venerdì 6 novembre 2015

.... tutta la verità, lo giuro.

Prima di questi appunti, che poi magari un giorno deciderò di pubblicare, ho scritto di alcuni episodi che mi sono capitati, durante la mia più che trentennale attività di allenatore dilettante e che forse includerò a seguito di questo "libretto", ma essendo che molti di voi non siete dentro l'ambiente, non risulterebbero fruibili a tutti, però almeno uno ve lo voglio raccontare.
Ai miei tempi dopo la scuola, non esistevano molti modi per divertirsi o passare il tempo, altre alternative ad un pallone da "scalciare" per ore ed ore non ce ne erano, quindi io come tutti i ragazzini di quel periodo, mi sono fatto tutta la trafila di calciatore dilettante.
Io sono cresciuto almeno in altezza, prima dei miei coetanei ed essendo il più lungo e il più scarso, mi hanno messo in porta, così ho fatto il portiere, più per imposizione che scelta, per tutta la gioventù, anche quando i miei compagni sono cresciuti e mi hanno superato in altezza.
Comunque dopo avere giocato un anno come "giovanissimo", avevo tredici anni circa, con la squadra del Falsomiele, ho fatto i due anni successivi negli allievi del Palermo, dove si sono accorti che non ero buono per questo ruolo e forse per il gioco del calcio in generale, io non riuscivo a capirlo o forse non lo volevo capire.
Ho pure provato a cambiare sport, accanto allo stadio l'attuale "Barbera", c'era e ancora c'è il circolo del tennis, tutte le volte che passavo da la, entravo e chiedevo sempre come potevo fare per giocare a tennis, la risposta era la stessa che Eddie Murphy, ha ricevuto nella scena del film " un piedipiatti a Beverly Hills", mi mettevano fuori senza degnarmi di una risposta, poi con il tempo ho capito.
Ho continuato comunque a giocare e dopo un altro anno di allievi con la squadra "Imperatore", mi sono trasferito in prima categoria nel Terrasini, allora rappresentava l'eccellenza di adesso, e mi davano 6000 lire al mese, quando il biglietto dell'autobus costava 50 lire e un pacchetto di sigarette costava 120 lire, ci pagavo il pulman o il treno per andare agli allenamenti e alle partite, ma mi restavano quelli per le sigarette e per il "corriere dello sport" del lunedì mattina.
Seguì comunque una carriera in discesa, un po perchè ero scarso, un po perchè ogni tanto dovevo studiare, poi arrivò il militare, poi ho conosciuto mia moglie e poi ho cominciato a lavorare e così a 27 anni, quando mi sono sposato, ho deciso di smettere e appendere così come si dice, le scarpe al chiodo.
La mia lontananza dai campi da gioco però durò pochissimo, ero scarso è vero ma per me era una passione, mia moglie a cui il calcio non è mai piaciuto, in quella occasione si dimostrò caritatevole, si è accorta che per me era difficile smettere così di colpo e mi spinse se non altro ad allenarmi, è un po come quando uno vuole smettere di fumare, bisogna farlo drasticamente, quell'atto caritatevole fu il mio successo e la sua rovina.
Appena arrivato al campo, mi offrirono di allenare una squadra di ragazzini ed io accettai quasi senza pensarci, cominciò così un "carriera" lunga 35 anni e ricca di successi, consensi e soddisfazioni, in pratica mi sono preso da allenatore (dilettantistico), quello che nel calcio non ho avuto come giocatore.
Sono stati anni sempre in crescendo e dopo una decina d'anni da allenatore quasi abusivo, mi sono dovuto mettere in regola e frequentare il corso per ottenere l'abilitazione e così mi sono presentato alla selezione per l'ammissione, la prima volta sono stato esaminato dal Signor Savarese che non mi ha ammesso al corso.
Io dovevo prendere almeno il primo brevetto, oppure dovevo smettere, così mi sono ripresentato e stavolta il Signor Brucato mi ha ammesso e l'istruttore Catania, un ex calciatore di serie a mi ha promosso e dato il brevetto. 
La carriera sempre fra i dilettanti andava alla grande, ma con quel brevetto, potevo allenare solo i ragazzini, così decisi di passare al brevetto superiore, che mi permetteva di allenare fino alla soglia dei semi professionisti.
A Palermo non c'era posto, così decisi di iscrivermi al corso a Valderici in provincia di Trapani, il fatto che avevo già un brevetto e di avere conseguito dei più che buoni risultati sul campo, non contava, dovevo essere esaminato e ammesso al corso, indovinate chi mi doveva esaminare ? proprio quello che state pensando e che vi sembra impossibile, il Signor Savarese.
Ho imprecato in religioso silenzio, sperando che con tutta la gente che esaminava in tutta Italia, non si sarebbe più ricordato di me dopo 4 anni e invece, nella moltitudine: Crisà ci stai provando ancora !? ma chi è stato così incosciente da darti il brevetto ?
Ho capito che avevo perso una giornata e 30 mila lire di benzina, avevo già deciso di smettere ma ho sostenuto lo stesso l'esame come tutti gli altri e alla fine, come potete immaginare non sono stato ammesso, me ne stavo facendo già una ragione, i dirigenti della federazione che mi stimavano e mi stimano ancora oggi, hanno fatto di tutto per fargli capire, che avevo già dimostrato da 15 anni di avere le competenze e che si trattava solo di una formalità.
Alla fine quasi per abbandono, mi venne incontro e mi disse con fare minaccioso:.... e va bene, hanno vinto loro, ti ammetto, ma farò in modo che non ti diano il brevetto, eviterò che tu possa fare dei disastri nel calcio.
Ebbene, ho continuato per altri 20 e a parte questi due anni sabbatici non ho ancora finito, ho continuato a vincere campionati, alcuni uno di fila all'altro, ho stabilito record d'imbattibilità lunghi 3 stagioni, non so se si è sbagliato lui o mi sono sbagliato io a continuare, una cosa è certa, non ho voluto più fare corsi, il rischio di incontrarlo ancora non l'avrei sopportato.
Vi ho abituato bene con le storie precedenti e queste sono un po da serie minore, ma sono servite per far gustare meglio le successive.

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