martedì 27 marzo 2018

Un'altra tappa della mia corsa ai cent'anni


Solitamente si dice 64 anni e non sentirli, anche per me forse fino a qualche tempo fa era così, adesso più che nel fisico e moralmente che me li sento e spesso penso a quando da giovane si diceva: il lavoro nobilita l'uomo, oggi mi accorgo della grande verità e non è per una questione di soldi, fare qualcosa che non sia fine a se stesso, ti rende parte della società dove vivi e questo dolce far niente di importante che ti da l'impressione di esserti invecchiato, perchè poi alla fine sono impegnatissimo in cazzate varie, ma ti senti vecchio, sempre lì a parlare del passato.
Certo se solo potessi imitare il personaggio di questo mio nuovo libro, che non a caso incarna il mio stesso desiderio, se potessi andare in giro per il mondo come lui, questi 64 anni sono sicuro che non me li sentirei,
Anche stavolta al mio compleanno c'era Giulio, lo scorso anno in una foto dell'ecografia e nella pancia di mia figlia, quest'anno in braccio al nonno nel tentativo di rubarmi il cellulare.
Come promesso, pubblico altre 4 pagine del libro e ne approfitto per farvi gli auguri di Pasqua.
SECONDA PUNTATA
I churros e i porras sono due varianti con forme diverse di pasta lunga e fritta spolverati di cannella, quindi abbiamo finito la colazione e lei era già pronta per il viaggio, aveva ammucchiato zainetti e attrezzature tutto già in un angolo.
Era di una tranquillità disarmante e parimente tacita, io sono andato a fare una doccia e a mettere insieme le mie cose, mentre Ula è rimasta a dare l’acqua alle innumerevoli piante sulla veranda, che in sua assenza sia alle piante chee al giardino, così come alla casa ci avrebbe pensato il suo vicino.
Appena finito sono tornato giù con il mio zaino e Ula era seduta sui gradini della veranda e parlava pacatamente con quello che poi ho capito essere il vicino, un simpatico vecchio tondeggiante, con due baffoni alla messicana e che era lì per accompagnarci 
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al bus che doveva portarci alla stazione dei treni.
Abbiamo sistemato sulla jeep anche il mio zaino e siamo partiti per questo viaggio fotografico, all’arrivo c’era già ad attenderci la corriera, il tempo di trasbordare i bagagli e siamo partiti per Hendaye, dove siamo arrivati dopo una mezzoretta, abbiamo fatto i biglietti e siamo andati ad attendere il treno per Bordeaux in un bar davanti alla stazione.
Li abbiamo bevuto un caffè pessimo e poco dopo è arrivato il treno, ma abbiamo dovuto aspettare che lo lavassero e lo rimettessero in ordine, nel frattempo si erano quasi fatte le due del pomeriggio e prima di partite abbiamo mangiato delle baguette veramente eccellenti.
Il treno è partito alle 14 e 30 in perfetto orario e alle 17 e 30 precise siamo arrivati a Bordeaux, in tutto questo tempo sia in treno che al bar, con Ula non c’è stato un minimo di conversazione, solo convenevoli e a me sinceramente non dispiaceva, preferivo restare da solo con i miei pensieri e chissà forse anche lei.
Ula ha letto un libro svogliatamente, lo guardava tenendolo aperto quasi sempre sulla stessa pagina, io cercavo svago al di fuori del finestrino, cogliendo i continui cambi del paesaggio e pensando a Fiorella.
All’arrivo a Bordeaux, abbiamo aspettato il bus che ci doveva portare al S’Chool Hostel, una struttura nel
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Cuore di Bordeaux, in pratica era un dormitorio universitario che in estate diventava un ostello, noi non eravamo giovani e neanche universitari, fatto sta che siamo rimasti a dormire là.
La Francia non è a buon mercato e dormire in centro a Bordeaux non è per niente economico, appena arrivati il ragazzo alla reception ci diede le chiavi delle stanze e una cartina, Ula la passò a me e il ragazzo mi ha indicato i luoghi dove dovevamo andare, le line dei tram e dei bus e i posti dove andare a mangiare, ora ero ufficialmente in servizio.
Siamo saliti nelle nostre camere, sullo stesso corridoio ma distanti una dall’altra, la camera era spaziosa e pulita, solo che la biancheria da letto era di carta, lì per lì l’ho presa con filosofia, per una notte poteva andare più che bene, ma il giorno dopo ci siamo comprati lenzuola e federe.
Posate le valige in camera ci siamo rivisti alla reception e con la cartina in mano siamo partiti all’esplorazione della città, a piedi e ci siamo fermati subito in un delizioso localino, il Gllm-Guillaume.
Abbiamo preso posto in un tavolo nell’angolo più sperduto del locale e abbiamo ordinato i macarons più buoni che io abbia mai mangiato e come si sa, a tavola si diventa loquaci, così l’algida e riservata Ula ha manifestato la sua anima umana.
Non siamo mai entrati nei particolari delle nostre vite, anzi siamo stati ben attenti a restarci fuori, lei ad un tratto era diventata un’altra persona, loquace, allegra e divertente, sembravamo due vecchi amici che si ritrovano dopo tanto tempo.

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Abbiamo mangiato poco e chiacchierato molto, mi ha spiegato il lavoro che dovevamo fare, insomma alla fine è stata una bella serata e la fotografa mi era pure diventata simpatica.
Ula ha pagato e abbiamo fatto ritorno in albergo, nel patto di lavoro che avevamo concordato per questi cinque/sei giorni, le mie spese erano a carico suo e tornati a San Sebastian mi avrebbe dato duemila euro.
Durante il tragitto la conversazione continuò simpatica e leggera, mi è sembrato che ci conoscessimo da sempre e una volta arrivati in hotel al piano dove c’erano le stanze, ci siamo augurati cordialmente la buona notte e ci siamo dati appuntamento per l’indomani.
La mattina seguente dopo esserci rigenerati con una abbondante colazione, ci siamo avviati alla Cattedrale di Bordeaux che era la meta del nostro primo servizio fotografico, passando fra le ampie vie principali della città, durante il nostro passaggio Ula ha fotografato di tutto.
Arrivati alla cattedrale l’abbiamo fotografata di dentro e di fuori, lei sprizzava un’energia inconsueta per una donna di quasi settant’anni, mi dirigeva nelle mie operazioni di supporto con competenza ed autorevolezza, senza lasciarsi sfuggire un particolare, alla fine quello che all’inizio mi sembrava un antipatico modo per guadagnare dei soldi era diventato un piacere.
Stavo bene con lei, una donna forte, decisa, esperta e di classe, ma non me ne stavo innamorando, quel sentimento è tutto per Fiorella e per nessun’altro.

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sabato 17 marzo 2018

Sette anni in Tibet

In realtà i prossimi sette anni non saranno in Tibet ma in Veneto, la corte presieduta da mia moglie mi ha condannato ad altri sette anni in Veneto, qui tutto sommato sto bene a parte il freddo che non mi permette di fare alcune cose, però mi annoio da morire.
Per una persona iperattiva come me, che era al centro dell'attenzione tutto il giorno, al lavoro la mattina e agli allenamenti il pomeriggio, doversi inventare cosa fare per riempire le giornate è dura, credevo che una volta qua avessi trovato da fare qualche cosa, al mattino qualcosa tipo in un ufficio, in un sindacato, cose del genere e poi di pomeriggio mi sarei dedicato agli allenamenti.
Invece niente di tutto questo, qua non permettono a nessuno di entrare nelle loro cose, specie se sei bravo e meridionale e se non fai un lavoro o se no alleni una squadra, fare amicizia diventa difficile, così tra palestra e camioncini di legno non mi resta che scrivere.
Ho già scritto di corsa un libro (il terzo) che sto portando in concorso e mentre lo stanno correggendo perchè devo fare bella figura, ho cominciato a scrivere il quarto libro che riprenderò a pubblicare a puntate. 
Intanto vi pubblico la presentazione e il resto a puntate e mi direte cosa ne pensate, questo è tutto un'altra cosa rispetto ai primi.
PRESENTAZIONE


Dicono che ogni uomo nutra tre grandi passioni nella sua vita, le mie sono le donne come tutti gli altri, il calcio come la stragrande maggioranza e i viaggi, realtà per molti e sogno per altri.

Come dicevo alla fine del “Un grande e breve amore”, farò percorrere al triste Giulio un viaggio per fuggire dall’amore, lungo le coste francesi, portoghese, spagnole ed italiane, inventandomi o scopiazzando delle storie, provando a legarle ai miei viaggi.
Credo che questo racconto sarà articolato in più libri, fino a quando non mi sarò stufato di scrivere e penso di partecipare ancora al concorso ogni anno, ammesso che le difficoltà non sia scoraggianti.
Dopo “Un grande e breve amore” spero vi piaccia pure questo.



Allora caro amico, oramai non mi aspetto più niente dalla vita e da nessuno, bisogna darsi forza e andare avanti, sorridere sempre se puoi, anche se dentro un vuoto immenso ti divora, devi continuare a vivere anche se la morte la porti sempre nel cuore.
Comunque come ti dicevo ho venduto tutto, raccolto quelle poche cose che mi sarebbero servite e me ne sono andato a San Sebastian dove mi aspettava la barca che avevo comprato, io non avevo nessun rudimento sulla navigazione e così un amico di Parigi mi aveva messo in contatto con Javier.
Lui era un pescatore ma si occupava di tutto, così oltre a spiegarmi un po' di cose sulla navigazione, si interessò per farmi avere la patente nautica, mi trovò un lavoro per non dissipare subito la riserva che avevo in banca e un posto dove dormire senza spendere troppo.
Appena ottenuta la patente, Javier mi ha fatto incontrare con Ula, una fotografa un po' avanti negli anni, magrissima, sportiva, elegante e per certi versi ancora piacente, doveva fare un servizio fotografico a Bordeaux, con delle tappe intermedie ed aveva bisogno di un accompagnatore-traduttore.
Tutto sommato non era un brutto lavoro, viaggiavo ed ero pagato pure bene, si trattava solo di rimandare l’inizio del mio viaggio per mare e così siamo andati a prendere le mie cose che avevo nella casetta dei

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pescatori e che mi aveva gentilmente messo a disposizione Javier e mi sono trasferito a casa da Ula.

Siamo arrivati in una villetta sulla collina, mi ha mostrato la stanza dove avrei dormito, il bagno e la cucina, io mi sono dato una bella ripulita, mentre lei ha preparato il pranzo a base di tapas.
Dopo avere pranzato mi ha spiegato un po' in che consisteva quello che dovevamo fare e si è seduta in veranda a leggere un libro, io seduto un po' più distante ho ingannato il tempo ammirando il paesaggio bellissimo, pensando sempre e solamente Fiorella.
Al tramonto Ula si è alzata ed è andata a preparare una gustosissima paella che abbiamo consumato alla frescura della veranda, sempre e rigorosamente senza parlare, non ci conoscevamo e anche lei come me sicuramente preferiva stare da sola con i suoi pensieri.
Siamo rimasti a guardare le stelle ed io dopo un po' ho deciso di andarmene a letto, gli ho augurato la buona notte e lei ha risposto senza guardarmi aggiungendo: “a domani” e l’ho lasciata immersa nei suoi pensieri.
L’indomani mi sono svegliato e sono sceso in cucina, Ula era già sveglia e aveva preparato la colazione, ci siamo seduti ancora in veranda a mangiare churros e porras fatti da lei, accompagnati da una tazza di cioccolata calda, una tipica prima colazione basca.
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