giovedì 11 febbraio 2016

Trilogia

La "trilogia" della scuola si conclude con le anticipazioni del post precedente, sulla "Pergola", il viaggio d'istruzione a Taormina, i temi di mia moglie e il ritorno a scuola dopo 10 anni.
Non so se vi ho detto che dopo due anni di industriale, ho deciso di cambiare e ripartire da zero, in una scuola che mi soddisfacesse di più, così mi sono iscritto al professionale, nella sezione disegnatori, se no che "nuovo giotto" ero, devo dire che ho fatto bene, avevamo un paio di rientri pomeridiani che dedicavamo solo ed esclusivamente al disegno, era un po come se lavorassimo nell'ufficio progettazioni della fiat.
Si facevano tutte la materie, magari meno approfondite, ma si simulavano progettazioni meccaniche, con i relativi disegni, quindi al contrario degli altri istituti, da noi c'era la mensa e con un contributo di 60/80 lire, mangiavi un primo, un secondo e la bibita.
Dirvi che si mangiava male, mi sembra superfluo, difronte la scuola un po più sotto, tra i palazzoni nuovi, c'era una casa rurale, residuo del saccheggio edilizio, con un gran bel pergolato e li si faceva da mangiare.
Una trattoria casereccia, dove andavano a mangiare: muratori, meccanici e avventori di ogni tipo, tra questi noi quattro, lasciavamo quindi a gli altri la pasta al forno scotta e "squarata" (con poco condimento), la soletta, volevo dire la cotoletta impana, così sottile che era più la panatura che la carne e noi si pranzava a spaghetti alla grassa e salsiccia, il tutto innaffiato da un quartino di vino bianco.
Cosa volete, anche questa è "rivoluzione culturale", non rompevamo solo le scatole, pure gli schemi, per esempio tutti facevano ricreazione con il panino con le panelle, io al bar cartoccio e cioccolata calda, certo si evidenziavano le mie nobili origini, il mio sangue blu, poi qualche volta ve ne parlo.
Torniamo alle panelle e in questo caso all'ultimo anno del quinquennio, l'anno in cui ho conosciuto una ragazzina di sedici anni, con dei meravigliosi capelli lunghi, lucidi e neri, quella che ancora oggi mi sopporta, sorvolo su come l'ho conosciuta e su tutto il resto, andiamo al sodo.
Per evitare che quelli del professionale, si potessero incontrare con le ragazze del magistrale limitrofo, si faceva ricreazione in orari diversi, prima toccava a noi e poi appena rientravamo, andavano a ricreazione loro, io restavo fuori e mi facevo la ricreazione con lei, che mangiava sempre il panino con le panelle, lei mi dava il titolo del tema e io, dopo avere scavalcato per rientrare in classe, mi mettevo all'ultimo banco e gli e lo svolgevo.
Loro rientravano dalla ricreazione nella palestra all'aperto, facevano un ora di educazione fisica e poi tornavano a finire il tema, io gli facevo un tema veloce, veloce e poi dal tetto della scuola, gli e lo tiravo, prendeva sempre due, ma non era colpa mia, dall'altra parte doveva esserci un professore "fascista" che non condivideva le mie idee.
La gita d'istruzione a Taormina. Al terzo anno ne avevamo fatto una a Massalubrenze, io non avevo i soldi e non ci sono andato, è stata un disastro, bottiglie di vino rubate, svuotate e buttate in un campo adiacente all'albero con l'arrivo dei carabinieri, scorrazzamento di compagni nudi per i corridoi dell'albergo a fare i "gavettoni" agli insegnanti, rientro in sede senza un compagno "fuggito" dietro ad una ragazza conosciuta in loco.
Taormina quindi, a quanto pare i professori non avevano imparato nulla e così andiamo a Taormina, passando prima in visita ad una fabbrica nel messinese, appena arrivati nel borgo medievale, facciamo un giro per il paesino e poi siamo andati a mangiare e bere, Sergio e Vicè, che non reggevano nemmeno la coca cola, come sempre si sono ubriacati e quando siamo usciti a fare due passi, Sergio si è preso un vespino posteggiato e si è fatto il giro per il borgo, con tutti noi che lo inseguivamo.
Tornati in albergo, abbiamo provato a fare una partita a carte, ma Sergio e Vicè erano troppo "alticci", così abbiamo deciso di andare a letto.
Nel bel mezzo della nottata sento sbattere la porta della stanza e Sergio che dormiva con me, era al quanto affannato, al buio e assonnato gli chiesi cosa stava succedendo, lui mi rispose: presto, presto ci hanno scoperto e continuava a buttare tutto giù dalla finestra, ho avuto il tempo di fermarlo e mi arriva Bruno: presto, vieni a darmi una mano, mi dice, Vicè si è addormentato con la sigaretta accesa e ha preso fuoco la tenda.
Abbiamo riportato alla calma la situazione, Sergio e Vicè si erano addormentati come due angioletti, quando arrivarono i carabinieri, interrogatori e conseguenti negazioni, è finita con una strigliata da parte dei professori, che prima di partire, promisero solennemente a Sant'Agata, competente per territorio, che non avrebbero più fatto viaggi d'istruzione.
Queste ed altre vicende, sono state negli anni successivi al nostro diploma, motivo di discussione tra i professori e le nuove generazioni di studenti che ci hanno seguito, tanto che un giorno dopo dieci anni, ero al bar davanti alla scuola e parlavo con un professore, quando un paio di alunni si sono rivolti a lui.
Il professore gli rispose dicendo che per il momento stava parlando con Crisà e che ne avrebbero parlato dopo, a quel punto i due ragazzi sono usciti dal bar e gridarono ad un gruppo di altri che era fuori: ragazzi, venite tutti c'è Crisà, e tutti di corsa ad esclamare: ah .... è questo Crisà ?
Sono rimasto senza parole e mi girai a guardare il professore che mi incalzò dicendo: parliamo sempre di voi, di tutto quello che avete combinato, gli raccontiamo sempre le vostre storie, noi non vi abbiamo dimenticato, qui siete famosissimi.

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