domenica 15 aprile 2018

Godetevi queste sei pagine


onde le bagnavano i piedi. 
Io ero accanto a lei, mi ha preso la mano e l’ha tenuta dolcemente nella sua per qualche minuto, lasciandomi in un imbarazzo pazzesco, poi l’ha lasciata ha aperto gli occhi e siamo andati via tornando indietro.
Abbiamo fatto una lunga passeggiata sul lungo costa, verso Rocher de la Vierge, arrivando fino alla Grand Plage, abbiamo parlando piacevolmente tra il rumore e l’odore dell’oceano, senza un minimo riferimento a quella stretta di mano.
Ci siamo seduti su una panchina per riposarci un poco, oramai si era fatta sera e dietro di noi brillavano le luci della città, così siamo andati a cenare al L’èquinoxe un locale che era vicino al nostro albergo.
Il ristorante ha dei tavolini con vista sull’oceano, abbiamo preso un quarto di vino ciascuno e poi ci siamo divisi un piatto di cozze alla basca, una porzione di frittura di totani e una paella basca fatta in casa, tutte porzioni abbondanti e per finire il dolce e il caffè.
Biarritz è una località marittima francese, presa d’assalto anche da turisti spagnoli e inglesi, è piccolina e la sera si anima di localini dove puoi bere, ballare, ascoltare musica dal vivo, fare karaoke e Ula è voluta andare.
Oramai eravamo entrati in sintonia, no, non credo si
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fosse innamorata, o forse, non lo so, però quella sera abbiamo ballato, bevuto e ci siamo divertiti un sacco.
La mattina siamo usciti per il nostro …. veramente il suo servizio fotografico, io ero solo assistente, ci siamo fermati per una crèpes in un chioschetto sulla strada verso la Grand Plage, mentre andavamo a fotografare la spiaggia rocciosa la vicino.
Giunti a destinazione abbiamo visto i famosi ombrelloni caratteristici di Biarritz che si vedono in molti dipinti e fotografie, in pratica erano lo scopo del nostro lavoro.
Lì il vento, così come le correnti cambiano sempre e succede spesso che dove poco prima c’era un pezzo di spiaggia, rapidamente poi diventa oceano.
Anche stavolta finito il servizio, abbiamo messo tutto da parte e Ula mi ha quasi scongiurato di fare il bagno con lei, non avevamo il costume e fermamente gli ho detto di no, lei invece come una ragazzina capricciosa ha fatto il bagno vestita.
L’acqua dell’oceano non è calda e Ula è tornata subito, mi veniva incontro ed era stupenda, meravigliosa con quel suo corpo da ventenne fasciato dagli abiti inzuppati, una fantastica ed emozionante visione, in poche parole era bellissima, nonostante l’età.
No! non mi stavo innamorando, tu hai proprio una
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fissa, ricordati sempre che siamo degli animali e anche se pensanti la natura ti attrae sempre verso l’altro sesso.
Si è sdraiata accanto a me su di una roccia ad asciugarsi, per fortuna era una giornata di pieno sole, ci saranno stati 25/26 gradi, nell’oceano non puoi fare il bagno classico, puoi solo giocare con le onde o fare il bagno o nuotare ma con la muta o con maglie termiche.
Appena si è asciugata e non ti nascondo di avere avuto una certa l’attrazione per lei in quei momenti, siamo tornati in albergo e dopo aver pranzato e fatto un riposino, siamo tornati vicino alla Còte des Basques a fare il nostro lavoro.
Li vicino a quella piccola spiaggia formata tra le due coste, c’è una casa che domina il promontorio, da dove affacciandoti dalla finestra, sembra ci si possa lanciare in mare, dicono che sia stregata, ma Ula voleva impressionare nelle sue foto, proprio l’emozione che si provava a vedere l’oceano e Biarritz da quelle finestre.
Quando siamo tornati, abbiamo sistemato tutta l’attrezzatura in albergo, abbiamo fatto una doccia e siamo usciti a passeggiare per le vie di Biarritz gustandoci un fantastico gelato in cerca di un posto dove mangiare.
Uffa! non passeggiavamo come due innamorati, amico! Tu hai voglia di prendermi per il naso, andavamo in
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giro come due vecchi amici, dici che non esiste l’amicizia tra un uomo e una donna? Forse è così, ma devi credermi, il desiderio mi prendeva in determinate e particolari occasioni, poi finiva lì, niente di più.
Quella sera abbiamo cenato in un ristorantino con vista sulla Grand Plage, la cena non ci ha entusiasmato per nulla, la qualità e la quantità di cibo era scarsa e il prezzo esorbitante.
Però, forse perché non avevamo argomenti di discussione sul cibo, quella sera a tavola al ristorante Ula mi ha parlato di lei, ha cominciato dicendo: Non voglio conoscere la tua storia, la so già e il tuo triste sguardo perso nel nulla mi ha confermato tutto, voglio parlarti di me, così sappiamo qualcosa uno dell’altro.
Così mi ha raccontato che da giovane faceva la modella, poi con gli anni non ha più sfilato ed ha cominciato a posare per alcune in foto di copertina per le riviste, spot e calendari, poi si è innamorata di Ralph il suo fotografo, che l’ha iniziata a questo lavoro e che dopo qualche anno è morto.
Niente altro tutto qua, io non mi sono sentito di aggiungere altro ed abbiamo continuato come prima, credo che sia stato Javier a raccontargli tutto, lui conosceva la mia storia e Ula si sarà voluta mettere in pari con me.
Siamo tornati in albergo. Il giorno dopo dovevamo andare ad Arcachon e alla Duna du Pilat, prima di tornare a San
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Sebastian a Donestia, Arcachon è una piccola cittadina che si affaccia all’interno di una grande baia sull’oceano Atlantico, grandi spiagge e dune altissime tra i 100 e i 120 metri, le isolette di sabbia che appaiono con la bassa marea, ti danno l’impressione di essere ai tropici, la riserva ornitologica è il fascino esclusivo di Cap Ferret, con i suoi 26 porti dove si degustano le ostriche migliori del mondo.
Al centro del bacino si trova l’isola degli uccelli che non ha corrente elettrica, ci sono soltanto alcune palafitte e case in legno usate dagli ostricoltori, l'estensione dell'isola aumenta considerevolmente con la bassa marea.
Nel centro di Arcachon c’è un mercato coperto con prodotti tutti rigorosamente della zona, con un immancabile spazio per degustare ostriche e tapas.
Ci siamo rilassati per un poco sulla Plage de l’Horizon, prima di raggiungere il Faro per fare le foto e poi con un trenino che parte dal faro abbiamo raggiunto Cap Ferret e da lì le Dune de Pilat, un posto veramente pazzesco.
Si può salire facilmente in cima con una scalinata attrezzata e godere così di una vista spettacolare, con davanti un oceano d’acqua e alle spalle una distesa di verde incredibile.
Ula ha scattato tante foto, ma nessuna potrà mai rappresentare l’emozione che si prova in questo punto, finto il nostro lavoro siamo tornati a Cap Ferret, il lato che si affaccia sul bacino è disseminato di piccoli villaggi “ostricoli”, viuzze accoglienti di sabbia e gusci d’ostriche tra le “cabane” di legno.
Si era già fatto tardi e ci siamo fermati nel piccolo Port de
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Pirallan per una bella degustazione di ostriche assieme a pane di segale, burro, gamberi e patè, sorseggiando dell’ottimo vino e ammirando il tramonto sulla baia, con i piedi quasi nell’acqua e seduti sui minuscoli tavolini di legno.
Eravamo stanchi e non avevamo ancora un posto dove dormire, così chiediamo ad una ragazza dove potevamo trovare un posto per dormire e lei stessa ci ha accompagnato dal proprietario di una delle casette gialle, rosse, azzurre del villaggio di Le Canon.
Prima di andare a letto, abbiamo passeggiato tra le viuzze e in riva al mare, il giorno dopo appena svegli abbiamo fatto colazione con delle piccole tapas.
Al porto abbiamo noleggiato una piccola imbarcazione per raggiungere l’Isola degli uccelli, riserva ornitologica visitabile, che dà la possibilità di osservare da vicino e per noi di fotografarli nel loro habitat naturale, una grande quantità di uccelli marini e non, stanziali e migratori.
Tornati al villaggio di Le Canon, abbiamo preso i bagagli e fatto un frugale pasto ci siamo diretti alla stazione per tornare a San Sebastian - Donestia, che era la nostra ultima tappa.
A San Sebastian siamo stati accolti da un temporale ed abbiamo trovato Ortiz il vicino di Ula ad aspettarci con la sua jeep per portarci a casa, il clima era veramente freddo e non smetteva di piovere, facendoci rimpiangere le giornate di Bordeaux, Biarritz e Arcachon.
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martedì 3 aprile 2018

Un tuffo a Palermo


E' stata così breve e intensa questa breve vacanza a Palermo, che la posso paragonare veramente ad un tuffo, un tuffo com'è? breve! tranne se non ti tuffi da 200 metri il tuffo è un attimo e poi c'è l'impatto, intenso, ti senti qualcosa di spessore che ti avvolge, che volete, oramai faccio lo scrittore pure per compilare la lista della spesa.
SENSAZIONI? Per certi versi c'è abitudine, per me anche un certo fastidio, la tensione di non scordarsi qualcosa, la paura di trovare al ritorno la multa sul parabrezza della macchina lasciata al parcheggio dell'aeroporto, i sediolini dell'aereo sempre più piccoli e stretti, bagagli a mano o da stiva, chi ti viene a prendere e chi ti viene a lasciare e poi ......
...... e poi, hai quattro giorni (di relax) e devi fare cose per una settimana, tutti pretendono di vederti ma devi andarci tu che sei senza macchina, quando arrivi hai: l'amministratore da vedere, l'IMU da pagare, le cose da comprare e poi non capisci come mai ..... che quando sei arrivato hai svuotato le valige e ora le cose che hai comprato non ci stanno.
Insomma vai via più stanco di quando sei arrivato, stressato, pentito e amareggiato, però forse tutto questo "copre" la malinconia di partire e andare via.

Ora vi beccate altre quattro pagine del mio IV° libro e leggetele se non no ne scrivo più, non è un consiglio, è proprio una minaccia.

La seconda tappa era la Basilica di San Michele, siamo passati e ci siamo persi in un mercato stagionale che si snodava per tutte le vie del centro, dove era possibile acquistare cibo, vestiario ed era anche un set fotografico naturale di primordine.
Qui ci siamo gustati un bel pranzo a base di tapas ma con i sapori della cucina francese, aquitania e basca, il tutto accompagnato da un bel calice di vino Bordeaux eccezionale, non per niente è la città del vino e li abbiamo comprato anche lenzuola e federe, prima di recarci a fotografare la Basilica.
Appena finito siamo tornati in albergo per una doccia e poi siamo usciti ancora per andare al le Miroir d’Eau, uno specchio d’acqua che si spiana davanti al Place de la Bourse e al Place du Parlement, dove nelle belle giornate non è insolito attraversarlo a piedi e giocare con i suoi getti d’acqua.
Ula si è persa nell’ammirare e fotografare la piazza creata dai due palazzi, intanto calava il buio e complice la stanchezza, alla fine non siamo riusciti a vedere le Miror d’Eau, così ci siamo accomodati in un bistrot al palazzo del parlamento e ci siamo gustati un tagliere misto di formaggi e salumi tipici francesi e bevuti stavolta un’immensa birra ghiacciata.
Il secondo giorno dopo avere fatto colazione, siamo tornati a le Miroir d’Eau a fare il servizio fotografico che non eravamo riusciti a fare il giorno prima, fermandoci ancora alla Gllm-Guillaume a prendere un caffè, quel
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posto ci aveva rapiti, aveva cibo fresco e di qualità, ottimi prezzi e la possibilità di mangiare dolce e salato, seduti comodamente e senza per questo pagare un sovrapprezzo, che è invece una cattiva abitudine delle pasticcerie francesi.
Arrivati al Miroir d’Eau che dire, è un posto che ti rimane nel cuore, una fontana che fontana non è, che riflette il cielo e la piazza, un luogo perfetto da fotografare, un luogo dove i bambini e gli adulti giocano e scorrazzano felici nell’acqua, li ti dimentichi di tutto e così dopo il servizio fotografico abbiamo riposto tutto in angolo ben sorvegliato, Ula mi ha afferrato la mano dopo essersi tolta le scarpe e nonostante fosse così esile mi trascino con lei.
Sono rimasto meravigliato dalla ragazzina che c’era in lei, mi ha tirato dentro e poi mi ha schizzato scalciando con i piedi l’acqua, ad un tratto è partita per impegnarsi in una corsa sfrenata e urlando tornò verso di me a tutta velocità per poi frenare di botto e ricoprirmi d’acqua.
Eravamo fracidi, lei ansimava e sorrideva, la camicia bagnata appiccicata addosso lasciava intravedere tutto, Ula aveva ancora un bel corpo e mi eccitava, mi sono girato e gli ho detto di andarci ad asciugare che avevamo ancora da lavorare.
Ci siamo seduti nell’angolo dove c’era l’attrezzatura, quasi distesi con la faccia verso il sole per asciugarci,
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era fine luglio e c’erano 26 gradi, io non riuscivo a togliere gli occhi dalla camicia di Ula spalmata sul seno piccolo ma ancora turgido.
Appena asciutti abbiamo raccolto tutto e prima di tornare in albergo, ci siamo diretti in stazione per controllare gli orari del treno per Biarritz e acquistare i biglietti, da lì siamo andati ancora a mangiare al Gllm-Guillaume, prima di tornare all’albergo per fare i bagagli e liberare la stanza.
In Francia muoversi in treno è comodo, veloce, poco costoso, puntuale e pulito, Ula ha pagato il conte e siamo tornati alla Gare Saint-Jean a prendere il treno per Biarritz in partenza nel tardo pomeriggio, un tragitto di 200 chilometri con treno ad alta velocità.
Dalla stazione abbiamo prenotato due stanze e abbiamo lasciato Bordeaux, stavolta con Ula abbiamo parlato del più e del meno, di tutto ciò che il paesaggio ci offriva, i vigneti dell’Aquitania, i campi e le tipiche casette rurali.
Io amo viaggiare in treno, per me è la maniera più bella di viaggiare, vedi il cambiare veloce e continuo dei paesaggi, dei colori, dei luoghi ed è anche il posto dove puoi intavolare delle belle conversazioni, rimorchiare!?
La stazione di Biarritz è un poco distante dal centro, il taxi è costoso e così noi abbiamo preso il bus, abbiamo impiegato meno di un’ora per arrivare in uno dei posti
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più belli al mondo.
Biarritz è un paese Basco, con l’architettura e la cucina tipicamente basca, si trova proprio dietro ai Pirenei e davanti l’Oceano Atlantico, un posto stupendo.
Il centro di Biarritz è quasi tutto pedonale e il nostro hotel era proprio in pieno centro, così ci siamo fatti un bel pezzo di strada a piedi e in salita, ma ne valsa la pena per quello che abbiamo visto, è stato bellissimo.
Davanti all’albergo c’è una grande spiaggia di sabbia dorata, in mare tanti ragazzi con il surf, erano già passate le sei del pomeriggio e c’era tanta gente che stava gustandosi un aperitivo davanti all’oceano, le famiglie facevano shopping e altri tornavano a casa con i costumi ancora bagnati.
Le nostre stanze erano all’Hotel le Saphir, posate le valige in camera e fatta una meravigliosa doccia, Ula ha voluto dirigersi verso la Còte des Basques perché voleva vedere l’oceano da quel punto.
Siamo passati da una piccola spiaggia che si forma fra le due coste, riparata dal vento e dalle prepotenti dell’oceano, la Còte des Basques è una spiaggia grandissima e Ula ha insistito per farmi arrivare con lei fino al bagnasciuga.
Adorava chiudere gli occhi e sentire il vento accarezzargli il viso e scompigliargli i capelli, mentre le
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