Tutto è
successo in un giorno qualunque di gennaio, io accompagnavo ed assistito ad una
visita fisiatrica di mia moglie e alla fine il fisiatra come spesso accade, ha
detto a mia moglie che non aveva niente di particolare, niente che valesse la
pena di curare con i farmaci, sarebbe bastato solo fare un po’ di movimento,
magari una camminata veloce.
Io che i
fatti miei non li faccio mai, parlando con il Dottore gli dissi che nel giro di
qualche giorno avevo una visita anch’io, ho aggiunto che fino ad una decina di
anni fa correvo e poi mi hanno detto di smettere per via dell’ernia cervicale,
ho tante volte invitato mia moglie ad andare a camminare, ma lei niente.
Era un modo
per pungolare mia moglie e farmi seguire nella camminata, lui invece mi ha
risposto che non era vero che con l’ernia cervicale non si può correre, una
volta noi medici eravamo per le medicine e per evitare ai pazienti di fare
qualsiasi cosa, ore le cose sono cambiate, certo fermo da dieci anni e alla sua
età correre la vedo dura, ma in palestra ci può andare.
Voi avete
presente quando nei cartoni animati gli spunta in testa la lampadina e così
visto che c’era una palestra convenzionata, lui ce l’ha prescritta e siamo
andati, ma io non mi sono fermato lì e siccome Ambra va in palestra, gli ho
pure chiesto com’era da lei ed abbiamo cominciato a provare.
La prima
era per gli over 62, io ho pensato che lì avrei trovato gente della mia età,
magari una ginnastica non molto vivace ma adatta a noi, invece ho pensato che
avevano sbagliato, ma quale over 62 erano tutti over 82, praticamente si
facevano esercizi da fermo, giravi piano le braccia e alzavi piano le gambe e basta,
io sembravo un ballerino di danza classica in pensione, sembravo don Lurio,
bocciata.
Così siamo
andati in un’altra palestra quella convenzionata, mentre aspettavamo (con noi
c’era pure mia cognata Daniela), tutte le vecchiette ci guardavano con
curiosità, dentro di loro pensavano: saranno nuovi istruttori o anche loro
pazienti e se sono pazienti devono essere ridotti male per fare ginnastica con
noi.
A proposito
mi viene in mente quando ero giovane per davvero, allora facevo l’alluminista
povero e un giorno il mio principale mi portò con lui a prendere le misure di alcune
vetrate in un istituto per “down”, mongoloidi insomma, senza volerli
disprezzare e tre di loro ci seguivano passo, passo, interessati e curiosi.
Ogni tanto
parlavano tra di loro e ci venivano dietro, io facevo finta di non guardarli
per non metterli in difficoltà e loro continuavano a venirci dietro, ad un
tratto uno di loro con voce un po’ più alta e con fare compiaciuto dice ad un
altro: hai visto ! …. c’è ne sono altri due nuovi, ci avevano preso per
mongoloidi e sicuramente lo stesso avevano fatto quelle vecchiette.
In questa
seconda palestra si lavorava addirittura seduti, addirittura una faceva
palestra con il girello, questo dovrebbe darvi la dimensione del tipo di sforzo
fisico che si faceva, era in pratica una ginnastica riabilitativa, ora ho capito
che mi devo rendere conto che sono vecchio, ma no decrepito però, bocciata pure
questa e via per un’altra prova, più veloce della luce.
La terza
prova finalmente mi soddisfa, qua si suda un po’ e poi anche se sono tutte
donne, l’età varia dai quaranta ai cinquanta anni, già mi sento più giovane e
poi viene il cuore a guardare tutta quella vivacità onestamente, ora non è per
screditare “la vecchiaia”, ma mio padre mi diceva sempre “iunciti sempri cu
chiddi meghiu i tia” e io lo prendo alla lettera, le cinquantenni sono meglio
di me …. volete la traduzione di quello che ho detto prima ? va bene: “ tu devi stare sempre con quelli
migliori di te e mai con quelli peggiori.
Comunque,
mia moglie sta facendo un ciclo di terapie e la “terapeuta” poverina è ipovedente,
ma in realtà non ci vede per niente perché si appoggia ovunque, come sapete
queste persone sono bravissime con le mani e nella terapia è incluso il
massaggio, ora quando ha finito ha detto mia moglie: “va bene signora, ci
vediamo domani”, ve lo immaginate una cieca che ti dice ci vediamo domani.
Questo mi
ha fatto pensare a quando mio padre aveva il bar dove ci lavorava Cettina, mio
padre un giorno decise di fare i cannoli
espressi e ogni momento veniva a guardare se qualcuno aveva preso il cannolo
per sapere come gli era sembrato, ad un certo punto entrò e si accorse che ne
mancava uno.
Felice si
rivolse a Cettina dicendo: allora ne abbiamo venduto uno ? e Cettina ha
risposto: si e mio padre incalza : e che ha detto ? serafica Cettina risponde :
niente e mio padre : come niente ? non gli hai chiesto com’era, giusto per
sapere se piacciono o no e Cettina : non ha detto niente perché era muto.