sicilia, in tutti i suoi aspetti migliori.
A
pochi giorni dalla pensione, devo dirvi in tutta sincerità, che vado
via senza nessun rimpianto, anzi quasi sollevato, la politica e
l'avidità dell'essere umano hanno rovinato il lavoro più bello del
mondo, quello di stare a contatto e vivere la natura, ma nella stessa
misura devo dirvi che per tanti anni il mio lavoro è stato
meraviglioso.
Mi
pare chiaro che anche nell'ambito lavorativo di cose da raccontare ne
ho, nei miei anni passati al servizio antincendi boschivi, ho girato
la sicilia in lungo e in largo, potrei raccontarvi della riserva di
Vendicari, dell'oasi di Pantalica, delle casette sul litorale di
Marzameni, della spiaggia di Donnalucata o dei noccioleti e del Monte
Cammarata.
Mi
ricordo in particolare la mia prima missione di lavoro all'Isola di
Salina, ricordo intanto di essere partito nel pomeriggio, perchè
avevamo l'imbarco sul traghetto a Milazzo alle otto di sera, a Salina
ci sono tornato poi altre volte e di giorno, è una bella traversata
con tappe a Lipari, Vulcano e infine a Salina, in pratica un cono rovesciato.
Il
primo porto quello di Lipari è praticamente sulla piazza del paese,
tipo Piazza Italia a Trieste, Vulcano si presenta come un "resort",
circondato a mare di tante pietruzze di pomice e una scia di lava che
percorre il fianco del vulvano, giungendo fino in mare.
Salina
è un vecchio vulcano spento, raccontarvi la meraviglia del posto,
offenderebbe la vostra intelligenza, la prima volta sono andato in un
periodo primaverile e visto la posizione geografica dell'isola, ho
visto solo nebbia, freddo e nevischio.
Una
delle altre volte invece è stato in estate, appena saliti sulla
punta del vulcano, il mio collega si ricordò che ci eravamo
dimenticati del materiale in paese e decise di tornare a prenderlo, a
me non andava di tornare giù per poi risalire e inghiottirmi di
nuovo tutta quella polvere e poi sapevo per certo che era una scusa
per andare a telefonare all'amante e così sono rimasto li.
Il
tempo c'era, chi sà quando lo avrei rivisto, così mi sono
arrampicato sul cocuzzolo più alto e mi sono seduto, il sole mi
riscaldava il cuore, la brezza mi mitigava il corpo e la vista mi
riempiva l'anima, lo scenario che si presesntava ai miei occhi era un
vero spettacolo, sembrava di stare al cinema all'aperto.
So
di avere suscitato la vostra curiosità, ma credetemi, con tutta la
dovizia di particolari e con tutto il trasporto che potrò mettere
nel raccontarvelo, non riuscirete a provare neanche il dieci per
cento, dell'emozione che si prova in quelle situazioni.
Spaziavo
con lo sguardo da Milazzo a Capo d'Orlando, intravedendo Cefalù da
una parte e il Monte Furci dall'altra.
Abbassando
lo sguardo e vedevo l'Isolotto di Ginostra, Alicudi con in mezzo
Filicudi e poi Lipari e San Pietro, se non mi date del blasfemo vi
confido che quel giorno mi sono sentito Dio seduto in paradiso, vi
starete chiedendo che tipo di lavoro svolgevo, mi occupavo della
manutenzione dei ponti radio.
Per
sfatare poi il mito che in Sicilia non c'è neve, vi racconto di un
particolare giorno di lavoro, noi della forestale prima ancora che
nascesse la protezione civile, era una nostra prerogativa e di fatto
lo è ancora, una domenica all'ora di pranzo di ritorno da una mia
partita di calcio, mi sono seduto a tavola per mangiare, quando ho
ricevuto una telefonata dall'ufficio.
Era
un mio collega che mi chiedeva di andare al più presto in ufficio,
perchè il prefetto ci chiedeva di approntare il più velocemente
possibile i mezzi di soccorso a nostra disposizione, per andare sulle
montagne di Geraci Siculo, alla ricerca di tre persone disperse sulla
neve.
Abbiamo
caricato il "gatto delle nevi" sul camion e attrezzato un
"iveco 4x4" con tutto quello che ci poteva servire e siamo
partiti, nei pressi di Geraci nevicava e avevamo grandi difficoltà a
tenere i mezzi sulla strada, sterzo e controsterzo, "pattinando"
siamo arrivati in paese, dove ci ha accolto una tormenta di neve.
Nel
frattempo si era fatto l'imbrunire, in mezzo a mille difficoltà
abbiamo messo in marcia il "gatto" e ci siamo divisi in due
squadre, una di base in paese e l'altra in perlustrazione, si vedeva
a mezzo metro e ci si parlava all'orecchio, il tutto era ovattato,
era la mia prima neve, attorno a mezzanotte abbiamo sospeso le
ricerche e siamo tornati a casa.
Era
passata l'una di notte quando sono arrivato a casa, ho mangiato qualcosa e sono andato a letto,
la sveglia era prevista per le sei, per riunirci e tornare ad operare alla luce
del giorno, saimo arrivati attorno alle otto, le persone del luogo ci
hanno fatto trovare mezza pagnotta di paese, con la mortadella spessa
un dito, "maritata" con la ricotta fresca, il tutto
innaffiato da un bicchiere di vino rosso.
Ricaricate
la batterie, sempre in mezzo alla bufera di neve, il "gatto"
ha ripreso le ricerche, attorno alle undici è arrivata via radio la
notizia che i tre erano stati trovati in un casolare, ospiti di un
allevatore al calduccio a mangiare e bere.
Tutto
e bene quel che finisce bene e l'ultimo chiuda la porta.
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